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Pubblicato il
5 feb 2013
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News dal mondo dei gioielli – Parte Prima

Pubblicato il
5 feb 2013

Fabergé cambia ufficialmente propretario
Fabergé, marchio celebre per le uova-gioiello che creava per gli Zar, è passato dalla società d'investimenti Pallinghurst di Brian Gilbertson a Gemfields, società mineraria britannica specializzata in pietre preziose, la prima al mondo a poter vantare una produzione di smeraldi tracciabile dalla miniera al mercato consumer. Fondata 170 anni fa, Fabergé cessò la produzione nel 1917 dopo la rivoluzione russa. Fu poi oggetto di furibonde contese fra gli eredi, perdendo i suoi diritti commerciali nel 1951. Unilever acquistò il brand nel 1989 per poi rivenderlo a Gilbertson nel 2007. In realtà però la cessione è un tipico caso di “verticalizzazione del business”, in gergo, perché lo stesso Gilbertson possiede il 63% di Gemfields insieme a un pool di altri investitori.

www.faberge.com/Splash/aspx


Stephen Webster per James Bond
Stephen Webster, considerato uno dei più importanti disegnatori di gioielli contemporanei, ha creato per Swarovski una capsule collection ispirata a “Skyfall”, l'ultima pellicola di 007 dal grande successo di pubblico, nella quale i gioielli di Webster sono indossati dalla nuova Bond Girl, la francese Bérénice Marlohe. I temi scelti si chiamano 'Love Knot', 'Black Bamboo', 'Heat Seeker' e 'Queen Cobra', dallo stile di gusto gotico e con una predominanza di cristalli neri. La partnership va a festeggiare i 35 anni di collaborazione fra il marchio austriaco e James Bond.

Inaugurato a Londra il Bulgari Hotel & Residences
Nella zona chic di Knightsbridge, il marchio italiano di gioielli ha aperto un albergo che emana lo stile Bulgari in ogni dettaglio delle sue 85 fra camere e suite, ma anche nella penthouse del 7° piano, nella piscina, nel centro benessere, nel cinema interno, nel bar e nel ristorante dove sono serviti vini e cibi rigorosamente italiani. Ovunque sono presenti citazioni della storia dell'azienda, mentre nella hall sono esposti monili di alta gioielleria realizzati dal brand romano.

Il Bernardo sviluppa il proprio network
Il marchio ha sede ad Istanbul, ma in sostanza si tratta di un'azienda italiana nella concezione, nel design e nella realizzazione manuale dei suoi gioielli, con il preciso intento di sfruttare l'abilità artigiana Made in Italy. In concreto, Il Bernardo è un brand distributore di gioielli italiani che opera in Turchia, nei Paesi dell'Est europeo e in Asia Minore. Sono più di 600 ormai gli store, i corner, gli shop-in-shop che espongono i monili italiani selezionati direttamente da Il Bernardo. Il piano del presidente Ilhan Koç è di incrementare ulteriormente questo numero investendo per sviluppare la rete di negozi in cui il brand è diffuso per sfruttare le grandi potenzialità di business di queste aree.

Forevermark ha scelto Damas
Damas è diventato concessionario esclusivo nel mercato degli Emirati Arabi per i diamanti griffati di Forevermark. Sono già una decina i punti vendita che presentano le collezioni Forevermark, tra cui quelli al Gold Souq di Dubai (shopping mall che in poco meno di mezzo chilometro racchiude più di 250 punti vendita di gioielleria) e al Marina Mall di Abu Dhabi, ma il piano di espansione è ancora in corso.

Più Web per la gioielleria
S'intensificano (come del resto è sempre più naturale che avvenga) le iniziative delle aziende di gioielleria basate su Internet. Il dettagliante americano Bailey Banks & Biddle, per esempio, ha lanciato il servizio 'Design Studio', che permette di personalizzare il gioiello online con la possibilità di vederne il prezzo finale. Nel frattempo, Fope è fra i primi marchi italiani ad aprire un profilo su Pinterest (ma altri stanno già imitandolo), il sito di condivisione di fotografie che nell'ultimo anno ha registrato un aumento di utenti del 4.377% ed è frequentato soprattutto da donne di alto reddito e dagli utenti più giovani detti “nativi digitali”. Gli acquisti generati dalle visite su Pinterest poi, superano di gran lunga, per quantità e anche per valore, quelli di altre piattaforme social.

