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Adnkronos
Pubblicato il
14 ott 2013
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Marenzi (SMI): "Rendere obbligatoria la certificazione d'origine"

Di
Adnkronos
Pubblicato il
14 ott 2013

Fare sistema per giocare come grande player internazionale e muoversi più incisivamente sui mercati esteri. Questo viene chiesto all'industria manifatturiera in Italia e dunque anche alla moda. L'appello arriva sistematico ogniqualvolta un gruppo straniero viene in Italia a 'fare shopping'. Come di recente è accaduto per Loro Piana, acquisito da LVMH.

Foto: Adnkronos


Ma c'è chi non è d'accordo con questa interpretazione. E rovescia il gioco di ruoli. Claudio Marenzi, presidente di Sistema Moda Italia e della maison Herno, spiega che "la Francia non è un sistema, la Francia sono due gruppi che a loro volta fanno sistema al loro interno. Più o meno hanno un fatturato che supera i 20 miliardi. Noi ne facciamo 55. Quindi i due gruppi fanno il nostro fatturato. Quello non è sistema, ma monopolio".

Invece, secondo Marenzi, "il sistema è il nostro, e sistema significa trovare compromessi tra le esigenze del piccolo, del medio e del grande, tra il monte e il valle. E il compromesso, che è poi la base della democrazia, è inefficiente rispetto a una nazione come la Francia dove non c'è per niente sistema, ma due grandi gruppi che fanno esattamente quello che vogliono. Lì è tutto più facile. E' comprensibile". Peraltro, l'Italia è il solo Paese in Occidente ad avere 'in casa' tutta la filiera, da monte a valle, e ciò "fa gola a tanti e soprattutto ai francesi visto che sono tra i più grandi attori del lusso mondiale", fa notare il presidente di SMI. "Dobbiamo perciò in un certo senso difenderlo, senza però chiuderci perché i capitali devono girare. Ben vengano gli investimenti stranieri finché testa e forza lavoro restano in Italia".

Rispetto allo scenario economico, il mercato interno offre segnali di miglioramento "ancora talmente flebili che parlare di una vera ripresa è difficile", sottolinea Marenzi, chiarendo che "almeno c'è un'inversione di tendenza. Addirittura in agosto c'è stato, anno su anno, un incremento notevole, dovuto più all'export che all'interno, ma questo ci fa ben sperare". Tra i mercati di riferimento, "la Cina è ancora il grande Paese su cui investire. Non ci sono stati significativi rallentamenti per quanto riguarda il tessile abbigliamento. Anzi".

Il problema principale resta quello relativo alle certificazioni di origine: "Siamo ancora veramente indietro", confessa Marenzi, evidenziando che però "noi, come SMI e Confindustria, cerchiamo di porre rimedio alla situazione".

In particolare, "chiediamo di rendere obbligatoria come in tutte le altre parti del mondo la certificazione di origine sul prodotto. Se dunque il prodotto è stato fatto in Italia, deve esserci scritto Made in Italy, se in Francia, Made in France o almeno Made in Europe, a identificare così un'area di oriogine per salvaguardare le nostre filiere manifatturiere, ma soprattutto il consumatore, che deve essere consapevole del prodotto che sta acquistando se fatto in Europa con un certo tipo di regole anche etiche o se in Oriente, dove questo non viene osservato, o anche in altre parti del mondo".

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