Max Mara: dignità romantica
Affabile, fiducioso, elegante, affascinante. Pochi brand della moda esprimono meglio cosa significhi il vero lusso più di Max Mara, che ha presentato una collezione elegiaca, intellettuale e brillante in un assolato giovedì mattina a Milano.
Miscela di silhouette del XVIII secolo, attitudine romantica, tessuti eccezionali e un tocco di punk elegante, questa collezione ha avuto grande successo, venendo salutata da enormi applausi.
Il punto di partenza del designer Ian Griffiths è stata la decisione di Max Mara di sponsorizzare il restauro della collezione d'arte del XVIII secolo del Gulbenkian Museum di Lisbona, derivante dalla sfilata della cruise collection della casa di moda reggiana tenutasi lì la scorsa primavera, che ha portato Ian a considerare l'era passata come “un tempo che era molto simile al nostro. Le idee e le comunicazioni di allora nei caffè possono essere paragonate a quelle di noi oggi sui social”.
Attraverso Voltaire ha scoperto Emilie de Châtelet, la grande compagna del pensatore. Che era nota per il suo affascinante Discours sur le bonheur, e per aver tradotto Isaac Newton in francese.
“Era completamente in anticipo sui tempi e ha trascorso 10 anni rinchiusa nel suo Chateau du Cirey, trascorrendo le giornate in esperimenti scientifici e discorsi filosofici”, si è meravigliato il designer.
Questo lo ha portato a iniziare a disegnare qualcosa che le sarebbe piaciuto indossare, “anche se ovviamente, dall’altro lato del discorso, si tratta di qualcosa da indossare ora”, ha sorriso.
“È un approccio più razionale a cosa mettersi in un momento in cui la moda era apotropaica, la mia nuova parola preferita, che significa totemica”, ha detto il colto Griffiths, usando l'antico termine greco per ‘scongiurare e allontanare il male’.
Un elemento chiave della collezione è stato il cappotto Banyan, un indumento ampio a forma di vestaglia, originariamente basato sul kimono e introdotto in Europa nel XVII secolo. Il capo è stato visto in molteplici versioni in broccato beige o caramello, jacquard o cashmere. Il Banyan era tradizionalmente indossato con i pantaloni, invece da Max Mara era abbinato a eleganti stivali bovver o accessoriato con cinture obi in pelle, e persino corsetti.
Impressionante anche una bella serie di redingote in cashmere double face, tutte perfette. Così come i cappotti più fluidi raccolti sulla schiena, che rimandano agli abiti di corte del regno di Luigi XV – e visti anche nei parka vorticosi e nei cardigan di cashmere a coste.
Griffiths ha anche giocato coraggiosamente con i volumi, esibendo gonne a palloncino in broccato ramato, nonché abiti e tailleur pantalone brillantemente fluttuanti. Il cast si aggira tra le gigantesche colonne scanalate con vera maestà, su una colonna sonora ideale per accompagnare il défilé, dall’alta drammaticità, Addoloratadi Ryan Bigelow, mescolata con il funk.
Aiutata da uno styling impeccabile - della veterana Tonne Goodman - e indossata da una schiera di nuove modelle, agghindate in modo quasi modesto, i capelli legati con semplici nastri, la sfilata ha costituito un grande spettacolo di moda molto elegante.
Allestito all'interno della Rotonda della Besana, un ex ospedale rinascimentale, lo show ha segnato anche il ritorno in massa alle sfilate europee di star e blogger cinesi, mentre le misure anti-pandemia sui viaggi dalla Cina finalmente si attenuano. I loro fotografi trascorrono intere mezze ore dopo la fine dello show a fotografare decine di pseudo-influencer sotto i colonnati illuminati con raffinatezza, un’eccellente vetrina sui social media per Max Mara.
Anche se il ricordo prevalente della mattinata sarà la grande collezione realizzata da Ian Griffiths.
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