Nel 2018 Gucci si conferma la “macchina da soldi” di Kering
Gucci si conferma la “colonna vertebrale” di Kering, come l’ha definita il patron del gruppo del lusso, François-Henri Pinault, il 12 febbraio, in occasione della conferenza relativa alla pubblicazione dei risultati annuali. Da ricordare che il marchio aveva già raggiunto i suoi obiettivi prima del tempo con un giro d’affari di 8,28 miliardi di euro nel 2018, registrando un balzo del +33,4% (+37% a dati comparabili), quando già lo scorso anno la base di comparazione era stata molto alta.
“Gucci ha messo a segno un altro anno eccezionale, con una crescita sana e molto equilibrata”, ha aggiunto l’imprenditore. Con una progressione delle vendite in comparabile del +28% al quarto trimestre e “un inizio d’anno molto buono”, la griffe guidata da Marco Bizzarri e dal Direttore Artistico Alessandro Michele vede davanti a sé un futuro roseo.
Le vendite dei negozi di proprietà sono cresciute del 38% a perimetro comparabile e full price (+29% nel quarto trimestre) “in tutte le categorie di prodotto, in tutte le regioni e presso tutti i clienti, di qualsiasi nazionalità ed età”, ha sottolineato il Direttore Finanziario, Jean-Marc Duplaix. Il fatturato wholesale è aumentato del 31%. Da notare l’equilibrio raggiunto tra le collezioni permanenti, che rappresentano il 70% delle vendite totali, e i nuovi prodotti che amplieranno la linea di carry-over dal momento in cui il loro successo sarà confermato.
Questa crescita di fatturato ha avuto effetti positivi sul risultato operativo, nonostante Gucci continui a investire, con una salto del 54,2% rispetto al 2017, a 3.275 miliardi di euro, raggiungendo un margine di 39,5% nel 2018. La maison ha così registrato un nuovo record di profittabilità, assicurando a Kering oltre l’80% dell’utile operativo del gruppo, arrivato a 3,944 miliardi di euro.
Vera e propria punta di diamante della galassia Kering, Gucci continua a mostrare grandi ambizioni. Il gruppo ha confermato l’obiettivo di raggiungere un giro d’affari di 10 miliardi di euro. L’ambizione è di “crescere due volte più veloce del mercato, che dovrebbe ipoteticamente aumentare tra il 5 e il 6%. Per Gucci è realizzabile, anche tenendo conto di un contesto più complesso. È molto probabile che Gucci sia in grado di raggiungere un margine operativo del 40% se rimaniamo in questa ipotesi di crescita”, ha spiegato Jean-Marc Duplaix.
La maison milanese intende anche “superare il miliardo di euro di giro d’affari su Internet”. Gucci non rilascia il fatturato attuale del suo e-commerce, ma precisa che le vendite online, che rappresentano il 6% delle vendite retail, sono aumentate del 70% nel 2018 e che sono ancora al di sotto della media in Cina, cosa che garantisce al brand margini di miglioramento con una clientela “di tutte le età”.
Per François-Henri Pinault, Gucci è ancora lontano dall’esprimere tutto il suo potenziale, in particolare per quanto riguarda i profumi, gestiti da Coty. “Questa licenza è ancora molto modesta, realizziamo 400 milioni di euro con Coty. In questo segmento vogliamo ottenere risultati migliori”, ha dichiarato ai giornalisti dopo la presentazione dei dati. “Ci siamo avvicinati ai team di Coty, lavoriamo con loro più a monte sulle fragranze, sul packaging e sulle campagne, al fine di avere una maggiore coerenza creativa tra i due mondi. Gucci ha per vocazione di avere un approccio globale ai prodotti per la cura del corpo e per il make up”. Nuove collezioni che dovrebbero arrivare sul mercato entro quest’anno.
Altra leva di sviluppo, il lancio di una linea di alta gioielleria, “che rafforzerà ulteriormente il posizionamento alto di gamma di Gucci”. Inoltre, la maison vuole crescere nel travel retail, dove è “sotto rappresentata”, con l’obiettivo di portare il canale al 10% del giro d’affari totale.
La strategia di efficienza commerciale del brand gli ha permesso di raggiungere una redditività dei negozi di 40.000 euro al metro quadrato nel 2018. Tale strategia passa soprattutto dal rinnovamento delle boutique con il nuovo concept sviluppato da Alessandro Michele, che ha permesso di presentare più categorie di prodotto e assortirle meglio. Ci vorranno ancora due o tre anni per rinnovare tutta la rete di store con questo concept, implementato finora sul 43% dei negozi.
A fine 2018 Gucci contava 540 monomarca, 11 in più rispetto all’anno precedente. “Il network è già stabile, ma lavoriamo sulla qualità in termini di dimensioni delle boutique, attraverso ampliamenti e miglioramenti della posizione”, ha concluso François-Henri Pinault, sottolineando anche come “la maggiore internazionalizzazione della catena di approvvigionamento ha permesso di adattare meglio lo strumento industriale all’aumento dei volumi con una maggiore qualità, riducendo al contempo i ritardi di immissione dei prodotti sul mercato”.
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