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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
30 ago 2022
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Numerosi produttori del Bangladesh s’impegnano a porre fine alla discriminazione di genere

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
30 ago 2022

Con oltre 2.000 produttori membri, la Bangladesh Knitwear Manufacturers & Exporters Association (BKMEA) si impegna a sensibilizzare la filiera sulle questioni di genere nelle fabbriche. L'organizzazione industriale ha appena firmato un memorandum in tal senso con la ONG Sustainable Textile Initiative: Together for Change (Stitch). Per proteggere i redditi dei lavoratori durante le negoziazioni sui prezzi, l’organismo promette anche di utilizzare lo strumento “Fair Price” sviluppato dalla ONG Fair Wear Foundation, che si batte per migliorare le condizioni di lavoro nelle fabbriche di abbigliamento.

Firma del memorandum alla presenza di Akhter Hossain Apurbo (BKMEA), Mae Kalander e Amirul Haque (Stitch), e del primo segretario dell'ambasciata olandese a Dacca, Bas Blaauw - BKMEA


L'approccio della BKMEA costituisce il seguito logico di un appello lanciato nel 2008 dalla Corte Suprema del Bangladesh, che chiedeva l'eliminazione di ogni forma di discriminazione e molestia sessuale nel Paese. Un argomento delicato per l'industria tessile locale, basata su un'ampia maggioranza di operaie, che soffrono per i divari salariali e i comportamenti scorretti da parte dei colleghi maschi, segnalano da quindici anni diverse ONG.

È in questo contesto che la BKMEA creerà un comitato per i reclami, in cui sarà rappresentata ogni azienda facente parte dell'organizzazione professionale. È davanti ai loro pari e sotto lo sguardo di Stitch che i leader aziendali dovranno rispondere ai reclami ricevuti, mentre l'organismo dovrà condurre indagini e formulare raccomandazioni. Stitch si offrirà di fornire i mezzi necessari per le operazioni di formazione e sensibilizzazione da svolgere all'interno delle aziende.

In quanto secondo fornitore di abbigliamento al mondo, il Bangladesh sta assistendo a una forte concorrenza tra i suoi attori locali. Poiché la corsa ai prezzi si svolge a scapito delle condizioni di lavoro e di sicurezza, la BKMEA intende dimostrare di avere le carte in regola su questo punto.

Ora i suoi membri si impegnano a utilizzare l'app “Fair Price” sviluppata dalla Fair Wear Foundation. La missione della ONG è fornire gli strumenti per proteggere il reddito e le condizioni di lavoro dei lavoratori durante le negoziazioni commerciali. L'applicazione sviluppata a tale scopo consente alle parti interessate di verificare che un prezzo negoziato copra sufficientemente le spese di produzione e non pregiudichi il rispetto del salario minimo al momento di un ordine.
 
“Lo strumento acquisisce tutti gli elementi del costo della manodopera. Fornisce alle fabbriche e ai marchi le informazioni necessarie per determinare i prezzi equi (basati sui dati a valle e a monte), calcolati sulla base del costo effettivo del lavoro in fabbrica”, afferma Fair Wear Foundation. Tuttavia, l'organizzazione avverte sul proprio portale che: “Gli utenti non devono in alcun modo pretendere che il pagamento del salario di sussistenza sia stato raggiunto fintanto che utilizzano Fair Price”.

Le esportazioni di abbigliamento del Bangladesh hanno raggiunto i 35,8 miliardi di dollari nel 2021 (33,05 miliardi di euro). Cifra che rappresenta una crescita del 30% rispetto all’esercizio 2020 fortemente condizionato dai lockdown e dalle cancellazioni di tanti ordini, ma anche un aumento dell'8,2% rispetto al 2019. L'Unione Europea e il Regno Unito rappresentano il 25% delle esportazioni del settore, a fronte di circa il 20% per gli Stati Uniti.

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