AFP
Gianluca Bolelli
20 mag 2023
Nelle Shetland, perpetuando la tradizione del lavoro a maglia, un punto alla volta
AFP
Gianluca Bolelli
20 mag 2023
Sistemata sulla poltrona del proprio salotto, Hazel Tindall maneggia i ferri da maglia con velocità e precisione mentre sulle sue ginocchia prende forma un capo colorato. Fra i Tindall, come tra le altre famiglie delle Isole Shetland, un arcipelago isolato nel nord della Scozia noto per le pecore, il lavoro a maglia è stato una fonte di reddito per generazioni. Gli abitanti hanno per molto tempo scambiato la loro lana con farina o zucchero portati dai pescatori di passaggio.

Ma la scoperta del petrolio al largo di queste isole negli anni '70, la meccanizzazione dei processi industriali e le importazioni a basso costo hanno spinto molte persone a dedicarsi a mestieri più redditizi. E oggi, la settantenne Hazel Tindall teme che la sua passione scompaia.
“Penso che tra dieci anni sarà impossibile venire qui e comprare cose fatte a mano”, ha detto all’agenzia AFP dalla sua casa a nord della città principale delle Shetland, Lerwick. “Forse potrete trovare delle cose fatte a macchina, ma a mano...”.
Il lavoro a maglia è un'attività che richiede tempo, pazienza e preparazione, afferma Tindall. “Il problema è che le persone non apprezzano il valore del tempo e degli sforzi necessari per un capo lavorato a mano e non sono disposte a pagarne il giusto prezzo”.
La settantenne ha cronometrato se stessa per scoprire quanto tempo le ci è voluto per realizzare un maglione: 90 ore, senza contare la preparazione. Stando così le cose, questa attività le rende “appena più del salario minimo”.
La questione della sostenibilità
I gruppi di lavoro a maglia stanno diventando sempre meno popolari tra i giovani locali. Permettono però di conservare modelli e tecniche tradizionali come lo jacquard, particolarmente complessi da realizzare.
Hazel Tindall cerca in qualche modo di preservare la tradizione. Ha insegnato ai suoi nipoti a lavorare a maglia, organizza laboratori per gente del posto e turisti e offre persino dei corsi e dei metodi online.
C'è da dire che sfrutta quella piccola notorietà che le è stata concessa dal titolo di “magliaia più veloce del mondo” durante una gara negli Stati Uniti nel 2008, quando realizzò 255 punti in tre minuti.
La chiave del successo? “La pratica, la pratica, la pratica”, dice. “Lavoro a maglia da 65 anni”, aggiunge. “Forse anche di più, chissà, ma non ricordo. Ho un vago ricordo di quando ho imparato a leggere, ma non di quando ho imparato a lavorare a maglia”.
Per lei, realizzare abiti a mano con materiali sostenibili come la lana è più importante che mai, soprattutto per le questioni ambientali. Indossa maglioni che lavorava a maglia a volte più di 40 anni fa. “La lana delle Shetland (...) è così morbida, resistente e leggera” pur essendo al contempo “veramente molto calda”.
La conoscenza dei pizzi
Per evitare che la tradizione si perda, lo Shetland Textile Museum propone dei laboratori di cucito, mentre un altro museo locale espone una collezione di lavori a maglia per far scoprire le tecniche tradizionali.
Carol Christiansen, curatrice e conservatrice di quest'ultimo, teme che il know-how intorno al merletto vada perduto. “È una forma molto specializzata di lavoro a maglia e filatura”, ha detto all’agenzia AFP. “Rappresenta ancora una parte importante della tradizione delle Shetland”.
Per Hazel Tindall, preservare l'arte del lavoro a maglia va ben oltre le semplici tecniche da salvare. “Il lavoro a maglia significa tutto per me”.
Dalla poltrona, alza lo sguardo per controllare il suo quaderno. Pochi secondi dopo, riprende il rassicurante ticchettio dei ferri da maglia. Hazel Tindall ha uno jacquard da finire.
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