5 mar 2010
Parigi: Balenciaga industriale e Balmain oro
5 mar 2010
PARIGI, 4 MAR - Due espressioni simmetricamente opposte di quella creatività francese che fa sempre tendenza, si sono esibite oggi sulle passerelle di Parigi. L'estetica industriale (o post-industriale) problematica, concettuale, difficile, di Nicolas Ghesquiere da Balenciaga, e l'oro barocco (verrebbe da dire un po' 'roccobarocco') di Cristophe Decarnin da Balmain, sempre proteso a esaltare in modo diretto la femminilità molto ornata, ma innegabilmente giovane e moderna.
La giornata parigina delle due B chiarisce subito, a chi ancora avesse dei dubbi, che non esistono più le regole della moda (la gonna dritta o svasata, i pantaloni stretti o larghi, a sigaretta o a zampa...) e che le sfilate non servono a definirle periodicamente. I trend ci sono, ma sono le 'voglie', i desideri che si fanno forti, e che convivono, anche differenti e opposti, formando quel pot-pourri che è il profumo della stagione.
La maison Balenciaga (snobbissima, inviti lesinati per farsi pregare eccetera) oggi ha portato in passerella quello che, con Nicolas Ghesquiere, cioé dal 2001, è ormai normale: il fenomeno estetico di cui si deve parlare. Per la verità, mai si vedono in giro molte donne vestite Balenciaga, ma la voglia Balenciaga influenza sempre la stagione e tutte coloro che seguono la moda diventano un po' Balenciaga, anche se vestono da Zara.
Non si sa se il gruppo Gucci, proprietario del marchio, sia contento di questa sproporzione tra enorme appeal e mercato di nicchia (ma i prezzi del resto sono quelli che sono, altissimi). A qualcuno la collezione è piaciuta subito, altri ci hanno messo un po' per dire "alla fine, pensandoci, non mi é dispiaciuta per niente!". Materiali industriali, tessuti sotto vuoto. Schiume e plastiche da imballaggio usate come nuovi matelassé rigonfi d'aria, come fodere e crinoline di un futurismo della moda.
Una collezione pop, che cita l'arte moderna legata alla stampa pubblicitaria. Ogni pezzo ha come una sua storia artistica, molto pensata. Le scarpe hanno tacchi costruiti da grossi blocchi mal sovrapposti, quasi terremotati. Belle le cappe bianche a uovo che sembrano piumini trapuntati, rese molto particolari dal rigido collare nero che crea uno sprone a 'mensola' sulle spalle. Tutt'altra storia da Balmain, ma anche Decarnin è di quelli che costringono le giovani donne a diventare Balmain nonostante se stesse.
Quando nel 2005 egli prese in mano la maison, i suoi addetti stampa supplicavano i giornalisti di andare alla sfilata, oggi è il contrario. Le spalle aguzze, un po' da streghina cattiva, non troppo larghe ma leggermente insellate, sono fatte per reggere, dall'alto, una silhouette che scende sottilissima fino ai lunghi pants e ai tacchi stiletto.
Così è più o meno sempre, e anche stavolta, ma in una collezione scintillante d'oro, dai capelli biondi delle modelle alle strette giacchine in 'stagnola', dalle catenelle al lamé e ai lustrini degli abiti, ricchi, cortissimi, strippati. Tanto broccato di velluto, con tanto oro naturalmente, per jeans, giacchine da cadetto e lunghe marsine che imprimono alla collezione uno spirito da moderna operetta.
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