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13 ott 2021
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Make The Label Count: una nuova coalizione chiede etichette trasparenti e complete alla UE

Pubblicato il
13 ott 2021

L'etichettatura di sostenibilità deve essere trasparente, accurata e completa, consentendo ai consumatori di fare scelte informate sui vestiti che acquistano. È ciò che chiede, tramite la campagna internazionale “Make The Label Count”, una nuova coalizione composta da importantissime realtà internazionali del settore tessile. Si tratta di AWI (Australian Wool Innovation), IWTO (International Wool Textile Organization), The Campaign For Wool, Changing Markets Foundation, Fibershed, Plastic Soup Foundation, Cotton Australia, ISU (International Silk Union), Discover Natural Fibers Initiative, International Sericultural Commission e CCMI (Cashmere and Camel Hair).

Make The Label Count


L'UE sta passando a un'economia circolare e climaticamente neutra, il che significa che i prodotti devono essere più efficienti dal punto di vista energetico, durevoli, riutilizzabili, riparabili e riciclabili. Poiché l'industria della moda e del tessile ha un'impronta ambientale così grande, la Commissione Europea sta considerando di rendere obbligatorie le etichette di sostenibilità per l'abbigliamento e le calzature da proporre ai consumatori, in modo che questi ultimi attuino decisioni d’acquisto più ecologiche.
 
Il problema con la proposta della Commissione Europea per le etichette di sostenibilità dell'abbigliamento è che la metodologia che intendono utilizzare per misurare l'impatto ambientale dell'abbigliamento - la Product Environmental Footprint (PEF) - è incompleta, non tenendo conto di rinnovabilità, biodegradabilità, microplastiche, impatto totale dei combustibili fossili o impatto sociale. Inoltre, le etichette dell’abbigliamento, per essere credibili a livello di sostenibilità, devono riflettere gli studi scientifici più recenti e le stesse strategie UE in termini di eco-sostenibilità e circolarità.

Make The Label Count/Woolmark


Sui presupposti di denunciare il rischio greenwashing delle nuove etichette sostenibili proposte dall’UE e di chiedere alla Commissione Europea di garantire sull'abbigliamento etichette di sostenibilità trasparenti, complete e accurate, è dunque nata questa coalizione internazionale. Make The Label Count ricorda poi alla Commissione Europea che prima di imporre l'etichettatura di sostenibilità dell'abbigliamento è invitata a impegnarsi ad affrontarne le limitazioni.

“La Commissione Europea ha avviato la PEF nel 2013. Da allora, abbiamo visto importanti miglioramenti nella ricerca e nella conoscenza degli impatti ambientali dell'industria tessile, che però non sono inclusi nella metodologia attuale”, ha dichiarato in una nota Dalena White, co-portavoce di Make The Label Count e segretario generale dell'International Wool Textile Organisation (IWTO). “Se la Commissione procede a imporre l'etichettatura senza affrontare queste limitazioni, l'industria della moda e del tessile non raggiungerà la transizione verde che la UE vuole vedere”.

Make The Label Count


“Vogliamo che i consumatori abbiano piena visibilità della sostenibilità di un prodotto e, nella sua forma attuale, la PEF non lo fa. Abbiamo bisogno di informazioni affidabili sul fatto che i vestiti siano realizzati con materiali rinnovabili e biodegradabili, se siano riutilizzabili e riciclabili e se gettino microplastiche nei nostri ecosistemi che inquinano le catene alimentari”, ha spiegato Dalena White. “Solo allora potremo ottenere un'etichetta di sostenibilità per l’abbigliamento che fornisca ai consumatori informazioni credibili che diano sostanza alle affermazioni ecologiche impedendo il greenwashing”.
 
La nuova coalizione chiede alla Commissione Europea di adottare una metodologia che rifletta gli obiettivi del piano d'azione per l'economia circolare e degli obiettivi del Green Deal UE. La coalizione propone approccio incentrato sulla risoluzione degli obiettivi. I suoi esperti tecnici desiderano infatti lavorare con i responsabili politici dell'UE su soluzioni che portino al superamento dei limiti della PEF.

Make The Label Count


La pensa così anche Livia Firth, co-portavoce di Make The Label Count e Creative Director di Eco-Age: “Per anni abbiamo spinto per una migliore etichettatura sugli articoli di moda. La nostra industria ha un impatto inaccettabile sul nostro pianeta e i consumatori non vogliono esserne complici. Siamo pronti a contribuire allo sviluppo di un'etichetta chiara e credibile che rifletta la scienza più recente sul campo per responsabilizzare milioni di consumatori europei e non solo. Quando le persone fanno scelte informate, fanno scelte migliori – questo a sua volta incoraggerà i marchi a realizzare prodotti con il minor impatto ambientale possibile”.

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