21 nov 2011
Moda: la distribuzione multimarca tra vecchie crisi e nuove opportunità
21 nov 2011
Presso la Sala Colucci della sede di Unione Confcommercio Milano, Lodi e Monza e Brianza si è svolto il Convegno organizzato da FederModaItalia Milano dal titolo “Moda: la distribuzione multimarca tra vecchie crisi e nuove opportunità”.
Nel corso del convegno, dopo il saluto del Presidente di Confcommercio Imprese per l’Italia – Carlo Sangalli e l’introduzione del Presidente di Federazione Moda Italia, Renato Borghi, il sociologo prof. Enrico Finzi, Presidente di Astra Ricerche, ha illustrato i risultati di una recente ricerca commissionata da Federazione Moda Italia sul “sentiment” degli italiani e le tendenze dei consumi per il prossimo anno.
La ricerca è stata effettuata per via telematica su un campione di intervistati con un indice di rappresentatività di circa 51 milioni di italiani, dai 15 anni ai 64 anni. I dati sono riferiti all’inizio di novembre 2011. Gli italiani interpellati su che percezione avessero della loro attuale situazione personale, hanno risposto “male” nel 66,1% dei casi. Solo 13.700.000 hanno risposto di essere soddisfatti del loro presente. Hanno risposto negativamente il 74% dei salariati ed il 70% degli studenti/non occupati. Tra chi invece ha risposto “bene”, l’età media è tra i 35 ed i 44 anni e, nel 47% dei casi, appartiene a regioni del Nord, nel 37% a regioni “alte” del Centro Italia.
Alla domanda circa le previsioni a breve sulla quantità di prodotti acquistati, il 15,9% ha risposto che li accrescerà, il 51,1% che li manterrà stabili, il 33% che li diminuirà. Tra coloro che intendono ridurre le proprie spese, la maggior parte ha dai 45 anni in su. Alla richiesta di fare una previsione sulla disponibilità di spesa del consumatore, gli intervistati rispondono nel 51,6% dei casi che acquisteranno a prezzi più bassi, nel 48,4% dei casi che acquisteranno a prezzi invariati o poco più alti. Questo dato dobbiamo interpretarlo come una tendenza generale a voler comprare, ma a prezzi più ragionevoli. Il dato riguarda non solo le persone meno facoltose o di minor cultura, ma anche persone di ceto alto.
Molto interessante è poi il risultato riguardante la qualità dei prodotti acquistati: a chi è stato chiesto se fosse disposto a rinunciare alla qualità di ciò che compra in favore di un maggior risparmio, il 62,5% ha risposto di no e che acquisterà prodotti della medesima qualità, l’8,3% che comprerà prodotti di qualità superiore ed il 29,2% che comprerà prodotti di qualità inferiore. L’italiano, quindi, preferisce comprare meno, ma senza rinunciare alla qualità di ciò che acquista. Siamo – come definisce il Professore Enrico Finzi – un Paese che possiede la cultura della qualità e del bello, una delle doti che ci contraddistingue nel mondo, anche se la situazione sta evolvendo in peggio.
E su quali beni l’italiano è deciso a ridurre la sua spesa? Al primo posto con il 44,4% delle risposte troviamo l’abbigliamento. Il dato più allarmante riguarda gli italiani tra i 45 ed i 54 anni, casalinghe e salariati del centro-nord che prevedono un risparmio su tale settore fino al 51%. Al terzo posto della classifica delle minori spese si posizionano calzature, borse e altri accessori, con una percentuale pari al 38,5%.
Interpellati sul loro amore per le “firme”, solo il 28% si è dichiarato fan incondizionato, un altro 28% se ne dichiara acerrimo nemico, il 27% amante, ma solo di poche, il 17% dichiara di amarle con moderazione. I dati evidenziano un indebolimento del peso delle “griffe” a favore di un graduale processo di “debrandizzazione” dei prodotti.
Quanto ai principali motivi alla base della crisi delle “firme”, l’indagine segnala l’indifferenza percepita dal consumatore tra prodotti di marchi diversi spesso troppo simili tra loro, anche a livello di qualità, oltre ad un’offerta percepita come esorbitante.
AstraRicerche ha proposto alcune importanti strade da seguire per migliorare la situazione. Prima fra tutte quella del ricambio generazionale: lasciare spazio alle nuove leve affinché apportino innovazione alle imprese familiari. Accettare poi la regola delle 3 “M”, che il consumatore, cioè, voglia comprare Meno, Ma Meglio. Perciò si deve puntare sulla qualità, a prezzi abbordabili offrendo garanzie ai consumatori sull’origine e l’autenticità dei prodotti. Molto importante anche avvalersi delle nuove tecnologie, sempre più usate, per dare visibilità alla propria azienda sul web.
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