PT Pantaloni Torino ha svelato la sua nuova immagine a Pitti Uomo
PT Pantaloni Torino apre un nuovo capitolo della sua storia con un nuovo nome e un nuovo logo. Lo specialista del pantalone alto di gamma ha scelto la nuova denominazione PT Torino e un logo più conciso, in lettere nere su sfondo bianco. Abbandonati dunque PT 01, PT 05 e PT Torino Denim, le linee uomo e donna hanno oggi un solo nome, il medesimo. Questo cambio di immagine è stato svelato a Pitt Uomo con la nuova collezione primavera/estate 2020.
“Nel corso degli anni abbiamo ampliato la nostra offerta con tutta una serie di linee che alla fine venivano percepite come griffe indipendenti. Questo rebranding era necessario per rafforzare la nostra identità, ridandole coerenza. I nomi sono spariti, ma il prodotto resta”, ha spiegato a FashionNetwork.com Edoardo Fassino, CEO del gruppo Cover 50, a cui fa capo lo storico marchio di pantaloni.
Originari del Piemonte, i suoi nonni commerciavano in tessuti. Suo padre Pierangelo Fassino ha trasformato l’attività in un’azienda di confezione, fondata nel 1969, specializzandosi nei pantaloni. Nel 2018, la società ha realizzato un giro d’affari di 30 milioni di euro, in crescita del 10% rispetto al 2017, con un EBITDA del 23%.
L’Italia è ancora il primo mercato, con il 40% delle vendite totali, seguita da Giappone (20%) e Stati Uniti (12%), unico mercato in cui PT Torino ha una struttura dedicata. PT Torino propone un prodotto alto di gamma da 200 a 250 euro, venduto a 395 dollari negli USA e distribuito attraverso 1.200 negozi multimarca. Il menswear rappresenta l’85% del fatturato.
“La donna è una grande sfida per i prossimi anni, soprattutto con il cinque tasche”, prosegue il patron del gruppo, che utilizza “ancora molti tessuti italiani, come le lane di Biella”. “Ma purtroppo la situazione del settore è difficile e ciò ci ha costretto a prendere in carico delle attività che erano scomparse. Ad esempio, gestiamo le vetrine. Disegniamo anche dei tessuti, per completare un’offerta che non esiste più in quest’ambito”, ha sottolineato.
“Abbiamo una passione totale per il pantalone, una vera ossessione. La produzione era basata in Piemonte fino agli anni ’90, poi nel Sud Italia. In seguito, abbiamo dovuto delocalizzare parte della produzione in Romania, attraverso società controllate da noi. Nella sede di Torino continuiamo a gestire tutto il processo di creazione, sviluppo prodotto, logistica, ecc.”, precisa Edoardo Fassino.
Nel corso degli anni, l’azienda ha saputo adattarsi a un mercato in piena trasformazione. “Per 20 anni il pantalone non è mai cambiato. Negli ultimi otto anni siamo passati dallo skinny all’extra large, dal corto al lungo. Senza parlare del ritorno delle pinces, sul quale nessuno avrebbe scommesso! Da qualche stagione assistiamo soprattutto a un trend significativo verso un gusto più raffinato, che richiede tessuti di alta qualità”, dichiara l’imprenditore. “Oggi, è il pantalone che determina lo stile di un uomo”.
Tra i prossimi progetti di PT Torino, l’imminente lancio di un sito e-commerce B2B dedicato inizialmente solo ai dettaglianti, che nell’arco di 6/9 mesi sarà completato da una piattaforma per la clientela finale, con l’obiettivo di rafforzare la notorietà del marchio.
Unico aspetto negativo, la quotazione in Borsa di Cover 50 nel 2011, che non ha dato i risultati sperati, come spiega Fassino: “Abbiamo introdotto il 25% del capitale sul mercato per diversificare il rischio della nostra azienda, fino ad allora detenuta al 100% dalla mia famiglia. Era anche un modo per crescere dal punto di vista professionale. Ma la piazza finanziaria di Milano è piccola e non riflette il valore del nostro gruppo, i cui fondamenti non sono assolutamente in linea con la percezione del mercato. La nostra società è sana e solida, registra crescite costanti, con una tesoreria di 15 milioni di euro. Ciò non ha impedito al titolo di perdere il 40% in quattro anni…”.
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