15 apr 2021
OVS: anno fiscale chiuso a -25,7%, ma l’e-commerce vola a +63%
15 apr 2021
Il gruppo OVS ha chiuso lo scorso 31 gennaio il suo anno fiscale con un fatturato di 1.018,5 milioni di euro, in calo del -25,7% rispetto all’esercizio precedente; una flessione inferiore rispetto alla media del mercato italiano dell’abbigliamento, che è stata pari al 28,6%. Il terzo trimestre, in cui le restrizioni e le chiusure dei negozi sono state inferiori, ha registrato un +6,1%.

L’EBITDA rettificato è stato pari a 72,9 milioni di euro, in contrazione di 83,3 milioni rispetto ai 156,3 milioni allo scorso anno fiscale. Come per molte altre realtà del panorama fashion, anche per OVS le vendite online sono aumentate significativamente, con una crescita pari al 63%, il doppio rispetto alla crescita del canale di riferimento in Italia.
Tali performance hanno portato il gruppo ad aumentare la propria quota di mercato, salita dall'8,1% all'8,4% e “superiore a quella realizzata negli scorsi anni, pur in assenza di incremento delle superfici, ma anzi con una riduzione di negozi a gestione diretta in Italia pari a 9 unità”, precisa nel comunicato stampa diramato l’AD di OVS, Stefano Bealdo. “Riteniamo che i risultati ottenuti tanto in termini di vendite che di redditività siano da considerarsi soddisfacenti, tenuto conto delle condizioni esterne”.
Per quanto riguarda i risultati delle diverse insegne del gruppo, OVS è passata dai 1.117,4 milioni di euro del FY 2019-20 a 815,6 milioni (-27%), mentre UPIM ha registrato una flessione del 19,7%, attestandosi a 202,8 milioni di euro. “Le vendite del brand Upim sono calate in misura minore rispetto a quelle del brand OVS grazie al maggior peso del canale in franchising, principalmente dedicato al segmento bambino e quindi meno soggetto a chiusure, e alla minor presenza negli shopping mall, location che hanno subito maggiori restrizioni rispetto alle altre”, spiega la società.
Tra gli obiettivi di business realizzati, l’avvio di una “logica di piattaforma”, con l’introduzione di marchi complementari, ciascuno con un suo preciso posizionamento, come Grand&Hills (giovane e ragazzo, outdoor casual), Piombo (uomo, stile italiano upper casual), Everlast (uomo/donna, sport casual), ma anche brand internazionali molto noti come Gap.
“Nel 2020 OVS ha continuato a sostenere gli investimenti legati al programma di trasformazione digitale dell’azienda: un programma pluriennale, intensificato nel 2021, che ha l’obiettivo di digitalizzare l’intera catena del valore e orientare l’azienda a un modello di operations e processi decisionali in tempo reale, sostenuto da una progressiva adozione di nuove tecnologie (dati, cloud, micro servizi) ed evoluzione delle infrastrutture abilitanti”, aggiunge il gruppo. “Gli investimenti degli ultimi anni si sono rilevati particolarmente importanti per reagire con flessibilità agli impatti derivanti dal COVID, in particolare nella gestione dello stock. Ad esempio, il 20% circa della crescita totale dei ricavi e-commerce del 2020 è stata possibile grazie ai sistemi di vista integrata del magazzino, sui diversi canali distributivi, che hanno consentito di utilizzare le scorte dei negozi per soddisfare la crescente domanda online”.
Sull’andamento del primo semestre 2021 Beraldo dichiara: “Ci attendiamo nel primo trimestre 2021 un andamento della topline che continuerà a sovraperformare il mercato dell’abbigliamento in Italia e un andamento della redditività in marcato recupero rispetto a quella del 2020, periodo in cui il lockdown aveva interessato per lunga parte tutto il network del Gruppo. Si consolidano pertanto le aspettative di forte recupero della redditività per l’anno in corso e di un progressivo deleverage”.
L’AD aggiunge che il gruppo vede ancora delle opportunità di crescita di quota di mercato nel canale fisico, dove la penetrazione in Italia risulta essere ancora inferiore rispetto a gruppi leader nei rispettivi mercati domestici in Europa.
“Il consolidamento del mercato potrà avvenire con accordi o acquisizioni di aziende interessate a cercare sinergie o interessate a cedere la loro attività. Proseguirà inoltre la crescita dei piccoli formati in aree commerciali secondarie e quindi meno presidiate, avvalendoci dei diversi format a nostra disposizione. Riteniamo che in seguito ai vari lockdown, e alla prevedibile futura minore propensione alla mobilità, questi formati, che già hanno dimostrato andamenti migliori della media e in alcuni casi addirittura di crescita assoluta sui livelli del 2019, saranno destinati ad avere un ruolo sempre più importante nella geografia dei consumi di abbigliamento”, spiega Beraldo. “Upim si inserisce perfettamente in tale contesto: la sua offerta funzionale, di qualità, al giusto prezzo, lo rende correttamente posizionato per cogliere le opportunità in zone di prossimità ed in piccoli comuni, dove i brand internazionali risultano meno adatti alle esigenze della clientela locale e i numerosi multi-marca risultano essere inefficienti”.
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