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Adnkronos
Pubblicato il
6 feb 2020
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Moda donna: nel 2019 giù i consumi interni, ma l'export vola (+4,8%)

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Adnkronos
Pubblicato il
6 feb 2020

Relativamente al mercato italiano, sulla base delle elaborazioni del Centro Studi di Confindustria Moda sui dati rilevati da Sita Ricerca, la moda femminile risulta, ancora una volta, interessata da un arretramento dei consumi nazionali. Dopo una Primavera/Estate archiviatasi con un calo del -2,8%, il ritmo di caduta si conferma sostanzialmente tale anche nella seconda parte dell'anno, ma il consumo ritrova slancio proprio nel mese di dicembre, sostenendo i risultati dell'ultimo bimestre; per i dodici mesi si prevede, dunque, una flessione del -2,3% su base annua. Sono alcuni dei dati resi noti in vista di Super, il salone accessori e pret-a-porter donna di Pitti Immagine.

Fendi - PE2020 - Womenswear - Milano - © PixelFormula


Guardando ai mercati esteri, l'export della moda femminile italiana ha sperimentato una prosecuzione del trend favorevole, ripartito nel 2010, assistendo peraltro ad un'accelerazione del ritmo di crescita. In particolare, per l'anno 2019 il fatturato estero dovrebbe infatti archiviare una variazione pari al +4,8%, superando così ampiamente gli 8,8 miliardi di euro. L'import di moda donna, di contro, è atteso portarsi sui 5 miliardi, in virtù di una crescita stimata al +5,0%.

Il surplus commerciale di settore dovrebbe oltrepassare i 3,85 miliardi euro (si stimano oltre 160 milioni di euro in più rispetto al dato annuo 2018).

Secondo i dati Istat ad oggi disponibili, relativi al periodo gennaio-ottobre 2019, l'export risulta interessato da una dinamica di aumento pari al +6,6%. L'import archivia, invece, una variazione del +5,9%. Nel periodo in esame, le vendite oltreconfine oltrepassano i 7,9 miliardi di euro; contestualmente le importazioni superano i 4,9 miliardi. Il saldo commerciale di periodo, quindi, si porta ai 3 miliardi, in aumento rispetto all'avanzo dei primi dieci mesi del 2018 (217 milioni di euro in più).

Analizzando le performance per macro-area geografica, si rileva una generalizzata evoluzione positiva della UE e delle aree extra-UE; in termini di export, la UE cresce del +6,2% (coprendo il 50,5% del totale esportato di comparto), mentre le vendite extra-UE si incrementano del +7,0%. Relativamente alle importazioni, la UE sperimenta un aumento pari al +9,1%, mentre l'extra-Ue del +2,8%, assicurando il 49,1% dei flussi in ingresso.

In ambito UE, la Francia, primo mercato di sbocco della moda femminile made in Italy con una quota dell'11,3%, mostra una discreta variazione positiva pari al +8,1%. La Germania frena, invece, al -0,2%. Il Regno Unito mette a segno una dinamica del +12,2%, incidendo per il 7,3% del totale, mentre la Spagna inverte nuovamente il trend e presenta un rimbalzo del +10,3%. Con riferimento a mercati di minor dimensione in termini di valore dell'export di womenswear, Austria e Polonia crescono rispettivamente del +24,6% e del +2,1%. Contrazioni si rilevano, invece, per Belgio (-1,4%) e Paesi Bassi (-12,7%).

Relativamente ai mercati extra-europei si riscontra una crescita vigorosa nel caso della Svizzera, che archivia un +31,2%, passando in terza posizione; la performance di tale mercato, in primis piattaforma logistico-commerciale per molti operatori del settore moda, dà comunque conto di un favore che il mercato globale, verso cui verranno in larga parte redistribuiti i capi donna in esame, riserva alle produzioni italiane e, in particolare, a quelli di importanti griffe del lusso. L'export verso gli USA registra una variazione del +11,4%, coprendo il 7,9% del totale esportato di comparto. Interessato da un calo di rilievo, pari al -12,3%, risulta Hong Kong, mentre le vendite dirette in Cina crescono del +14,1%; nonostante i risultati dicotomici, se sommanti, Cina e Hong Kong, con un totale di oltre 860 milioni di euro, sarebbero secondi alla sola Francia.

Restando in Far East, il Giappone prosegue nel trend favorevole imboccato nel 2018 e chiude i 10 mesi 2019 in aumento del +12,1%, mentre la Corea del Sud accelera al +18,3%. In controtendenza rispetto al dato medio e alla maggior parte dei main partner, l'export verso la Russia, che nel gennaio-ottobre 2018 era calato del -1,4%, assiste ad un deterioramento nel corso del 2019, archiviando un decremento del -6,7% nel periodo in esame, per un valore complessivo di 392 milioni di euro (corrispondente al 4,9% del totale esportato di comparto).

