6 nov 2019
Moda e lusso: sostenibilità e omnichannel le principali sfide per il futuro
6 nov 2019
Il 24° Fashion Summit organizzato da Pambianco Strategie di Impresa in collaborazione con Deutsche Bank, svoltosi il 6 novembre a Milano presso la sede di Borsa Italiana, ha posto l’accento su due delle principali sfide che le aziende della moda e del lusso dovranno affrontare nel prossimo futuro: sostenibilità e omnichannel.

“Non sono due tematiche nuove: di multicanalità si è iniziato a parlare già negli anni 2000 e di sostenibilità dal 2010. Oggi però il focus su tali temi sta crescendo sempre di più, guidato dai consumatori, e le aree di impegno da parte delle aziende sono tante e complesse. Sono argomenti trasversali al settore, che riguardano tutti, dal lusso al fast fashion”, ha commentato David Pambianco, CEO di Pambianco Strategie di Impresa.
Di certo la moda non è, perlomeno non ancora, un settore sostenibile: determina infatti tra l’8 e il 10% delle emissioni di gas serra globali, il 20% dell’inquinamento delle acque reflue industriali e ogni anno rilascia negli oceani 0,5 milioni di tonnellate di microfibre di plastica. Inoltre, il 65% dei consumi di tessuti è ancora in fibre sintetiche non biodegradabili e, dal punto di vista sociale, solo il 3% del prezzo degli abiti made in Asia remunera la manodopera in modo adeguato (lo stipendio mensile medio in Bangladesh è di 63€).
Qualcosa però sta cambiando: “Nel 2008 solo i grandi gruppi internazionali del lusso (LVMH, Kering, Hermès) e del fast fashion (Inditex e H&M) avevano un bilancio di sostenibilità, ora lo redigono anche aziende più piccole”, ha spiegato David Pambianco. “Moltissime realtà, anche quelle di dimensioni minori, oggi lanciano iniziative in tal senso: ad esempio Prada con il progetto Re-Nylon, Twinset con l’iniziativa Please Don’t Buy, che propone una collezione che può essere solo noleggiata, o la capsule di denim sostenibile di Liu Jo, solo per citarne alcuni. Quello che manca a nostro avviso sono degli standard universalmente riconosciuti, anche se associazioni di categoria e governi stanno iniziando a dare delle linee guida”.

Pambianco sottolinea poi come la sostenibilità sia un’opportunità per le aziende italiane, già a buon punto su questi fronti perché nel nostro Paese ci sono norme stringenti in questo ambito; inoltre, produzioni artigianali, tracciabilità della filiera, legame con il territorio e tutela dei lavoratori sono aspetti che caratterizzano la nostra industria.
Il valore della produzione dei top 10 brand del lusso è cresciuto dai 6,6 miliardi di euro del 2008 a 14,8 miliardi nel 2018 (+123% in 10 anni); circa l’80% del totale è prodotto nel nostro Paese, per un valore di quasi 12 miliardi di euro. Non stupisce, dunque, che i principali gruppi francesi abbiano acquisito o costruito aziende produttive in Italia (LVMH con Bopel, Cou.Bo, Lucilla, M. des Souliers, M. des Accessoires, Mardi e Thélios; o Kering con Caravel, Garpe, Pell. Annalisa, Toscoval e Valigeria Toscana).
Per quanto riguarda il tema dell’omnicanalità, Pambianco ha sottolineato come oggi sia sempre più difficile operare una netta divisione tra i vari canali: “Nel 2008 il fatturato dei primi 10 gruppi del lusso, pari a 33,3 miliardi di euro, era rappresentato per il 78% dal retail, per il 19,8% dal wholesale, per l’1,8% dal travel retail e solo per lo 0,4% dall’e-commerce. Oggi, se il retail continua ad essere molto importante (70%), sui 91,5 miliardi di euro di giro d’affari degli stessi 10 gruppi (+175% in 10 anni) il wholesale è in leggero calo al 18%, mentre e-commerce e travel retail salgono, rispettivamente, al 9,5% e al 2,5%. Inoltre, c’è una forte commistione tra i canali offline e online”.
Emblematiche in tal senso sono le acquisizioni di player online da parte di aziende tradizionali, e viceversa, con la nascita dei primi “gruppi omnichannel”: ad esempio, Neiman Marcus che ha acquisito Mytheresa.com nel 2014, Richemont con YNAP nel 2018 e Farfetch con New Guards Group (Off-White, Palm Angels, ecc.) quest’anno.
“In conclusione, possiamo dire che sia sostenibilità che omnichannel sono delle opportunità per le aziende italiane, ma anche delle sfide, perché aumentato la complessità aziendale”, ha commentato David Pambianco in chiusura del suo intervento. “La risposta a tali sfide, a nostro avviso, è la crescita dimensionale”.
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