Gianluca Bolelli
28 mar 2017
Orologi svizzeri: esportazioni in diminuzione
Gianluca Bolelli
28 mar 2017
Le esportazioni di orologi svizzeri sono calate del 10% in febbraio, ha annunciato la federazione orologiera elvetica mentre è in corso fino a giovedì 30 il grande salone dell’orologeria Baselworld, mettendo in dubbio la ripresa sperata dai professionisti del settore.

I produttori di segnatempo e gli investitori cercano di identificare da parecchi mesi eventuali segnali di una stabilizzazione del mercato o addirittura di un recupero, dopo due anni difficili. Per Thomas Chauvet, analista di Citigroup, i dati di febbraio segnano una sorta di "ritorno alla realtà".
Le statistiche della federazione dell'industria orologiera svizzera dimostrano che non esiste "alcun miglioramento sottostante", nonostante il tono “ottimista” ostentato dai leader delle maggiori marche di orologi, ha affermato Chauvet in un commento al mercato borsistico. Nel dettaglio, la loro contrazione durante il mese di febbraio è stata di un -12,1% a Hong Kong, primo mercato all’esportazione per l’orologeria elvetica, e di un -26,2% negli Stati Uniti, suo secondo maggiore sbocco commerciale.
Per contro, le esportazioni verso la Cina hanno continuato a recuperare (+6,7%), ma sono diminuite su tutti i grandi mercati europei, ad eccezione del Regno Unito (+1,9%), e sono crollate di un -17,3% anche in Giappone. L'industria orologiera svizzera aveva conosciuto una fase di espansione spettacolare, in parte dovuta all’appetito dei consumatori cinesi per i prodotti di lusso, che aveva determinato una vera e propria corsa alla produzione.
Ma la macchina si è bloccata dopo l'introduzione a fine 2013 di provvedimenti di moralizzazione e lotta contro la corruzione in Cina e la proibizione di regali preziosi e stravaganti, soprattutto ai funzionari statali, poi con la "Rivoluzione deglii ombrelli" del 2014 a Hong Kong, e gli attentati di novembre 2015 a Parigi, che hanno fatto fuggire i turisti asiatici. L'anno passato, le esportazioni di orologi svizzeri si sono contratte del 9,9%, dopo un calo del 3,3% nel 2015.
Verso una “crescita sana”
Negli ultimi mesi, diversi segnali hanno tuttavia lasciato prevedere una possibile stabilizzazione. Le esportazioni verso la Cina sono a poco a poco tornate in territorio positivo nella seconda metà del 2016, e le vendite su diversi mercati si sono riprese durante le feste di fine anno, mentre i fabbricanti di orologi hanno intensificato le misure di razionalizzazione della produzione.

Il gruppo Richemont, prroprietario fra gli altri dei marchi Cartier, Piaget e IWC, è persino arrivato fino a comprare degli stock a dei dettaglianti asiatici per rimuovere dai display di presentazione i modelli che faceva fatica a vendere.
La scorsa settimana, in una conferenza stampa a Bienne, uno dei principali centri dell’orologeria in Svizzera, Nick Hayek, il boss del gruppo Swatch, ha affermato di puntare ormai su una “crescita sana”, soprattutto grazie alla classe media cinese, che secondo lui sembra aver nuovamente voglia di consumare.
Baselworld, coi suoi 1.500 espositori abitualmente presenti a Basilea, accoglie le più grandi griffe dell’orologeria e della gioielleria, accanto alle quali si affollano tanti piccoli o medi brand che propongono orologi per tutti i gusti e tutte le tasche.
Versione italiana di Gianluca Bolelli; fonte: AFP
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