Passando ai principali supplier, la Cina resta interessata da una dinamica di segno negativo, pari al -1,7%, coprendo comunque il 18,1% dell'import totale di comparto. Alla flessione cinese, si contrappone tuttavia l'aumento dei Paesi Bassi (+13,2%) e del Belgio (+1,2%), Paesi tradizionali porte d'ingresso per merci asiatiche. Guadagna il secondo posto la Spagna, in virtù di una crescita particolarmente sostenuta (+86,1%), sorpassando così la Francia in flessione, invece, del -19,6%. Proseguendo nell'elenco dei main supplier per valore di import in Italia, il Bangladesh presenta un'accelerazione al +8,4%, mentre Romania e Germania segnano rispettivamente un -0,1% e un +5,4%. Salgono le importazioni provenienti dalla Turchia (+7,1%) e dall'India (+3,1%), mentre calano dalla Tunisia (-2,8%).

La maglieria femminile guadagna un +12,0% oltreconfine, confezione e camiceria crescono rispettivamente del +4,3% e del +3,5%, mentre l'abbigliamento in pelle non va oltre al +0,3%. Nel caso delle importazioni un incremento double-digit interessa la confezione donna, che chiude i dieci mesi con una variazione del +11,0%; l'import di camiceria femminile e di abbigliamento in pelle risultano positivi per poco più del +2,0%. Inoltre, la maglieria femminile proveniente dall'estero, dopo la crescita a doppia cifra del 2018, decelera al +1,1% nel periodo considerato.

Sul fronte interno, il complesso dei prodotti di Tessile-Abbigliamento l'A/I 2018-19 è stato ancora caratterizzato da un trend negativo sia a valore (-3,1%) sia a volume (-2,4%). In tale contesto, la moda donna ha accusato una flessione in linea con la media settoriale: la spesa corrente archivia infatti una variazione pari al -3,2%, performando meglio della moda maschile.

L'unica merceologia caratterizzata da segno positivo (cosi come nell'A/I 2017-18) è la camiceria, grazie in particolare alle bluse, capo molto versatile e adatto a svariate occasioni, il cui sell-out ha archiviato un aumento pari al +1,7%. Sia la confezione sia la maglieria deludono, sperimentando rispettivamente un calo del -4,1% e del -2,4%. La confezione resta, comunque, preponderante, assorbendo il 56,9% del sell-out a valore; segue la maglieria al 34,9%. La confezione in pelle, dopo le contrazioni di rilievo accusate nelle due precedenti A/I, flette del -5,0% e risulta circoscritta all'1,6% del mercato donna.

Sul fronte retail, le catene, dopo la battuta d'arresto della precedente stagione invernale (-1,9%) cambiano passo e tornano interessate da una crescita del sell-out intermediato, nella misura del +2,1%. Si confermano così primo canale per la moda donna, a quota 47,7% del mercato a valore. In particolare, le catene risultano premiate in tutti i segmenti ad eccezione della sola pelletteria (cedente, peraltro, in tutti i canali). La GDO cala del -5,5%, complici le forti perdite nel canale food e grandi superfici; in controtendenza, invece, si muovono i Grandi Magazzini, che vedono aumentare le vendite intermediate del +3,3%, anche loro grazie a confezione, maglieria e camiceria. Se nell'A/I 2017-18 l'online aveva contenuto l'aumento al +1,7%, nell'A/I in esame risulta interessato da una dinamica di crescita assai vivace, pari al +36,4%.

Guadagna così uno share del 9,8% del mercato (più 2,8 punti quota rispetto all'A/I 2017-18); supera così il dato medio stagionale per il complesso del Tessile-Moda pari al 7,3%. Nel periodo monitorato, il dettaglio indipendente risulta interessato da un nuovo peggioramento e segna una flessione del -12,2%; passa, pertanto, al 19,5% del mercato. L'indipendente vede una contrazione delle vendite trasversale a più prodotti, con l'eccezione della sola maglieria pesante (+1,3%). Si mantengono in flessione su toni sostenuti le vendite sia presso gli outlet sia presso gli ambulanti. A fronte delle trasformazioni che il mercato interno sta vivendo, la spinta maggiore alla moda femminile anche per il 2020 verrà dai mercati internazionali, pur in uno scenario mondiale particolarmente complesso sotto il profilo politico ed economico.

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