Moncler: l’utile vola nel primo semestre
Moncler prosegue la sua corsa a ritmo sostenuto. Nei primi 6 mesi dell’anno, il marchio italiano di piumini di lusso ha visto crescere l’utile netto a 41,8 milioni di euro, per un +25% rispetto allo stesso periodo di un anno prima, con un margine che è risultato essere del 10,3% rispetto al giro d’affari totale. Quest’ultimo cresce invece del 18% (+17% a cambi costanti), a 407,6 milioni di euro.
Il margine operativo lordo rettificato (Ebitda) è di 97 milioni di euro, in progressione del 24%, con un margine del 23,8%.
Come sottolinea, rallegrandosi di questi dati in un comunicato, l’AD del gruppo, Remo Ruffini, che ha comprato la firma francese nel 2003 e l’ha fatta entrare in Borsa dieci anni dopo, nel dicembre del 2013: “Dalla quotazione del marchio a oggi, si tratta del 14° trimestre consecutivo con una crescita a due cifre per Moncler”. Nel secondo trimestre l’incremento ha infatti raggiunto il 20%.
Il gruppo mantiene così la cadenza del primo trimestre, registrando risultati positivi su tutti i mercati e i canali distributivi. Nel 1° semestre, le vendite nei Paesi europei, Italia esclusa, che rappresentano un terzo del volume d’affari di Moncler, sono cresciute del 20% a cambi correnti (+24% a cambi costanti), a 127,4 milioni di euro, mentre in Italia sono aumentate del 7%.
Il fatturato è stato sostenuto anche dalla buona performance di Moncler in Asia, dove nel periodo il marchio è cresciuto del 19%, a 159,6 milioni di euro, soprattutto in Cina, in Corea del Sud e in Giappone.
In questo Paese, Moncler annuncia di aver prolungato per 5 anni, dunque fino al termine del 2023, il suo accordo con Yagi Tsusho, partner con il quale ha sottoscritto nel 2008 il contratto di joint venture che ha portato alla creazione di Moncler Japan Corporation, di cui l’etichetta italiana possiede il 51%.
Il fatturato dei 191 negozi in proprio del gruppo è aumentato del 21% nel corso dei primi 6 mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo dell’annata precedente. Il marchio conta anche 46 shop-in-shop (wholesale). Le sue vendite all’ingrosso sono aumentate dell’8%, mentre quelle al dettaglio a perimetro comparabile sono cresciute del 14%.
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