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12 gen 2012
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Omsa: il popolo del web reagisce alla delocalizzazione

Pubblicato il
12 gen 2012

Non è ancora scritta la parola fine sulla vicenda che ha coinvolto Omsa, la referenza per i collant che fa capo al gruppo Golden Lady, dopo aver annunciato la sua delocalizzazione in Serbia: l'incontro previsto per il 12 gennaio al Ministero delle Attività produttive, è stato rinviato a data da destinarsi.

Omsa

Ma ricapitoliamo: lo scorso 27 dicembre 2011, le operaie dello stabilimento di Faenza avevano ricevuto dalla proprietà un fax in cui si comunicava l'intenzione di procedere con la risoluzione dei loro rapporti di lavoro, al terminine della cassa integrazione straordinaria, che scadrà il 14 marzo 2012.

L'azienda aveva annunciato la sua delocalizzazione in Serbia, col conseguente licenziamento dei suoi 239 dipendenti dello stabilimento din provincia di Ravenna appunto, ed era stata oggetto di un boicottaggio lanciato nei giorni scorsi su Facebook e di varie iniziative di protesta, come veri e proprio sit-in davanti le boutique del gruppo.

Motivo della delocalizzazione ovviamente i costi della manodopera più vantaggiosi del paese balcanico, insieme ai consistenti incentivi offerti dal governo, come gli sgravi fiscali concessi alle imprese europee che si trasferiscono nel territorio e che creano nuovi posti di lavoro.

"Continueremo fino a che la Omsa non darà la garanzia di un posto di lavoro stabile per ciascun lavoratore e lavoratrice". Questa era la promessa che aveva veicolato "la campagna di boicottaggio dei prodotti degli 8 brand del gruppo Golden Lady (Golden Lady, Omsa, SiSi, Filodoro, Philippe Matignon, NY Legs, Hue, Arwa)" lanciata su Facebook, per salvare le 239 lavoratrici del sito ravennate di Faenza.

Omsa

Sul social network la campagna di boicotaggio dei prodotti Golden Lady aveva preso piede: la pagina 'Bomsa. Boicotta Omsa' aveva totalizzato in pochi giorni già 4.362 'mi piace' e in bacheca riportava interviste alle lavoratrici, interventi dei partiti politici a sostegno della vertenza e i commenti di uomini e donne che esprimevano solidarietà alle operaie. Il boicottaggio era stato assunto anche dal gruppo fondato su Facebook da Patrizio Durante, che ha 10.585 membri circa.

E ancora oltre 9.350 circa erano i membri del gruppo 'A piedi nudi! Io non compro Omsa e Golden Lady finchè non riassumono' fondato da Alessandra Mallamo; nella nota di descrizione del gruppo le ragioni dell'iniziativa: "320 operaie e 30 operai della Omsa perdono il posto di lavoro perchè il mantovano padron Nerino Grassi, proprietario del colosso Golden Lady, ha deciso di licenziare, chiudere lo stabilimento in Emilia e delocalizzare il Serbia, solo per questioni di profitto. Facciamo crollare le vendite in Italia contro quest'ingiustizia!". A queste erano seguite altre pagine sulla stessa scia, come "Mai più Golden Lady e Omsa", o "Solidarietà alle 320 donne Omsa di Faenza".

Ma la decisione della Golden Lady di procedere al licenziamento collettivo dei dipendenti della Omsa di Faenza (239 persone) al termine della cassa integrazione straordinaria fissata a metà marzo, aveva scatenato anche la rabbia dei sindacati che, nei giorni scorsi, avevano bollato la scelta come "inaccettabile" e definito il comportamento dell'azienda, "arrogante".

Omsa
Alcune delle foto dei gruppi di protesta su Facebook

Ma ora il popolo del web non si accontenta più di far piovere critiche sulla società guidata da Nerino Grassi, ma ha deciso di passare all'azione con un evento pubblico su Facebook, in programma il 31 gennaio dalle 19 alle 22 e intitolato 'Mai più Omsa'.

Attiva da un paio di giorni, la pagina creata da Massimo Malerba - che rilancia il 'Mai più Omsa' anche su 'Il Post viola', blog ufficiale del Popolo Viola - ha già raccolto 20.016 partecipanti al 'boicottaggio' (ma il ritmo di crescita è rapidissimo: più di dieci al minuto) mentre gli incerti superano i 1.300 e gli invitati sfondano il tetto dei 222.400.

Chiunque clicchi su Facebook il bottone 'parteciperò', infatti, si impegna a non acquistare prodotti Omsa e Golden Lady e a invitare amici e parenti a fare altrettanto, oltre a invitare almeno 10 amici a questo evento.

A tale campagna hanno dato anche la loro adesione il Mei, il più importante raduno di indies in Italia, che si è svolto quest'anno a Faenza e Bari, e la band dei Khorakhané, vincitori di Sanremo Giovani nel 2007, del Premio Mei l'anno successivo e del Wind Music Awards lo scorso anno. Mei e Khorakhané, invitano perciò tutti i propri fans al boicottaggio dei prodotti Omsa e Golden Lady iscrivendosi al sito Facebook attivato da pochi giorni per tutelare il lavoro delle donne faentine dell'Omsa.

Anche la regione era intervenuta il 3 gennaio tramite le domande contenute in un'interrogazione presentata all'esecutivo Errani dal consigliere regionale del Prc-Fds Roberto Sconciaforni, che aveva dichiarato per l'occasione: "tale scelta della proprietà contraddice tutti gli impegni assunti, anche formalmente, dalla Golden Lady in sede istituzionale e sindacale ad interrompere l'attività dello stabilimento faentino solo nel caso di una riconversione certa dello stesso e, quindi, della continuità produttiva".

Secondo Sconciaforni, "la Golden Lady non risulta affatto in crisi", il licenziamento delle lavoratrici causerebbe pertanto "un gravissimo danno sociale ed economico" per il ravennate e per tutta la regione.

L'azienda aveva replicato il 5 gennaio alle critiche con una lunga nota pubblicata sul blog del Popolo Viola. E spiegava che era ''all'opera con tutti i soggetti preposti per trovare la soluzione più soddisfacente, insieme'' e che la sorte dei dipendenti della Omsa era ''una delle priorità'' del gruppo Golden Lady (titolare del marchio dei famosi collant).
In queste settimane, secondo il Corriere della Sera, sarebbero 30 circa i dipendenti ancora in forze nella fabbrica faentina, per non più di quattro ore al giorno.

Ma è dell'11 gennaio la notizia che la Golden Lady ha deciso di procedere al licenziamento collettivo dei dipendenti della Omsa di Faenza (pari a 239 persone) previsto per metà marzo.

Intanto, l'incontro previsto per il 12 gennaio in cui le parti si dovevano incontrare al Ministero delle Attività produttive per cercare una soluzione, è stato rinviato a data da destinarsi "per consentire le opportune verifiche", come si legge su "Il resto del Carlino".


Ilaria Ricco

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