Milano Fashion Week: Filippo Grazioli ha debuttato da Missoni, Rhuigi Villaseñor da Bally
Una sfilza di giovani stilisti ha dato nuovo slancio alla Milano Fashion Week. Ci riferiamo in particolare ai cinque nuovi direttori creativi appena nominati all'interno di marchi storici. Da Ferragamo a Etro, fino a Benetton, alcuni grandi debutti erano molto attesi sulle passerelle dello scorso fine settimana. Soprattutto quelli di Missoni e Bally. Filippo Grazioli ha portato un tocco di freschezza al primo marchio, mentre Rhuigi Villaseñor ha proiettato il secondo verso il futuro con un sofisticato spirito sexy.
Missoni rivisitato e ringiovanito
Missoni si rinnova e ringiovanisce grazie a Filippo Grazioli, entrato in modo discreto all’interno della casa di moda nel 2021 dopo 18 anni trascorsi a Parigi con Martin Margiela, Hermès e Givenchy. Per la sua prima sfilata, organizzata nella luminosa hall dell'Università Bocconi su una passerella a specchio che riflette le sue silhouette esili e slanciate, lo stilista predilige un approccio soft, riprendendo i codici della griffe ed evolvendoli con delicatezza. Il risultato: una collezione frizzante, molto estiva e colorata.
La sfilata si apre con una serie di outfit in bianco e nero, un grande classico della casa di moda lombarda, che utilizzano l'emblematica tecnica della maglia fiammata Missoni. Abiti e completi in maglia si susseguono in un mix and match di righe e zebrature. Le striature si scontrano e affiancano formando immagini dalle grafiche astratte. I famosi schemi a zigzag dell’etichetta italiana vengono anche rivisitati in formati maxi o in un'esplosione caleidoscopica.
Per il creatore è un modo per gettare delle basi, come una tela bianca su cui va gradualmente ad introdurre i colori primari: ciano, magenta e giallo. Le tre tonalità scelte per declinare a turno ogni nuovo look. Il cardigan o il body in maglia abbinato al gonnellino-pareo, l'abito attillato con motivi geometrici, la sua versione drappeggiata o quella che scivola fino ai piedi, spaccata sul fianco. Filippo Grazioli gioca anche sulle trasparenze e gli scintillii con impalpabili abiti in maglia che sembrano una seconda pelle.
Bally in un’atmosfera urbana e industriale
Per la sua prima sfilata per Bally, Rhuigi Villaseñor ha optato per un arredamento più scuro, urbano e industriale, inframmezzato da pareti in lamiera arrugginita e lampade offuscate dalla nebbia. Sabato lo stilista nato a Manila ha svelato la nuova immagine che punta a dare alla storica firma svizzera, nota soprattutto per le scarpe, che non sfilava da 21 anni.
Il designer californiano di origine filippina, che nel 2015 ha fondato a Parigi il brand di streetwear di fascia alta Rhude, si è cimentato per la prima volta nel prêt-à-porter femminile. Risultato: una donna sofisticata e sexy, che ama farsi notare mentre indossa tubini ultra attillati spaccati su tutti i lati, portati possibilmente con calze a rete di strass, ma anche in completini-pigiama di gran classe fatti di seta, in completi da equitazione con stivali di pitone o in outfit ancora più audaci, come la giacca quattro tasche color oro metallizzato indossata con un semplice paio di stivali abbinati o nel caso del sinuoso abito da sera nero che si apre come un oblò sui glutei, appena protetti da un tanga.
La collezione ovviamente mette in risalto i capi in pelle, dai top-pantaloni traforati agli abiti-chemisier in suede, fino ai maxi cappotti in pizzo di pelle. Il giovane stilista presenta per la prima volta il beachwear da Bally, proponendo costumi interi molto scollati, e per la prima volta anche i gioielli, in particolare bracciali dorati, indossati a tre per un tocco appariscente.
Rhuigi Villaseñor aggiunge una buona dose di glamour cool californiano all’heritage della griffe elvetica. Equazione che ritroviamo anche negli uomini, che passano facilmente dal completo blazer doppiopetto al giubbotto-jeans in pelle di rettile, purché indossando pantofole molto chic con, come soprabito, un elegante accappatoio con stemma Bally.
Unica pecca, i sandali dai tacchi vertiginosi, devvero instabili, che costringono le modelle a strane contorsioni nell'andatura, che immaginiamo dolorose. Un particolare che ha stonato davvero, se si considerano i 171 anni di know-how che Bally può vantare nelle calzature e nel mondo del lusso.
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