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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
29 lug 2017
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Non dimenticate di andare a visitare la mostra “Christian Dior, couturier du rêve”

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
29 lug 2017

Quest’estate, e fino all’autunno, la mostra fashion imperdibile del momento è quella su Christian Dior, il sarto dei sogni, organizzata per festeggiare i 70 anni di questa griffe mitica e del suo ‘New Look’. FashionNetwork.com ha incontrato il conservatore del museo Olivier Gabet, in occasione di una visita guidata.

L'abito "Gruau", tagliato nel 1949 in raso di seta da Monsieur Dior


Inserendo nel percorso espositivo più di 300 capi firmati Dior, la mostra annovera modelli disegnati dai 10 stilisti che si sono succeduti alla guida della maison, compreso il suo fondatore. Le stelle incontestabili di questa retrospettiva sono, naturalmente, Christian Dior e John Galliano, il suo quarto successore. L’esposizione ha aperto questo mese al Musée des Arts Décoratifs, che si trova in un'ala del Palazzo del Louvre, nel corso di un vernissage che ha riunito 2.000 invitati, organizzato subito dopo la sfilata della collezione di alta moda Dior Autunno-Inverno 2017, disegnata da Maria Grazia Chiuri.
 
Vista l’importanza di questo evento, FashionNetwork.com ha incontrato il curatore della mostra e direttore del museo, Olivier Gabet, per una visita guidata di questa retrospettiva memorabile.

"Abbiamo voluto considerare Dior da un punto di vista puramente artistico. L'obiettivo non era quello di fare promozione commerciale al marchio", assicura Gabet, che ci ha accolto davanti al famoso tailleur “Bar” (una giacca a cinque bottoni in seta Shantung, stretta in vita, indossata con una gonna svasata in crêpe di lana, che le signore potevano indossare al bancone di un cocktail bar, da cui il suo nome), insieme equilibrato ed elegante che ha fatto sensazione nella collezione ‘New Look’ del 12 febbraio 1947.
 
La mostra si apre con indicazioni dettagliate sull’educazione ricevuta da Dior; dai giorni felici della sua giovinezza, trascorsi a villa Les Rhumbs, la casa di famiglia “Belle Époque”, arroccata su una scogliera in Normandia a Granville, di fronte al mare, fino agli anni passati a dirigere la propria galleria d’arte, a due passi dagli Champs Élysées, nei ruggenti Anni Venti. La famiglia Dior era così borghese e conservatrice che il padre del futuro stilista ha accettato di finanziare la sua galleria solo a condizione che non portasse il suo nome. Ironico, se si pensa a tutti i soldi fatti da allora grazie al logo Dior.
 
"A parte pochi addetti ai lavori e appassionati, la maggioranza delle persone non sanno chi era Dior. Ecco perché abbiamo voluto insistere sui suoi anni di formazione", precisa Gabet, che ha ideato l’esposizione insieme a Florence Müller.
 
Sembra che Dior avesse un grande occhio per individuare il talento. La fotografia di una celebre mostra nella sua piccola galleria d’arte lascia intravedere opere di Giacometti o Picasso. "Abbiamo conservato tre opere originali di questa Exposition surréaliste del 1933; una di Dalì, Pharmacie di Marcel Duchamp, e il primo metronomo-occhio di Man Ray", aggiunge Gabet.

Un abito-bustier del 2004 by John Galliano


Dopo che la crisi finanziaria ha travolto il mercato dell'arte, Dior si è gradualmente orientato verso la moda, creando abiti da ballo per serate di gala – prima di imparare davvero il mestiere nell’atelier del sarto Lucien Lelong. Oggigiorno, i designer presentano le loro prime collezioni nel corso delle sfilate di fine anno delle grandi scuole di moda. Dior ha invece aspettato 42 anni.
 
L'ispirazione tratta dai grandi balli mondani è captata da una bella foto di Cecil Beaton: vi si vede la principessa Margaret in un bellissimo abito da sera. "Era raro all’epoca che una principessa inglese facesse acquisti da un couturier francese", nota il curatore della mostra.
 
