27 nov 2020
Nilit certifica come antivirale il tessuto BodyFresh della linea Sensil
27 nov 2020
La società israeliana Nilit, la maggiore produttrice di nylon del Paese, s’inserisce nel ricco elenco di aziende tessili che creano tessuti capaci di eliminare virus e batteri patogeni, grazie al BodyFresh della linea Sensil, il quale ha dimostrato in vari test di laboratorio indipendenti una riduzione dell'attività del 99,85% nel Betacoronavirus 1 (OC43). L'additivo incorporato nel filato Sensil BodyFresh fornisce una protezione di lunga durata che non si deteriora con il lavaggio.
L’azienda fondata nel 1969 a Migdal HaEmek, vicino a Tel Aviv, da un italiano, Ennio Levi, indica che il nuovo filato troverà applicazione soprattutto nella lingerie, nella calzetteria, nello sportswear e nell’activewear, ma tante richieste sono arrivate anche dall’universo del workwear.
Una novità importante per la società mediorientale, in una fase in cui le aziende tessili mondiali fanno ormai a gara per creare tessuti antibatterici/antivirali. Un segmento produttivo che secondo i dati di Global Market Insights valeva ben 10,48 miliardi di dollari nel 2019 che saliranno a 20,5 miliardi entro il 2026, con una crescita media del 9,8% annuo.
“Abbiamo sviluppato Sensil BodyFresh già 10 anni fa con proprietà antibatteriche e antiodore”, racconta a FashionNetwork.com Sagee Aran, responsabile marketing globale di Nilit. Ora, “con questi risultati provati dei test antivirali, i nostri partner commerciali possono espandere i loro concetti di prodotto Sensil BodyFresh oltre il comfort e l'estetica, per includere una protezione migliorata e un senso di benessere positivo. Inibendo la crescita microbica, i tessuti rimangono freschi più a lungo e richiedono meno lavaggi. I vantaggi sono integrati nel filato e non si sbiadiscono o si consumano per la vita del tessuto, fornendo una protezione sostenibile che non inquina i corsi d'acqua”.
“I consumatori oggi apprezzano l'abbigliamento durevole, rispettoso dell'ambiente e multifunzionale”, continua Aran. “Se in passato servivamo il mass market con tessuti basici e alle case di moda premium fornivamo tessuti dalla forma, morbidezza e mano eccezionali, nell’ultimo quinquennio abbiamo compiuto un’enorme evoluzione produttiva – quindi già da prima dello scoppio della pandemia di Covid-19. Abbiamo parlato con una serie di grandi brand e retailer”, prosegue, “convincendoci che il mercato necessitava di un forte cambiamento e che i consumatori avevano bisogno di sapere che stavano comprando un tessuto eco-responsabile e sostenibile”.
Il boom dei tessuti antimicrobici ed antivirali è sostenuto dalla convinzione che, anche quando il Covid sarà sconfitto, i consumatori di tutto il mondo vorranno continuare ad essere attenti alla propria salute indossando tessuti più sani. “Non credo comunque che i tessuti antivirali rappresenteranno un game changer, o il primo stimolo all’acquisto, ma un ‘di più’ a parita di qualità e morbidezza dei tessuti”, sostiene il dirigente israeliano, “tanto più che le analisi dimostrano che il virus non permane per molto tempo sui filati, ma è destinato a svanire al massimo in qualche ora. Sicuramente però, i consumatori odierni valuteranno sempre meglio e con più intelligenza quanti soldi spendere per comprare qualcosa che indosseranno”.
“Fino a 5-10 anni fa si dava troppa attenzione ai prezzi, e non si faceva che discutere di modelli derivanti dalla fast fashion”, ricorda ancora Aran. “Ora invece i marchi hanno capito di doversi concentrare sulla durabilità, l’attenzione all’ambiente e ad elementi prima più trascurati come il supporto ai lavoratori. Così abbiamo cambiato in profondità l’intero ombrello di prodotti del nostro marchio Sensil. Il filato è il medesimo, ma nuovi packaging, nuove storie e nuove caratteristiche lo veicolano. Quanto vogliamo fare con le linee di tessuti Sensil è fornire a retailer e brand degli strumenti che possano grantire a loro e ai clienti finali (e quindi al pianeta) dei benefici concreti”.
