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Pubblicato il
14 nov 2022
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O Bag: nessuna elusione, assolti con formula piena i vertici del gruppo di borse

Pubblicato il
14 nov 2022

Il tribunale di Padova ha assolto con formula piena, perché il fatto non sussiste, tutta la direzione del marchio veneto di borse O Bag, accusato di una presunta esterovestizione, con conseguente elusione fiscale per 16 milioni di euro.

O Bag


Il marchio delle coloratissime borse componibili dalle infinite personalizzazioni, poi estesosi in altre categorie di prodotto e in seguito molto ‘copiato’, era finito nel mirino della giustizia italiana perché, secondo la Guardia di Finanza, tra il 2012 e il 2016 aveva dedotto costi per royalties non dovute da società del Regno Unito per la cifra di oltre 16 milioni di euro.
 
Gli imputati erano il fondatore Michele Zanella, padovano, 50 anni, gli altri manager suoi concittadini Arnaldo Quaglia (attuale amministratore di O Bag) e Simone Dalla Libera e i fratelli brindisini Antonio e Alessandro Errico.

È un Michele Zanella finalmente sollevato quello sentito al riguardo da FashionNetwork.com: “Chiaramente sono stati anni molto difficili, in cui siamo stati oggetto di una gogna mediatica, perché un’azienda come la mia finisce sempre in prima pagina, e naturalmente ogni riferimento a noi parlava di evasione fiscale, case alle Cayman e simili. Tutte falsità. Siamo rimasti sereni perché sapevamo di poter dimostrare che avevamo ragione, ma è chiaro che è stato un periodo molto impegnativo, fatto di lunghi processi burocratici da espletare. E paradossalmente il tutto si è prolungato più del dovuto perché l’Agenzia delle Entrate non ha mai sposato la tesi della GdF”.
 
“Abbiamo avuto un controllo della Guardia di Finanza nel gennaio 2016, conclusosi a marzo 2017”, ricostruisce Zanella. “Siamo stati accusati per le fatturazioni che facevamo a società estere, che per la GdF erano esterovestizioni verso società che non esistevano. Invece noi possedevamo un’organizzazione in Inghilterra fatta di società realmente operative, perché avevamo un socio inglese che era titolare di una partecipazione importante all’interno dell’azienda. Il nostro era, e resta ancora oggi, un progetto internazionale. Nel Regno Unito avevamo infatti uno showroom, vari dipendenti e vi avevamo basato tutta l’attività dei mercati esteri”.

Michele Zanella - O Bag


“Dopo il controllo, prima per la Guardia di Finanza e poi per l’Agenzia delle Entrate ho realizzato un totale di 8 memorie di dichiarazioni spontanee, nelle quali ho prodotto i nostri bilanci inglesi”, prosegue il dirigente. “Si pensi che abbiamo pagato oltre 5 milioni di tasse in sterline nel Regno Unito, oltre a quelle versate in Italia. Sarebbe stato sciocco avere un’esterovestizione in UK, dove la tassazione è del 27% contro il 24% dell’Italia, per di più con costi di gestione sul valore del volume d’affari generato che in Inghilterra sono molto più alti…”.
 
La situazione era tale che l’organo di controllo dell’Agenzia delle Entrate non ha mai sanzionato O Bag in quel periodo. “Si erano già accorti che l’accusa di elusione non reggeva”, afferma Michele Zanella. Nonostante questo, nel marzo del 2021 agli indagati erano stati sequestrati beni e conti correnti bancari per un totale di 4 milioni di euro, ma solamente 15 giorni dopo sono seguiti i dissequestri disposti dal tribunale del riesame, “perché le carte parlavano da sole”, continua il titolare di O Bag. “Perciò abbiamo chiesto il rito abbreviato e anche in questo terzo grado di giudizio è stata riconosciuta la nostra buona fede. Addirittura la stessa perizia di parte diceva ‘tutto si può dire, ma non che le operazioni o le società fossero inesistenti’”.
 
Ora Zanella guarda con positività al futuro, presentando progetti e idee nuove. Per la prossima Primavera-Estate, pare che O Bag abbia in serbo un’evoluzione tecnologica, “anche dal punto di vista produttivo”, assicura il fondatore.

Uno store O Bag. Oggi l'azienda padovana non produce solo borse, ma orologi, bracciali, portafogli, pochette, zaini, portachiavi, portacellulari e anche calzature - O Bag


O Bag è attualmente distribuito in circa 250 negozi monomarca e presso 500 multimarca di più di 50 nazioni, con Spagna, Polonia, Portogallo e Austria come mercati esteri principali. L’Italia prevale ancora, generando il 60% del giro d’affari. “Chiaramente, durante il Covid abbiamo congelato molti progetti, perché in quel periodo avere molto retail era un rischio, sebbene in piena pandemia abbiamo comunque inaugurato un negozio a Doha, quattro a Las Vegas e un altro in Palestina”, spiega Michele Zanella. “L’accusa mossaci era importante, perciò molti clienti in questi 6 anni si sono rifiutati di farci ordini o hanno chiaramente detto che non gradivano aprire nostri negozi, vista la situazione. Ma ora possiamo ripartire del tutto. Tra pochi giorni apriremo un punto vendita con un partner in centro storico a Verona. In Cina siamo presenti con circa 20 monomarca e ne abbiamo altri 4 in Tunisia con partner locali. A livello wholesale siamo distribuiti sostanzialmente a macchia di leopardo in tutti i continenti, anche nei Caraibi o alle Filippine”, spiega Zanella.
 
“Negli ultimi anni non abbiamo più partecipato a fiere come Mipel, HoMi o White in quanto abbiamo abbracciato un progetto retail. Continuiamo ad essere presenti solo al Pitti per una strategia ben precisa di business. Rispetto a quando frequentavamo queste fiere non offriamo più un monoprodotto, ma una collezione più completa. Oggi siamo un brand a tutto tondo”, conclude il fondatore di O Bag.

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