Romania: cresce il mercato della gioielleria
L'adesione della Romania all'UE ha rafforzato la crescita del mercato della gioielleria nel Paese dell'Est Europa.Il mercato dei gioielli di lusso vi occupa circa il 10-15% del mercato dei gioielli, però, secondo le stime realizzate dalle associazioni di categoria, negli ultimi anni il mercato ufficiale dei metalli preziosi ha rappresentato solamente il 15-20% del mercato totale dei metalli pregiati. Causa principale: la fiscalità, particolarmente gravosa per questo comparto. Sono poche le ditte locali produttrici e solo una parte di esse esporta (solitamente in collaborazione con partner italiani), mentre dominano le importazioni, principalmente dalla Turchia (da essa provengono il 75-80% dei gioielli presenti sul mercato) e poi da Italia, Hong Kong, Germania, Cina e Thailandia.

TAG Heuer: prima boutique italiana a Venezia
Al numero 1298 di Salizada San Moisé, a pochi passi da Piazza San Marco, TAG Heuer ha aperto il suo primo store italiano. Il marchio svizzero, dal 1999 nell'orbita di LVMH, possiede ad oggi 150 negozi monomarca nel mondo e l'Italia rappresenta uno dei primi 5 Paesi per fatturato del brand fondato nel 1860 e oggi presente in 120 nazioni nel mondo.

TAG Heuer a Venezia.


Cimier è arrivato sul mercato italiano
Nata nel 1924 a Baar, cantone di Zug, Cimier è un'azienda elvetica che ha sempre puntato a coniugare innovazione e qualità con funzionalità e che ai modelli in quarzo ha progressivamente affiancato anche una linea di meccanici. Dopo un periodo di oblio, il marchio è stato acquistato da Martin Bärtsch, che dal 2003 lo ha rilanciato puntando su un miglioramento del rapporto qualità/prezzo e posizionandone le proposte nella fascia media. Cimier possiede dal 2009 una boutique in Svizzera, a Zurigo, impiega 20 persone, produce circa 30.000 pezzi all'anno ed esporta in 19 Paesi. In Italia, dove è distribuito da poco più di 6 mesi, il brand elvetico ha assunto come testimonial il campione di golf Edoardo Molinari, che in queste settimane lancerà il modello firmato “Edoardo Molinari Watch” per suggellare questa collaborazione.

Martin Castrogiovanni “Meccanico Veloce”
Per tutto il 2013 sarà il pilone della nazionale italiana di rugby Martin Castrogiovanni il brand ambassador di Meccaniche Veloci, marchio di orologeria di proprietà del gruppo Cielo Venezia 1270 che ha fatto di sport e velocità le proprie tipicità distintive. L'abbinamento fra i caratteri, entrambi inconfondibili, del massiccio misuratore di tempo veneto e dell'altrettanto possente atleta italo-argentino dalla capigliatura leonina sembra, quasi inevitabilmente, piuttosto riuscito.

James Courage presidente del RJC
Dal 1° gennaio 2013 James Courage è il nuovo presidente del Responsible Jewellery Council. Succede a Matt Runci. Courage, attuale CEO di Platinum Guild International e con un passato in De Beers, è stato scelto dopo una scrupolosa selezione dei candidati.

Capri Time vince la battaglia legale con Capri Watch
Si chiude il caso Capri Time/Capri Watch. Una vicenda quasi esemplare di un certo tipo di mentalità italiota e degli sterminati tempi necessari all'Autorità Giudiziaria italiana (in questo caso quasi 20 anni) per arrivare a dirimere una questione legale. La Suprema Corte di Cassazione, III sezione penale, ha infatti emesso pochi giorni fa la sentenza relativa all’utilizzo del marchio che riproduce in modo stilizzato il campanile della celebre piazzetta dell’isola campana. I capresi Silvio e Alba Staiano (titolari di Asperula Stellina nell'isola campana), figli dei fondatori, Oreste e Rosetta, avevano messo in vendita dal 1995 un orologio denominato Capri Watch, molto simile all'orologio Capri Time (di proprietà di Pippo Perez e Silvio Ruocco, rispettivamente designer e distributore), oggetto di brevetto ornamentale e marchio figurativo, attivi con la loro linea dal 1983. In sostanza, la Capri Watch, non potrà più produrre e commercializzare orologi denominati Capri Watch in associazione al quadrante del campanile; tale possibilità è di esclusivo dominio della Capri Time e di Pippo Perez, che, aveva riconosciuto la Corte di Appello di Napoli, “creò qualcosa di originale che non esisteva”. Gli Staiano erano già stati condannati a 4 mesi di reclusione (pena sospesa per prescrizione) sia dal giudice monocratico di Capri che dalla Corte di Appello di Napoli. Il Supremo Collegio ha confermato tutte le accuse, stabilendo il risarcimento dei danni a carico degli Staiano. Capri Time ha fatto contestualmente scattare l’azione civile contro gli imputati per i danni, morali, economici e d’immagine, patiti in oltre 10 anni di commercializzazione degli orologi.

Gianluca Bolelli

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