Nilit ha poi incrementato l’attenzione al riciclaggio dei tessuti, da fonti proprie od esterne. Visto che il bilancio finale del processo di riciclaggio chimico, ovvero la valutazione del ciclo di vita del filato, è negativo, a causa della grande quantità di energia spesa per ottenere il risultato, “da Nilit abbiamo deciso di effettuare solo riciclo meccanico, che utilizza gli scarti generati dall’azienda nel proprio stabilimento”, afferma il dirigente. In questo modo il materiale è già stoccato in un impianto interno, e non deve essere trasferito o trasportato spendendo energie. “Per questo si cerca di avere meno scarto possibile dai propri processi produttivi. Sulle oltre 40.000 tonnellate di filati all’anno che produciamo, generiamo circa 200 tonnellate di materiale di scarto che possiamo avviare al riciclo”, ricorda Aran.
“Ma non è abbastanza”, continua. “Perciò cerchiamo altri scarti da post consumo industriale (provenienti da moquette, tappeti, reti da pesca, ecc.). In questo caso però l’impronta di carbonio è più alta, perché vanno puliti e trasportati. Comunque il risultato è sempre migliore di quanto deriva dal produrre tessuti convenzionali. La tecnologia più futuristica al momento è però quella ‘da indumento a indumento’, ovvero quando si restituisce in negozio un capo si riceve un buono per comprarne uno nuovo. Un approccio che determina però molti vincoli, il principale dei quali è che gli indumenti oggi sono realizzati con diversi componenti combinati tra loro. Perciò per separare, ad esempio, l’elastan colorato da altri elementi tessili, occorre una procedura chimica”. Nilit ha quindi puntato sul fornire un 100% di soluzioni in nylon. “Siamo in grado di realizzare un tessuto che ha più elasticità e fllessibilità di un tessuto normale per underwear, innerwear o yogawear, o dello spandex, per esempio, ma che è monocomponente, e quindi riciclabile al 100%”, dice Aran.
Presente in più di 70 paesi, Nilit produce una fibra di nylon 6.6 completamente integrata nei suoi quattro stabilimenti (la sede in Israele, uno in Cina, a Suzhou, uno a Martinsville, Virginia, negli USA e uno a San Paolo, in Brasile), servendo circa 700 tra fabbriche e aziende produttrici worldwide. In Italia sono 250. “Ci sono aziende grandi, ma anche estremamente piccole, che ci comprano 5 tonnellate di filati all’anno. Stiamo anche sviluppando R&D e collaborazioni con retailer e marchi leader del mercato, come Lululemon, Nike, Adidas, Odlo o Puma nell’universo dello sport”, indica Sagee Aran.
Secondo il Marketing Manager della multinazionale israeliana leader nella produzione di fibre tecniche per la moda e per lo sport, la situzione nelle fiere professionali di settore non tornerà più la stessa dopo la conclusione dell’epidemia di Covid-19, bensì “cambiera enormemente, perché società e professionisti si accorgeranno che il business crescerà anche con meno fiere e che si avrà la possibilità di mostrare i propri prodotti non solo nei saloni fisici (senza contare i loro costi davvero elevati), ma anche in eventi mirati realizzati espressamente per i clienti, fermo restando che nulla potrà mai sostituire il tocco con mano, la sensazione dal vivo, per comprendere la bontà di un tessuto e di un capo”.
Nonostante nel primo quarter del 2020 le fabbriche cinesi di Nilit non fossero in produzione piena, il risultato ottenuto dal gruppo a livello globale è stato leggermente superiore al medesimo periodo del 2019, mentre nel secondo trimestre dell’anno i lockdown, specialmente in Europa e Nord America, hanno portato a una diminuzione di giro d’affari del 50%. “Nel Q3 abbiamo cominciato a rivedere una ripresa, mentre nel quarto trimestre si va a macchia di leopardo”, precisa il dirigente. “In Sud America è quasi tornata una certa normalità, in Nord America ottobre-novembre hanno registrato un 4-5% in meno sul 2019, in Europa vediamo invece un grosso calo, nell’ordine del 25%, su ricavi annuali complessivi compresi tra i 200 e i 250 milioni di dollari”.
Nonostante le difficoltà di quest’anno, l’azienda ha “continuato ad investire in risorse ed innovazione, guardando al futuro con un atteggiamento molto positivo. Se vediamo una possibilità per crescere ci prendiamo un rischio”, tiene a sottolineare Sagee Aran.
Infine, nell’intento di stimolare la cooperazione coi brand clienti e trovare nuove collaborazioni, Nilit ha incrementato le iniziative di comunicazione, spingendo per la prima volta sui social network, in particolare su Instagram, e sul suo nuovo website.
Copyright © 2024 FashionNetwork.com Tutti i diritti riservati.