Nel 2020, SMCP ha stretto i cordoni della borsa per limitare le perdite
In gennaio, SMCP presentava l’impatto della pandemia di Covid-19 sulle sue attività nel 2020. Le vendite dei marchi Sandro, Maje, Claudie Pierlot e De Fursac accusavano un calo di oltre il 28%, a 873 milioni di euro, rispetto al 2019.
Una contrazione importante, che però avrebbe potuto essere più marcata senza una ripresa del mercato cinese a fine anno e lo slancio delle vendite nell’e-commerce, cresciute del 27,6%. In questo contesto, e mentre la solidità finanziaria del suo proprietario European Topsoho, società appartenente al cinese Shandong Ruyi, fa sorgere molti interrogativi, il dettaglio della performance finanziaria del colosso francese del lusso accessibile era molto atteso.
Il 24 marzo, il gruppo diretto da Daniel Lalonde ha dunque svelato il proprio bilancio annuale, che mostra una perdita netta di 102 milioni di euro, mentre invece un anno prima registrava un utile di 43 milioni di euro. Escludendo i deprezzamenti di asset e diritti d’utilizzo, la perdita si limita a 40 milioni di euro.
Tuttavia, il gruppo evidenzia un punto positivo: il miglioramento del suo free cash flow, ovvero il flusso di cassa disponibile, passato in un anno da 0,2 a 8 milioni di euro grazie a un miglioramento del fabbisogno di capitale circolante. Secondo la direzione, ciò è legato a “un ottimo controllo delle scorte, aiutato dall’implementazione di nuovi processi di demand planning (pianificazione della domanda, ndr.) e da una gestione sana dei crediti verso la clientela. Nello stesso tempo, il gruppo ha adottato una gestione rigorosa dei propri investimenti lungo tutto l’arco dell’anno”. Questi sono passati da quasi 70 milioni di euro a 56 milioni.
Il gruppo transalpino registra un Ebitda adjusted di meno di 180 milioni, contro i 286 milioni di euro precedenti. “Ciò riflette il significativo calo del fatturato combinato ad una riduzione di 3,8 punti del margine lordo, a causa di un aumento dell'intensità delle promozioni e di un aumento delle operazioni di liquidazione per ridurre il livello delle scorte. Tutto ciò è stato parzialmente compensato dall'attuazione di forti misure di risparmi sui costi che hanno generato minori spese per oltre 100 milioni di euro e che hanno consentito a SMCP di variabilizzare oltre il 65% dei suoi costi operativi”.
A forza di rinegoziazioni di locazioni commerciali, del ricorso alla disoccupazione parziale, di una gestione rigorosa della forza lavoro e di un’ottimizzazione delle spese generali e amministrative (come il monte salari e le spese discrezionali), il gruppo spiega di aver visto il proprio Ebitda adjusted passare da 55,1 milioni di euro nel primo semestre a 124,5 milioni nel secondo. Soprattutto, il gruppo ha saputo limitare il suo livello di indebitamento.
“Come previsto, i nostri risultati annuali sono stati fortemente influenzati dalla pandemia, che ha portato all’adozione di misure di confinamento nella maggior parte dei Paesi e ad un blocco dei flussi turistici”, spiega Daniel Lalonde nel comunicato di SMCP. “Tuttavia, il gruppo ha dimostrato la propria reattività implementando immediatamente delle misure robuste per ridurre i costi e spingere l’e-commerce in modo da limitarne l’impatto. Alla fine dell’anno abbiamo annunciato un nuovo piano strategico che consentirà di plasmare i nostri marchi a livello mondiale. SMCP oggi è ben posizionato per cogliere le opportunità di crescita del suo mercato e sono fiducioso nella capacità dei nostri talentuosi team di continuare la nostra roadmap e fare di SMCP un leader mondiale del lusso accessibile”.
Il gruppo, che sottolinea di avere attualmente un terzo dei propri negozi chiusi, non ha fornito prospettive per l’esercizio 2021.
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