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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
29 gen 2021
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Mentre Asos è su Topshop, Boohoo tratta per acquistare altri tre brand di Arcadia

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
29 gen 2021

Il gruppo britannico che vende abbigliamento online Boohoo ha annunciato venerdì di essere in “trattative esclusive” con il gruppo Arcadia in fallimento per l'eventuale acquisizione dei marchi Dorothy Perkins, Wallis e Burton.

Dorothy Perkins


“Queste discussioni possono o potranno non essere seguite da un accordo di acquisizione”, ha indicato in una breve nota Boohoo, che ha appena acquistato la catena di grandi magazzini Debenhams, istituzione del commercio britannico anch’essa costretta a cedere alle conseguenze economico-finanziarie della pandemia di coronavirus.
 
Uno dei principali rivali di Boohoo, Asos, ha invece comunicato questa settimana di avere messo gli occhi su Topshop, la catena di abbigliamento a basso costo e principale brand di Arcadia, e di essere interessato anche all’acquisto delle altre sue etichette Topman, Miss Selfridge e HIIT. Secondo Sky News, infatti, il gruppo di ready-to-wear online sarebbe al momento il favorito e offrirebbe di comprare il marchio per oltre 250 milioni di sterline (281 milioni di euro), indica la testata mediatica. 

Secondo altre fonti, gli altri candidati in lizza per Topshop (dopo l’abbandono di Next dalla trattativa) sarebbero la cinese Shein al primo posto, e poi ancora Boohoo, Frasers e un consorzio tra i gruppi Authentic Brands e JD Sports. Dall'ex impero Arcadia, è già stato venduto il marchio di abbigliamento femminile per taglie forti Evans (all’australiano City Chic), mentre la catena Outfit è stata chiusa. 
 
Boohoo e Asos sono tra le rare insegne del mondo dell’abbigliamento ad aver beneficiato della pandemia e dei molteplici lockdown a seguito del grosso balzo in avanti delle vendite online, mentre diversi grandi nomi del commercio classico su strada, costretti a chiudere per mesi nell’intento di frenare la progressione del virus, hanno dovuto chiudere i battenti.

Topshop


La situazione finanziaria e le vendite del gruppo Arcadia si sono deteriorate a ritmo elevatissimo dopo con le chiusure imposte dalla crisi sanitaria, ma le sue difficoltà risalgono a ben prima, in particolare al ritardo nel proporsi sul mercato delle vendite online, per mancanza di investimenti sufficienti da parte del suo controverso proprietario, l’uomo d’affari Philip Green. Brand Finance aveva stimato il valore complessivo dei marchi di Arcadia a circa 800 milioni di sterline un anno fa, ma questa valutazione era diminuita della metà nel momento in cui l'attività del gruppo venne posta in amministrazione controllata.

Sempre questa settimana si è appresa l'entità del debito che ha costretto Arcadia ad andare in amministrazione: 750 milioni di sterline, ovvero più di 814 milioni di euro. È stato proprio Topshop (che era il marchio più grande del gruppo), e la sua versione maschile Topman, a causare la caduta di Arcadia, essendo responsabili di un passivo lordo combinto di 550 milioni di sterline (621,2 milioni di euro). Il marchio di moda discount Outfit doveva 80 milioni di sterline (90,4 milioni di euro), secondo un'analisi inviata ai creditori e consultata dal quotidiano britannico The Telegraph.
 
Topshop e Topman devono 82,2 milioni di sterline (92,9 milioni di euro) ai loro creditori, tra i quali i fornitori stranieri e i proprietari di immobili sono i più colpiti. Arcadia deve tra 1 milione e 3 milioni di sterline ad almeno 22 società, tra cui i giganti immobiliari Savills e Unibail-Rodamco-Westfield.

La liquidazione dei grandi magazzini Debenhams si traduce nella perdita di quasi 12.000 posti di lavoro, mentre 13.000 posti rischiano di scomparire a causa del fallimento di Arcadia, avvenuto all'inizio di dicembre del 2020.

Con AFP

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