Milano Fashion Week: un giro del mondo in sei sfilate
La Milano Fashion Week si è conclusa lunedì con un bilancio positivo, ritrovando un'animazione e un'effervescenza degne dell'era pre-covid. La settimana ha riunito più di 170 collezioni, annoverando ancora una volta nel proprio calendario molti giovani brand provenienti da tutto il mondo, come testimoniano le sfilate presentate domenica e nel giorno di chiusura, lunedì. Panoramica con Münn, Lagos Space Programme, Maxivive, Maison Alvine Demanou, Hui e Ramzen, rispettivamente provenienti da Corea del Sud, Nigeria, ancora Nigeria, Camerun, Cina e Arabia Saudita.

Con Lagos Space Programme (LSP), il suo marchio no gender fondato nel 2014, il nigeriano Adeju Thompson ci immerge nella notte africana. Il suo film emana un'atmosfera magica tra piante rigogliose al suono di tamburi, intervallate da immagini festose di processioni di donne in camicie di pizzo e abiti da festa.
Per la prossima estate, lo stilista continua ad esplorare la ricchezza del patrimonio africano e il suo savoir-faire ancestrale attraverso tessuti sobri e preziosi in cui tagliare principeschi boubou (o agbada, gli abiti-vestaglia fluidi a maniche larghissime tipici dell’Africa centrale, ndr.), ma anche attraverso tecniche artigianali, per plissettare una tunica color indaco o elaborare un abito-grembiule. Per non parlare dei suoi superbi gioielli in oro, che combinano spirito tribale e design contemporaneo.

Un altro stilista nigeriano è Papa Oyeyemi di Maxivive, il quale parte da un altro approccio, mostrando il suo gusto per una moda puramente creativa, dove le influenze africane sono solo citate in filigrana nei colori, o in alcuni tessuti e forme dei vestiti. Papa Oyeyemi ha fondato la sua etichetta androgina nel 2007, in età molto giovane, tanto che uno spirito ludico permea la sua collezione, fra zip, ricami e bottoni arcobaleno, mescolati a un'estetica virile-sexy espressa a colpi di pezzi ultra sensuali e accessori sado-maso.
Il suo guardaroba sorprende per la ricchezza in termini di materiali e tagli, ma anche e soprattutto per dettagli e finiture. Le tute di pizzo nero sono impreziosite da cristalli colorati o fiori ricamati, le coppe a rete sono ricamate, una felpa nera anch’essa ricamata si apre nella parte posteriore, i completi sono tagliati in tessuti strutturati con effetto 3D, in tela di juta o in vinile arricciato. Tutto sembra essere il risultato di un'intensa ricerca.

Hyun-min Han ha filmato negli accoglienti salotti di un palazzo la sua sfilata Primavera-Estate 2022. Il luogo più appropriato per presentare le silhouette chic dal carattere forte di Münn, il brand per uomo e donna lanciato nel 2013 a Seoul dal designer coreano fan di Alexander McQueen e Hussein Chalayan, laureato al Samsung Art & Design Institute, e transitato in particolare da Wooyoungmi.
Han rivisita brillantemente i classici del guardaroba borghese femminile, con gonne di media lunghezza tagliate di sbieco in flanella grigia, tailleur e completi-short in tweed molto Chanel, così come il cardigan bianco, ritorto con il classico motivo ornamentale ad elica, bordato di nero. Per non parlare delle giacche spencer con il collo in raso. Fiori bianchi sono applicati in ricchi ricami sul colletto di un cappotto nero, mentre un altro capospalla a tre quarti è confezionato in denim. I maxi occhiali scuri e le grosse collane a catena in metallo donano all'insieme un tocco punk.

Anche la Maison Alvine Demanou, apparsa per la prima volta nel programma milanese delle sfilate, ha presentato la propria collezione attraverso un video, girato in un palazzo veneziano. È a Venezia, infatti, che la camerunense Alvine Djatsa Kingue ha fondato la sua casa di moda dopo una carriera atipica.
Con una laurea in giurisprudenza in mano, la giovane si trasferì per la prima volta nella Città dei Dogi per seguire un corso di moda. Dopo aver collaborato con marchi italiani, è tornata in Africa per ritrovare le proprie radici, per poi ritornare a Venezia per fondare la sua maison, nella quale ha mescolato i tessuti colorati del suo continente e il know-how dell'artigianato veneziano.
Stampe dai colori sgargianti e fantasie floreali o geometriche sono le protagoniste di questa collezione, che alterna outfit eleganti e chic - con sofisticati abiti boubou, alcuni fluidi vestiti di chiffon o tailleur corti - a un guardaroba più estivo, composto da abiti in cotone leggero con spalline sottili.

Il giorno prima era stato il brand Hui a debuttare in presenza sulle passerelle milanesi. La stilista cinese di 49 anni Hui Zhou Zhao ha lanciato il suo marchio di prêt-à-porter di lusso nel 2009. Sponsorizzata dal marito imprenditore, ha ampliato il suo progetto creando nel 2015 la fondazione Hui Fund of Shenzhen Women, che preserva l'heritage e le tecniche ancestrali cinesi facendo appello alle artigiane delle province di Yunnan e Guizhou per aiutarle a emanciparsi.
È una storia di emancipazione femminile anche quella che caratterizza la sua collezione per la prossima estate, poiché si ispira al Nu Shu, un sistema di scrittura apparso 400 anni fa, usato in segreto e solo da donne appartenenti alla minoranza etnica Yao, che vive nella provincia di Hunan, quando era loro proibito studiare.
La stilista riprende i segni di questo linguaggio segreto nelle stampe o nei raffinati ricami su diversi pezzi del suo guardaroba, che mescola tradizioni cinesi ed estetica chic occidentale, oscillando tra outfit mini ed extra lunghi. Un body ricamato è indossato con un lungo cappotto senza maniche che arriva fino ai piedi, un maxi kimono è infilato su un corsetto-cravatta e pantaloncini a sbuffo per ottenere un total look.

Un'altra maison che ha mosso i primi passi alla Milano Fashion Week, nel programma degli eventi, è stata Ramzen, lanciata quest'anno da Abdul Al Romaizan, erede di una facoltosa famiglia saudita attiva nel settore della gioielleria, dell'immobiliare e dell'automotive.
Dopo gli studi negli Stati Uniti e una carriera eclettica che lo ha portato, tra l'altro, a brillare nell'organizzazione di eventi organizzando matrimoni per l'elite orientale, lo stilista si è trasferito a Milano e ora si concentra sul suo marchio di prêt-à-porter d’alta gamma da donna e da uomo, interamente realizzato in Italia.
Non lesinando sui mezzi, lo stilista ha organizzato una sfilata in pompa magna nel cortile di uno storico palazzo milanese svelando una collezione dallo spirito anni Ottanta intitolata “Joie de vivre”. Il colore viola e una stampa di fiori e fuochi d'artificio come se fosse dipinta a mano sono i due temi principali, che si riflettono nella maggior parte dei capi. Abiti lussuosi e sexy chiaramente influenzati da un'estetica ostentata in stile Versace, Dolce & Gabbana e Philpp Plein.
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