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2 ott 2013
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PFW: Valentino all'Opera, lirica e opulenza

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Ansa
Pubblicato il
2 ott 2013

La moda Valentino incontra l'opera lirica e ne rimane conquistata. La sfilata diventa un viaggio immaginario tra le eroine della romanze più celebri, da Norma ad Aida fino a Madame Butterfly.

PFW: Valentino, collezione P/E 2014 - Foto: Ansa


La teatralità si trasforma in una silhouette regale, verticale, decorata e ricamata tra segni zodiacali, scarabei e geometrie etniche, ma netta, austera perfino nel pizzo luccicante.

Per Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli applausi ricchi di entusiasmo (grande musica italiana e bella moda italiana, evviva!). I due non sbagliano un colpo. Stagione dopo stagione hanno convinto perfino i più prevenuti che rimpiangevano il maestro Valentino. Da 14 anni lavorano nella maison (arrivarono per rilanciare gli accessori) e da 5 sono al comando di tutto lo stile.

Hanno un grande successo ma sono rimasti gli stessi. La loro forza sta anche nel carattere, nel modo di porsi: non si danno arie, amano quello che fanno ma amano anche "nutrirsi d'altro".

Con disarmante e intelligente sincerità, hanno confessato che non conoscevano l'opera, che l'hanno incontrata quasi per caso, che è stata una scoperta bellissima e che la collezione è partita da lì.

Dopo un'Aida e un Nabucco, affascinati da tutto, musica, teatro, costumi, hanno deciso di visitare i magazzini del Teatro dell'Opera di Roma. Hanno scoperto l'arte dei grandi costumisti "visionari" come Piero Tosi, Danilo Donati, Umberto Tirelli. "Il loro lavoro è da atelier di couture, ci ha fatto un grande effetto, in teatro c'è l'alta moda, la scena, il backstage. E abbiamo incominciato a capire l'opera - che nasce popolare, che riesce a portare in teatro mondi lontani - e a volerla conoscere davvero".

Non si perderanno più una stagione lirica, ma, intanto, la nuova collezione è un viaggio tra etnie immaginate, tra ricami che fanno un po' Nabucco e Babilonia, tra grossi scarabei che sanno tanto di Egitto e di dolce Aida, ma che sono gioielli (in fusione di bronzo a cera persa) stilizzati e moderni, da mettere sui sandali bassi o da portare al collo di una semplice tunica in faille di seta verde.

Sarebbe stata bene anche alla Callas: non c'è solo la sua voce in sala, c'è molta della sua presenza regale, c'è la teatralità greca di Medea. La musica accompagna sontuosamente la passerella: la sacerdotessa Norma si rivolge alla Casta Diva, Madame Butterfly spera di veder arrivare la nave con l'amato, ma tutto è trasfigurato, è solo un'atmosfera, niente di preciso, soltanto una certa sacralità teatrale, spezzata e spiazzata dalla modernità, dal gusto di oggi, altrimenti non sarebbe moda, ma costume di scena, appunto. La camicia azzurra di cotone allacciata con un fiocco e infilata nella lunga sottana ricamata, i pantaloni arricciati sotto il ginocchio e che diventano larghi come una gonna, in tela coloniale o in denim, praticamente i nuovi jeans Valentino. Tra casacche e tuniche ricamate di sottili passamanerie colorate e un po' mediorientali, spicca la semplicità delle tuniche a righe sabbia e nero e soprattutto un lungo abito verde che diventa una tuta con i pantaloni a larghe pieghe. Rosso bordeaux, verde bottiglia, rosa scuro quasi argilla e nero: i pizzi colorati si sovrappongono, formano ricami sui ricami, talvolta scintillano, ma tutto resta quasi ieratico e molto speciale.

La sfilata è finita, ma la giornata del successo Valentino è lunga: alla Gagosian Gallery, è stato presentato il libro "Valentino: Objects of Couture" curato da Francesco Bonami e dedicato agli accessori (che in fondo non si dovrebbero più chiamare così, perché ormai sono moda come se non più dei vestiti).

Trecento tra i più famosi "oggetti" Valentino, interpretati da sette fotografi famosi: David Bayley, Luisa Lambri, Nobuyoshi Araki, Duane Michals, Sheltens & Abbenes, Philip-Lorca di Corcia, Douglas Gordon.

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