PVH punta sull’espansione europea di Calvin Klein
“Come annunciato in precedenza, i nostri ordini per la primavera 2017 sono in aumento del 20%. E sono molto soddisfatto di poter dire che gli ordini per l'autunno 2017 sono in crescita del 25%”. Emanuel Chirico manifesta apertamente il suo entusiasmo per le dinamiche in Europa di Calvin Klein. Il CEO del gruppo PVH, proprietario di Tommy Hilfiger e Calvin Klein, si mostra ottimista per il business del prossimo futuro dei suoi brand sul Vecchio Continente.
Nell’ultimo esercizio, il gruppo ha potuto fare affidamento sulle proprie attività europee per mantenere una dinamica positiva. Tommy, per esempio, ha ottenuto nell’area un incremento delle vendite a perimetro comparabile del 7%, per una crescita annua del 9%. Per Calvin Klein, il gruppo spiega di aver registrato una crescita in comparabile vicina al 10% nell’ultimo trimestre. L'arrivo di Raf Simons ai comandi della creazione ha chiaramente ravvivato l'interesse per le proposte del marchio.
“Ormai altrettanto importante di quanto è stato storicamente il nostro mercato interno, il business internazionale del gruppo continua ad avere una crescita più elevata, il che consente di diversificare sempre un po’ di più l’origine del nostro fatturato e dei nostri utili”, precisa Emanuel Chirico. “Noi pensiamo che questa tendenza non farà altro che continuare ad accelerare nel 2017”.
Il gruppo annuncia di realizzare oggi la metà del proprio fatturato al di fuori degli Stati Uniti. Ma soprattutto, le sue attività internazionali sono più redditizie, e rappresentano fra il 50% e il 60% degli utili. L’accordo appena firmato con il gigante del sourcing di Hong Kong Li & Fung (che rafforza i legami già esistenti fra le due strutture societarie, con Li & Fung che s’impegna ad implementare dei servizi e delle tecnologie potenziate al servizio di PVH, ndr.) rappresenta un importante argomento aggiuntivo in termini di sviluppo internazionale.
“Quando guardiamo al mercato americano del retail, possiamo accorgerci che è ancora un mercato perturbato nel breve termine. A causa di questo, abbiamo avuto un approccio conservativo e prudenziale in questa zona. (…) La nostra grande opportunità, e l’abbiamo percepita in Europa, riguarda il marchio Calvin Klein”, nota Emanuel Chirico. “Per riassumere, il fatto che l’Europa rappresenti il 30% dell’attività di Tommy Hilfiger (che si attesta su circa 2 miliardi di dollari complessivi) ci dà la possibilità di spingere realmente – e quindi crescere – su questo mercato”.
Il marchio ha ricominciato ad investire sul suo potenziale nei jeans, negli accessori e nell’intimo, soprattutto maschili, ma intende sviluppare tutte le sue categorie di prodotti. “Chiaramente, lo sportswear Uomo, il formale maschile e tutte le opportunità nella Donna sono porte completamente aperte per noi”, sostiene il dirigente.
Il gruppo si può ora avvantaggiare anche di una situazione più chiara della sua rete di negozi. Mentre negli USA la deve ancora snellire, PVH ha già affinato e razionalizzato il suo network di store in Europa. Parallelamente, a livello dei multimarca, il gruppo spiega che i suoi 20 partner più importanti realizzano il 30% dell’attività complessiva, mentre negli States i suoi 10 partner più importanti realizzano il 90% del business totale. Anche questi attori stanno attualmente rivedendo la loro rete.
“Penso che le tendenze di presenze nei negozi siano più sane (in Europa, ndr.). La situazione delle valute, in particolare nel Regno Unito, è molto favorevole. Il Paese beneficia dei flussi turistici dall'Europa, ma anche dall’Asia e dagli Stati Uniti”, sottolinea il CEO. “E posso dire la stessa cosa riguardo all’Europa Continentale, dove possiamo vedere, grazie alle carte di credito, che i negozi attirano i cinesi, data la mancanza di forza dell'euro. Penso anche che noi superiamo nettamente i nostri concorrenti su questi punti, e che stiamo guadagnando delle quote di mercato e della superficie nei grandi magazzini”.
Alla fine, per il suo esercizio 2017, PVH punta ad ottenere un incremento degli utili compreso tra il 7% e il 9%, per una crescita dal 13% al 15% prima dei cambi, il tutto guidato dalle vendite in Europa e in Asia, mentre le prospettive nell’America del Nord sono negative per i prossimi mesi. Tuttavia, il gruppo statunitense non prende in considerazione l’impatto della Brexit e delle elezioni francesi e tedesche nelle sue proiezioni.
Versione italiana di Gianluca Bolelli
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