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13 feb 2019
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Mediobanca: la moda italiana si difende bene in Europa, fatturati in rialzo ma redditività in calo

Pubblicato il
13 feb 2019

Mediobanca ha presentato il 13 febbraio, in occasione del suo 1° Fashion Annual Talk, i risultati del Focus Moda condotto dall’Area Studi di Mediobanca, che ha analizzato l’andamento tra il 2013 e il 2017 di 163 aziende italiane della moda, con fatturati superiori ai 100 milioni nel FY 2017, confrontando poi le prime 15 con le principali realtà europee.

Emporio Armani - A/I 2019 - Menswear - Milano - © PixelFormula


Il valore aggiunto aggregato delle 163 aziende prese in esame è stato pari all’1,3% del PIL nel 2017, in leggerissima crescita (+0,2%) rispetto al 2013. Da segnalare che un terzo del fatturato è generato da società con proprietà straniera (66 aziende), soprattutto francese (26 aziende), svizzera (6), americana (6) e del Regno Unito. Il 48% delle 163 realtà ha sede nel Nord Italia e i comparti maggiormente rappresentati sono abbigliamento, pelletteria e occhialeria.
 
Il settore più dinamico risulta essere la gioielleria; risultati analoghi per abbigliamento e tessile, mentre i top performer per redditività sono pelletteria e occhialeria. Nel quinquennio in esame, le vendite sono aumentate del 28,9%, ma la redditività è calata leggermente (-0,7%), anche se non per tutti i settori: il margine EBIT è infatti cresciuto del 3,5% per il tessile e del 2,4% per la gioielleria. Circa il 63% del fatturato è generato all’estero, con punte dell’89,8% per l’occhialeria, del 72,5% per il tessile e del 66,1% per la pelletteria; abbigliamento e gioielleria si fermano, rispettivamente, al 53,5% e al 36,4% di export.

Le prime 15 aziende del campione, tutte con oltre 900 milioni di fatturato nel 2017, hanno registrato una redditività più alta rispetto alle altre, anche se in leggero calo nel quinquennio; le aziende più piccole (il cui EBIT è cresciuto nel periodo, registrano invece un incremento medio annuo delle vendite più elevato rispetto alle big. “È interessante sottolineare che nel 2013 l’utile netto del campione era generato per il 77,7% dalle prime 15 realtà; valore sceso al 56,2% nel 2017. Ciò significa che i profitti si distribuiscono in modo più equo tra le due fasce dimensionali”, ha spiegato Nadia Portioli, di Area Studi Mediobanca.

Il 1° Fashion Annual Talk di Mediobanca

 
Le top 15 italiane sono quindi state confrontate con le loro omologhe europee, per un totale di 43 gruppi che nel 2017 hanno superato i 900 milioni di euro di fatturato. Il nostro Paese è in testa alla classifica per numero di aziende, ma in termini di fatturato è la Francia a farla da padrona, con 68,4 miliardi di euro rispetto ai 30,3 miliardi dell’Italia.
 
“Le prime tre realtà d’Oltralpe, LVMH, Kering e Hermès, fatturano da sole quasi quanto tutte le 163 aziende italiane esaminate”, ha proseguito Portioli. “Danesi e spagnoli sono stati i più dinamici nel periodo, crescendo a doppia cifra, mentre c’è stata una contrazione della Svizzera, causata soprattutto dall’andamento di Swatch. I fatturati delle aziende europee esaminate sono generati in media per l’85,2% all’estero, rispetto al 78,3% dell’Italia, che ha quindi molte possibilità di crescita oltre confine. Singolare il caso del Regno Unito, che esporta solo il 52,8%, perché accanto ai grandi marchi come Burberry ci sono molti brand piccoli che vendono solo localmente, ma che in futuro potrebbero espandersi a livello internazionale, come sta facendo Primark”.
 
In sintesi, il quadro dipinto dal Focus Moda di Mediobanca è di aziende italiane più capitalizzate e liquide rispetto alle omologhe europee, ma che crescono meno della metà e sono meno redditizie. “La moda italiana è solida e trainata dall’export: tutto il mondo, infatti, cerca il made in Italy e invidia la nostra creatività”, ha concluso Portioli. “Siamo piccoli e cresciamo più lentamente, ma ci difendiamo bene a livello europeo”.

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