Di
Reuters
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Pubblicato il
6 apr 2010
6 apr 2010
Nuovo sito Web Usa porta il crowd sourcing nel mondo della moda
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Reuters
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6 apr 2010
6 apr 2010
NEW YORK (Reuters) - Sarà lanciato nelle prossime settimane il sito della start up americana Fashion Stake, che punta a sconvolgere il mondo della moda, così come il peer-to-peer ha sconvolto quello della musica.
Fashion Stake permetterà ai suoi utenti di incontrare direttamente gli stilisti di moda navigando tra le collezioni on line, comprandone delle quote in cambio di crediti per acquistare vestiti. I visitatori potranno anche condividere le loro idee con gli stessi designer, e votare le collezioni.
Il modello, ispirato alle strutture dei social network come Facebook o Twitter, attinge ad un modello di business che prende sempre più piede che è quello del crowd sourcing, dove le imprese si rivolgono direttamente ai clienti per i contenuti, i finanziamenti e la distribuzione.
Secondo Daniel Gulati, amministratore delegato della società e studente alla Business School di Harvard quando il progetto è nato, i redditizi mercati della creatività si stanno allontanando da un modello verticale, dove i dirigenti decidono cosa il pubblico debba consumare.
"Crediamo che questo possa essere un vero ribaltamento", ha dichiarato. "Quello che facciamo di fondo è reindirizzare il profitto agli appassionati, tagliando completamente fuori la vendita al detttaglio".
I sostenitori del crowd sourcing sostengono che il modello offra un'alternativa più economica e flessibile, evitando agli artisti di dover passare dalle grandi società.
Althea Harper, stilista di New York, sostiene che questo nuovo modello potrebbe aiutarla a trovare finanziamenti, ultimamente ridotti dalla crisi, e a raggiungere gli acquirenti senza passare per la distribuzione.
"Non é facile convincere i venditori a fidarsi di te come nuovo designer", ha detto. "Li ho visti accettare linee orribili dalla case più note solo per la loro reputazione".
Olga Vidisheva, ex modella e analista per la Goldman Sachs, nonché ex compagna di classe di Gulati a Harvard, prevede di usare Fashion Stake per i suoi acquisti di "svariate migliaia" di dollari annuali in vestiti: "In genere non hai accesso ai designer emergenti. Devono soffrire a lungo prima di poter arrivare a firmare per Saks o Bloomingdales".
Negli ultimi anni si è assistito ad una crescita fortissima del Web 2.0 e dei modelli di business basati sui social media, dal credito peer-to- peer, ovvero un sistema di microprestiti tra utenti, di siti come "Prosper", all'esternalizzazione dei problemi tecnici di "Nine Sigma".
"Puoi esternalizzare alla gente, puoi ricavarne fondi, approfittare di economie di scala, e personalizzare il prodotto per mercati locali"; ha dichiarato Alec Karys, consulente di Fashion Stake.
Secondo Gulati, ex analista per la banca di investimenti Macquaire, la prossima frontiera del crowdsourcing potrebbe essere l'editoria e il giornalismo, con una scelta paritaria dei contenuti: "Perché dovremmo lasciare decidere solo ad un paio di persone quello che la gente vuole?".
Thomas Eisenmann, professore di Harvard che si occupa dei mercati in rete, sostiene che il trrend verso i modelli di business interattivi stia accelerando, soppiantando rapidamente i siti basati sul Web 1.0 non interattivo.
Secondo lo studioso, comunque, questa logica si ferma laddove la scelta di un curatore è ancora appetibile, per esempio per quanto riguarda la linea editoriale di alcuni giornali: "non credo che i vecchi modelli stiano sparendo", ha spiegato, "credo che vedremo molti nuovi operatori che aggiungeranno funzioni opzionali".
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