24 gen 2019
Moneta nasce puntando a strutturare una filiera della lana 100% italiana
24 gen 2019
Al recente Pitti Uomo 95 ha debuttato Moneta Clothing, marchio che produce interamente in Italia, il quale ha scelto la kermesse fiorentina per lanciare la sua prima collezione, che si focalizza su un materiale specifico, la lana casentino, e su un modello storico della tradizione dei capispalla, il peacoat.

Il punto di partenza del progetto è stato il desiderio di Antonio Moneta, fondatore, designer e socio unico del brand, di reinterpretare il peacoat con materiali di pregio (la lana casentino del lanificio di Stia), un design contemporaneo, e l’uso spregiudicato del colore e del contrasto di colori. Moneta esordisce con una una collezione di giacconi uomo e donna, proposti in 9 colori contemporanei (nero, blu polvere, blu royal, verde bandiera (solo uomo) pervinca, rosa (solo donna) rosso ciliegia, corallo, giallo ocra, bianco lana), e un taglio più moderno.
“Sin da adolescente ero affascinato dal peacoat, tanto che chiedevo sempre a mia madre, che fa la sarta, di cucirmelo in altri colori, più vivaci e diversi da quelli classici”, racconta a FashionNetwork.com Antonio Moneta. “Questa passione mi era sempre rimasta, tanto che oggi il peacoat ho deciso di produrmelo io, attualizzandolo nelle forme e nelle tonalità di colori, anche con cuciture a contrasto, inusuali per un capospalla, e producendolo totalmente in Italia, dal tessuto ai bottoni, dalla fodera alla confezione”.
“Il nostro progetto futuro è quello di creare una filiera della lana italiana, che oggi non esiste più, o quasi. Oggi la lana viene importata, e solo dopo lavorata in Italia, mentre noi vorremmo che tutti i passaggi, dalla tosatura delle pecore, al lavaggio della lana, alla tessitura, diventassero davvero al 100% italiani”.
“Con Moneta Clothing abbiamo intrapreso un percorso di partnership che ci porterà a valorizzare lo storico tessuto del casentino grazie all’innovazione sostenibile e una filiera sempre più Made in Italy, a partire della lana e dagli allevamenti”, sottolineato infatti Claudio Grisolini, titolare della Tessilnova S.r.l. (ex Lanificio di Stia). “Io ci sto provando da 20 anni a creare questa filiera della lana 100% italiana. L’incontro con Antonio Moneta è stato importantissimo in questo senso”.

L’obiettivo distributivo di Moneta Clothing è arrivare a coprire tra i 50 e i 100 punti vendita di fascia alta in Italia nel 2019. “Proponiamo ai dettaglianti un coefficiente di ricarico tra il 2.5 e il 3, così il prezzo finale al pubblico del nostro peacoat sarà collocato tra i 725 e gli 850 euro”, dice il giovane imprenditore.
Il tessuto casentino è nato a Stia, in provincia di Arezzo, nel Trecento, dove veniva realizzato l’orbace, un tessuto di lana grossa che trattato all’allume di Rocca, e unito per errore a coloranti chimici, diede vita a un panno resistentissimo, impermeabile e traspirante: il casentino, appunto. Un tessuto che oggi sarebbe definito “tecnico”.
È invece figlio del XVIII secolo il caban o peacoat, giaccone di lana grossa che venne adottato prima dalla Marina britannica per i suoi sottufficiali, poi da quella tedesca e infine da quella statunitense fino agli anni Settanta del Novecento.
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