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22 ott 2013
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Maison Lejaby: verso un risultato operativo di nuovo positivo

Pubblicato il
22 ott 2013

Lejaby ha completato una nuova tappa del proprio rilancio. Dopo l'acquisto nel 2012, Alain Prost e la sua squadra si sono dedicati alla ristrutturazione dell'offerta e della produzione e a partire alla riconquista dei rivenditori del marchio.

Un modello della linea 'Elixir', dedicata alle "forme abbondanti", di Maison Lejaby.


Diventato Maison Lejaby, il brand si è scisso in tre linee, una couture e Made in France, e due di alta gamma, di cui una per le taglie generose. E l'avvio è stato conforme alle aspettative. Di questo si è detto molto soddisfatto Alain Prost, intervistato da FashionMag.

"Abbiamo rispettato la tempistica finanziaria che ci eravamo fissati inizialmente", ha dichiarato il massimo dirigente della griffe di lingerie. "Raggiungeremo l'obiettivo di 30 milioni di euro di giro d'affari nel 2013, per un incremento pari al 20%, ma soprattutto, dopo le notevolissime perdite subite dall'azienda negli anni passati, ora torniamo in attivo, con nel mirino un utile operativo leggermente positivo", ha spiegato.

Risultati che Maison Lejaby intende ancora incrementare nel 2014, poiché i veri frutti del ripensamento strategico ed estetico effettuato dall'azienda francese sul prodotto sono approdati solo di recente nei negozi, dopo due stagioni di transizione intercorse prima dell'acquisto da parte di Alain Prost. Negli store sono testate varie linee, distribuite a seconda del profilo dei grandi magazzini o del tipo di mercato. La linea couture si troverà nelle capitali della moda, mentre per esempio 'Elixir', la collezione dedicata alle "taglie forti", sarà utilizzata dal brand per aggredire il mercato nordamericano. La Russia, secondo Paese dopo la Francia, ha già adottato le tre linee. In Europa, l'Inghilterra sta ripartendo bene, la Spagna anche, e la Germania comincia a seguire questo loro percorso.

"Essendo puntuali nel rispettare il piano fissato davanti al tribunale al momento dell'acquisto, possiamo rassicurare i nostri partner, e ora possiamo percepire che stiamo ridiventando desiderati", valuta Alain Prost. "Adesso possiamo ormai tracciare una riga sulla fase di acquisto propriamente detta, per entrare definitivamente nella fase della vera e propria ricostruzione della rete e della clientela", ha aggiunto Prost.

Nel programma di questa riconquista, un sito vetrina e l'e-commerce, quest'ultimo atteso per la fine di ottobre nella versione francese, alla fine di novembre in inglese, e destinato all'Europa per cominciare. Un modo per rinnovare il contatto diretto con la cliente e farla rientrare nell'universo del brand, che sia orientata a effettuare un acquisto online o che si stia preparando a visitare un punto vendita Maison Lejaby.

Per il marchio, che realizza, come prima del suo acquisto, il 60% del suo fatturato all'estero, gli sviluppi internazionali sono naturalmente di importanza assoluta. Nei prossimi mesi, oltre al mercato nordamericano menzionato sopra, il marchio punta a entrare in Cina e nel Medio Oriente, ma in questo caso con la sua linea di lusso Made in France. Inoltre, in Cina Alain Prost sta discutendo della potenziale apertura di un altro spazio moda, fatto come quello inaugurato in rue Royale all'inizio del 2013, che gli serva cioè da boutique e da showroom contemporaneamente.

Con questa situazione "a metà del guado", come la definisce Alain Prost, Maison Lejaby oggi è diventato un marchio contattato da diversi potenziali investitori. "Nei mesi a venire, saranno avviati dei colloqui", conferma il dirigente. "Tre banche ci hanno sostenuto fino ad ora, ma per accelerare dovremo utilizzare strategie di finanziamento aggiuntive", spiega Prost.

Ma, ovviamente, vista e considerata la storia recente e passata del brand, la prudenza non è mai troppa. "Per l'azienda, la ferita è ancora aperta, l'arrivo di un fondo, poi, fa paura. Bisogna prendersi il tempo necessario per scegliere un partner a lungo termine che condivida il nostro business model basato sulle capacità del nostro savoir-faire", conclude.

Anaïs Lerévérend (Versione italiana di Gianluca Bolelli)

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