Ansa
13 set 2019
Michael Kors a Brooklyn all'insegna dell'inclusione
Ansa
13 set 2019
Michael Kors è un ottimista e nel mondo dei muri alzati contro chi è diverso manda un messaggio all'insegna dell'inclusione: sia che si tratti di etnia che di atto di nascita o di identità di genere. Tutto è fluido e siamo tutti connessi è il mantra della sfilata che, in una data simbolo, l'11 settembre, lo stilista ha definito la sua "più' patriottica di sempre".

Kors ha trasferito per la prima volta la passerella da Manhattan a Brooklyn seguendo le orme della bisnonna Lina, migrante bambina dalla Mitteleuropa: a 14 anni dopo un viaggio nella stiva di terza classe approdò con 10 dollari in tasca a Ellis Island e un cugino dovette venirle incontro all'arrivo per darle gli altri dieci che servivano per ottenere l'accesso nel Nuovo Mondo. America di Simon e Garfunkel, ma soprattutto My Land is Your Land di Woody Guthrie e Pete Seeger fanno da colonna sonora.
Kors si commuove di orgoglio raccontando la storia delle sue radici. Lina si insediò nel Lower East Side ma quando il sogno americano (un business tutto suo, marito e figli) della teen-ager della Galizia divenne realtà, si trasferì a Brooklyn ed ecco che è alla Duggal Greenhouse tutta vetri con vista sull'East River e il nuovo skyline che la nuova collezione per la primavera 2020 trova il suo manifesto: "Un modo di vedere le possibilità per il proprio futuro attraverso gli occhi di chi ci ha preceduto", spiega Michael che ha conosciuto Lina: l'antenata che gli sta facendo da musa è morta che lui aveva 7 anni. Le altre e gli altri per il 2020 sono "rule breakers" come Katharine Hepburn e David Bowie. Testimonial del concetto che il genere non è specifico come dimostra uno dei look della collezione tutta Made in Italy in cui la giacca è un bodysuit indossato sotto i classici pantaloni dal taglio di sartoria. Altri spunti vengono da Broadway: Oklahoma, uno dei musical della stagione newyorchese diventa il peacot, il trench e la camicia reinterpretati: meta' prep style del Connecticut, meta' punk borchiato del Lower East Side.

Tanti i contrasti "uptown/downtown", da Park Avenue a Bushwick. I pantaloni sotto la gonna a pieghe da boarding school sono abbinati alla la giacca "da regata" a righe e sotto il golf argyle in linea con il casting più inclusivo che mai dove il pronome "loro" non lui o lei è la parola d'ordine. "Un approccio diverso a cosa è bellezza", spiega Michael incontrando la stampa internazionale alla vigilia della sfilata immaginata all'insegna del "preppy/punk": "Kennebunkport, la residenza del Maine dove si radunava ogni anno il clan dei Bush e preppy per eccellenza diventa oggi Kennepunkport". Un gioco di parole, una battuta che forse sfugge, ma che per chi vive negli USA da anni ha mille significati.
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