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Di
AFP-Relaxnews
Versione italiana di
Laura Galbiati
Pubblicato il
6 apr 2023
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Nulla ferma il mercato del second hand, men che meno l'inflazione

Di
AFP-Relaxnews
Versione italiana di
Laura Galbiati
Pubblicato il
6 apr 2023

Stimato a 177 miliardi di dollari nel 2022, il mercato mondiale della moda di seconda mano dovrebbe quasi raddoppiare entro il 2027 per raggiungere i 350 miliardi di dollari, secondo l'ultimo rapporto di thredUP, realizzato in collaborazione con la società di analisi GlobalData. Lo studio conferma l'attrazione da parte delle giovani generazioni per l'abbigliamento second hand e dimostra che l'inflazione non ha avuto alcun impatto sulla crescita del settore, anzi.



Insieme al noleggio e alla riparazione di capi di abbigliamento, il second hand sembra essere uno dei nuovi trend che stanno nascendo nel settore della moda per far fronte all'emergenza climatica. Ma il mercato dell'usato sembra ormai spiccare nettamente, anzi si sta chiaramente imponendo nelle abitudini dei consumatori di tutto il mondo.
 
Il prezzo, punto di forza del second hand

Nonostante il contesto inflazionistico, il mercato dell'usato ha visto la sua crescita aumentare del 28% nel 2022 e le previsioni stimano che il settore globale dell'abbigliamento di seconda mano dovrebbe progredire tre volte più velocemente del mercato complessivo dell'abbigliamento. Un'osservazione che spiega perché i player della moda si stiano rivolgendo verso questa nicchia, in tutti i segmenti, dal lusso all'ultra fast fashion, passando per i marchi tradizionali di prêt-à-porter. Il second hand rappresenta oggi una manna finanziaria non indifferente per il settore, al punto che il 10% del mercato mondiale dell'abbigliamento dovrebbe essere costituito da abiti di seconda mano entro il 2024, come rivela il nuovo rapporto, che precisa come i retailer che entrano in questo comparto lo facciano per attirare più clienti, essere più eco-responsabili e aumentare le proprie entrate.
 
Integrato da uno studio su oltre 3.000 americani di età superiore ai 18 anni, il rapporto afferma che più di un consumatore su due (il 52%) ha acquistato vestiti di seconda mano nel 2022, nonostante l'impennata dei prezzi negli Stati Uniti. L'inflazione non solo non rallenta questo mercato in piena espansione, ma si rivela addirittura fonte di motivazione agli occhi di un pubblico che non vede più (solamente) in questa abitudine d’acquisto un mezzo per consumare responsabilmente. Quasi quattro intervistati su dieci (37%) affermano di aver speso una quota maggiore del loro budget destinato all'abbigliamento per l'acquisto di vestiti di seconda mano l'anno scorso, e quasi altrettanti (42%) ritengono che l'usato sia diventato più accessibile. E questo trend non si fermerà, visto che il rapporto rivela che i consumatori stanno pianificando di spendere una parte ancora maggiore del loro budget per l'abbigliamento di seconda mano nel 2023.
 
Un’abitudine consolidata tra i Gen Z
 
Il mercato dell'usato è trainato soprattutto dai consumatori più giovani, compresa la Generazione Z, le cui decisioni di acquisto sono ora motivate dalla... rivendita, che può assumere forme diverse, Più della metà dei Gen Z oggi preferisce marchi che offrano articoli usati oltre a prodotti nuovi (+6 punti rispetto al 2021) e il 42% è meno propenso ad acquistare un capo di abbigliamento che non abbia un buon valore di rivendita. Allo stesso modo, l'82% degli Z afferma di prendere in considerazione il valore di rivendita di un capo di abbigliamento prima di acquistarlo. Un'osservazione che mostra quanto questa abitudine sia oggi radicata nei giovani consumatori, che cercano non solo capi di moda accessibili e (più) sostenibili, ma anche un modo per aumentare il loro potere d'acquisto.
 
Se il prezzo rimane una motivazione significativa per i Gen Z, come per i Millennial, queste due generazioni impegnate vedono il second hand anche come un modo per ridurre l'impatto ambientale del proprio guardaroba. Più della metà di loro (58%) è consapevole che il loro abbigliamento contribuisce al cambiamento climatico e quasi due terzi (63%) che possono ridurre la propria impronta individuale. Di conseguenza, il 47% della Gen Z si rifiuta di acquistare da marchi e rivenditori di abbigliamento non sostenibili e l'83% ha già acquistato o prevede di acquistare vestiti di seconda mano.

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