Comunque, Dior non ha mai lasciato da parte la sua prima vocazione, quella delle belle arti. Lo si vede nell’ornamento scultoreo di un vestito da cocktail del 1947 in micro-plissé color arancia rossa, o nell’abitino nero del 1948, da cui spunta un piumaggio in faille di seta grossolana, come una figura religiosa. Si nota anche il suo amore per i viaggi: Dior ha visitato Mosca negli anni ‘30, ben prima della Guerra Fredda, ha aperto molto presto un negozio a Londra, e ha persino organizzato delle sfilate a Caracas. Una tradizione proseguita dai suoi successori – si ricordano i memorabili abiti tribali di Galliano, quando le guarnizioni di perline africane hanno incontrato la straordinaria fattura dell’atelier Dior.
 
"Con il senno di poi, penso che Galliano sia stato il più fedele a lui di tutti i successori", sostiene Olivier Gabet. Lo stilista britannico, licenziato dalla sera alla mattina dopo un clamoroso scandalo (l’ormai famigerato video di lui, ubriaco e drogato, che lo mostra minaccioso mentre pronuncia frasi antisemite sulla terrazza di un caffè parigino), viene in un certo qual modo riabilitato dalla mostra, che mostra la bravura del couturier e l'evidente bellezza delle sue collezioni per Dior.
 
"Alla maison Dior dispongono di archivi notevolmente sofisticati. E, lo devo dire, hanno avuto l'eleganza e la professionalità di darci carta bianca", ha sottolineato Gabet.
 
Le multiple sfaccettature dell’identità di Dior, come la sua tradizione artistica, sono evidenti in una seta stampata dei tempi di Raf Simons, ispirata da un dipinto di Sterling Ruby. Sostanzialmente, una stanza è stata dedicata a ciascuno dei principali successori di Dior, con videoclip che presentano questi famosi stilisti di moda, coadiuvati da spiegazioni sui loro metodi di lavoro; dall’attuale direttrice artistica, Maria Grazia Chiuri, e le sue gigantesche tavole ispirazionali, degli interessanti, ricchi e rivelatori moodboards, fino alla sofisticazione mondana di Yves Saint Laurent e il suo trapèze d’alta moda, passando per gli imponenti libri di ispirazioni che Galliano preparava per ogni stagione, fino ai curatissimi drappeggi di Marc Bohan e alla collezione di statue antiche meticolosamente raccolta da Gianfranco Ferré, affiancata agli abiti che ha ispirato.

L'abito stampato "Sterling Ruby" del 2012 (Raf Simons per Dior). L'abito "Jardin Fleuri" del 2017 (Maria Grazia Chiuri per Dior)


Il clou dello spettacolo si trova nella navata principale del museo, arredata come per un ballo, e piena di abiti indossati da Grace Kelly, Lady Diana, Charlize Theron o Jennifer Lawrence. Enormi schermi video trasmettono estratti di film con leggende del cinema (Brigitte Bardot, Elizabeth Taylor, Marlene Dietrich o Sophia Loren) che indossano abiti di Dior in film celebri.
 
"Anna Wintour mi ha detto che trovava quest’idea molto commerciale. Riuscite a immaginarlo? Penso che fosse un po' gelosa. Divertente che una come lei abbia detto questo, no?”, ha insinuato Gabet.
 
In ogni caso, il capo più ammaliante è indubbiamente quello che contiene le stoffe bianche originali realizzate per ogni collezione. Omaggio alla colonna portante dell’illustre casa di moda, ovvero quelle "piccole mani" che continuano a costruire con devozione i sogni di tutti gli stilisti transitati da questo monumento dello stile francese, dopo la morte improvvisa di Monsieur Dior, mentre si trovava in una spa in Italia nel 1957.
 
Christian Dior, couturier du rêve, al Musée des Arts Décoratifs, fino al 7 gennaio 2018.

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