9 feb 2020
Oscalito: uno store al “Green Pea” di Torino, dopo altre aperture in Giappone e Belgio
9 feb 2020
Sempre guidato da Dario Casalini, terza generazione della famiglia fondatrice dell’azienda Maglificio Po, di cui da sei anni è l’AD, il brand Oscalito continua a mettere in pratica un’idea d’impresa basata sul rendere più trasparente possibile la propria filiera e sul rendere dei rigorosi vincoli di tracciabilità e sostenibilità un’imprescindibile bandiera, tanto da essere stato coinvolto nel progetto “Green Pea”. Si tratta del nuovo centro commerciale eco-sostenibile ideato da Oscar Farinetti (l’imprenditore che ha creato la catena Eataly e il Fico a Bologna), che sarà inaugurato a fine agosto prossimo - dopo un periodo di prova iniziale a luglio - e in cui il marchio torinese di biancheria intima aprirà un negozio di 75 metri quadri, nel terzo piano dedicato all’abbigliamento.

“Realizzeremo alcuni articoli in fibre tinte con pigmenti naturali esclusivamente per quel negozio”, dice a FashionNetwork.com Dario Casalini. “Noi abbiamo da sempre una filiera con un contenuto di sostenibilità e trasparenza quasi totale, che ho ereditato da nonno e da papà. Dalla fibra al capo finito, la filiera tessile è lunghissima e articolata, ma noi realizziamo in Italia tutti i passaggi, risultando quindi completamente in sintonia col progetto “Green Pea” di Marinetti. Ci teniamo ad avere questo riconoscimento del nostro operato. Fra l'altro non abbiamo fatto nulla per entrarci: sono loro che ci son venuti a cercare”.
Oscalito è la prima azienda del comparto tessile chiamata da Oscar Farinetti, perché è accuratissima sulla filiera a monte. “È chiaro che se si realizza un poliestere riciclato, una gomma naturale, un cotone biologico, va benissimo, ma se una maglia è tinta fuori Europa, come si fa a sapere quale procedura è stata usata? Il cotone è stato coltivato con poca acqua? In qualche passaggio è stata sfruttata manodopera minorile? Usciti dall’Europa si abbattono completamente gli standard di sicurezza, sia in termini ambientali che di salute della persona”, precisa Dario Casalini.
Per rientrare nel progetto “Green Pea”, Oscalito e tutti gli altri marchi coinvolti hanno dovuto rispettare 7 punti di sostenibilità, e l’adozione imprescindibile di alcune best practice per essere meno impattanti sull’ambiente, come utilizzare solo plastiche sintetizzate da vegetali o energia non più ricavata da fonti termoelettriche.
Il “Green Pea” inaugurato a Torino sarà l’unico in Italia, poi Oscar Farinetti ha messo in pipeline altre aperture: ne ha già venduti 14 in giro per il mondo. E istituirà al loro interno dei seminari di educazione sulla sostenibilità per aiutare il consumatore finale, spesso non informato né acculturato su questi fenomeni.
Le linee di Oscalito sono di intimo uomo/donna, basico/moda. Tutto ha lo stesso contenuto valoriale, ma le collezioni si basano su due ‘anime’: tanto uso del pizzo oppure stile assolutamente minimale, con vestibilità molto diverse. Tutto 100% naturale e prodotto a Torino, imponendosi vincoli molto stretti. "Credo sia sbagliato seguire la ‘pancia’ della popolazione", insiste Casalini. "Se ho il consumatore che segue, poniamo, il flusso della fast fashion, io devo andare totalmente controcorrente. Da Oscalito vogliamo esaltare il nostro differenziarci rispetto a un certo modello di produrre e consumare, curando la composizione dei capi per renderli il più possibile riciclabili post mortem".
Il negozio monomarca coreano, che era stato inaugurato circa 4 anni fa a Daegu, ha chiuso i battenti, ma Oscalito ha intanto aperto tre negozi in Giappone, a Tokyo, Osaka e Fukuoka, e uno in Belgio, a Waterloo. “Quest'ultimo è molto interessante, in quanto abbiamo aperto proprio di fronte a un rivale come Intimissimi, e sta avendo un ritorno eccezionale”, dice l’AD. Il brand è ora alla ricerca di una location su Roma. In Italia rimane aperto il flagship di Torino.

Il giro d’affari 2019 di Oscalito si è attestato di poco sopra gli 8 milioni di euro. Quattro anni fa erano 10 milioni. “Siamo scesi ancora, ma esclusivamente per colpa delle chiusure, visto che a livello di vendite siamo cresciuti su tutti i mercati. Abbiamo perso quasi 200 punti vendita negli ultimi 4 anni: eravamo distribuiti in 1.000 negozi multimarca tra Italia ed estero, ora sono 800 (300 in Italia, 500 nel resto d’Europa)”, precisa Casalini. “La speranza è che chi ha un’anzianità elevata riesca a cedere il negozio a dei giovani, in quanto il 90% delle chiusure è dovuto a motivi generazionali, perché i figli dei titolari di negozi di intimo non sono interessati a lottare per continuare l’attività”.
Italia e Francia sono a pari merito i primi due mercati del marchio torinese, col 30% del fatturato ciascuno, seguiti dal Giappone, mercato più cresciuto (è raddoppiato) nell’ultimo triennio. Bene anche l’Europa del Nord, mentre negli Stati Uniti vanno meglio le vendite di e-commerce che quelle wholesale, indica l’AD.
Oscalito cura l’e-shop particolarmente in quei mercati dove non vanta negozi o un esteso network distributivo. Un e-commerce che funziona da vetrina, in quanto i prezzi dei prodotti sono volutamente più alti almeno del 30% rispetto al negozio.
L’obiettivo fra 2 anni è di tornare a 10 milioni di euro di fatturato, grazie alla rete di negozi “Green Pea” di Farinetti. “Ma non attraverso l’espansione del numero di punti vendita. Quello sarà impossibile. Sono convinto che ci sarà ancora una selezione darwiniana nel settore”, afferma Dario Casalini. “Chi riuscirà a trasmettere un messaggio chiaro di qualità e sostenibilità crescerà”. Altro asse di sviluppo potrebbero essere i department store “che decidano di investire in soluzioni valoriali come le nostre”, aggiunge l’Amministratore Delegato. “Contatti in tal senso li abbiamo avviati negli USA, in Francia e in Canada. Se ne riparlerà da fine 2020-inizio 2021”.
Copyright © 2021 FashionNetwork.com Tutti i diritti riservati.