Ansa
21 gen 2020
Oreficeria: Made in Italy va, ma serve armonizzazione marchio
Ansa
21 gen 2020
Il settore orafo è uno dei comparti del Made in Italy a maggior vocazione per l'export, grazie alla qualità dei gioielli riconosciuta in tutto il mondo. A livello internazionale ed europeo, tuttavia, vige una mancanza di armonizzazione delle regole di marcatura dei gioielli, il sigillo che certifica il valore e l'origine del prodotto, che ostacola la libera circolazione dei preziosi.
Tra i mercati extra UE più interessanti per l'Italia, Arabia Saudita, Brasile, Cina, Emirati Arabi, Russia e Messico sono i più complicati in tema di marcatura dei gioielli, secondo un'analisi condotta da Zpc, azienda di Verona specializzata in servizi per la gestione del commercio internazionale.
In questi Paesi non è possibile importare ed immettere in consumo articoli in oro senza provvedere ad adempimenti specifici locali. Non solo nei paesi extra-UE, ma anche nel mercato domestico europeo manca un'armonizzazione delle regole di marcatura dei gioielli, per cui le regole italiane non sono automaticamente valide nel resto d'Europa, con conseguenti insidie per le aziende. In generale, per essere importati e commercializzati i gioielli devono riportare il marchio di responsabilità del fabbricante (in alcuni Paesi anche dell'importatore o rivenditore) e il titolo legalmente riconosciuto, vale a dire la percentuale di metallo nobile presente nel gioiello, che definisce i carati.
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