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APCOM
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28 apr 2009
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Made Italy fa rotta in Nuova Zelanda e Australia

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APCOM
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28 apr 2009

Roma, 28 apr. - C'è una parte del mondo dove la crisi economica non morde con la stessa intensità che in Europa e Stati Uniti. È l'Oceania, nuova terra promessa per l'internazionalizzazione del made in Italy. Con questi obiettivi il sottosegretario allo Sviluppo economico Adolfo Urso, accompagnato dal presidente della Simest, Giancarlo Lanna e dal direttore generale dell'Ice, Massimo Mamberti sta guidando una delegazione di 50 imprese italiane in Nuova Zelanda e Australia.



In particolare ad Auckland oggi Urso ha dato il via al primo forum economico bilaterale dove sono state presentate le opportunità economiche offerte dall'Italia alla comunità d'affari neozelandese. Si sono svolti circa 300 incontri business to business. La rappresentanza di aziende italiane in missione è attiva soprattutto nei settori argenteria-oro, enologia, beni strumentali e meccanica, agroalimentare, trasporti, nautica ed energia. Nella capitale Wellington il sottosegretario ha incontrato il ministro per il Commercio Estero, Tim Groser, quello per l'Energia, Gerry Brownlee e quello dei Trasporti e Comunicazione, Steven Jovce.

"Di particolare rilievo per le imprese italiane - precisa Urso - le nuove opportunità che derivano dai piani infrastrutturali e dei trasporti del governo neozelandese che tra breve lancerà dei tenders internazionali per il riassetto logistico del grande porto di Auckland, l'ammodernamento della linea ferroviaria e del sistema stradale Auckland-Wellington, lo sviluppo delle energie rinnovabili, il controllo dello spazio marittimo e l'ammodernamento di alcune fregate, progetti ai quali tra l'altro è interessato il gruppo Finmeccanica".

"La Nuova Zelanda - ha aggiunto Urso - con i recenti accordi di libero scambio raggiunti con la Cina, il Cile e i Paesi del sud est asiatico e con quelli in via di definizione India, Stati Uniti e Corea, sta diventando una piattaforma logistica commerciale e produttiva di grande interesse per le imprese italiane che intendono meglio radicare la propria presenza anche nel grande bacino del Pacifico, per questo con i ministri neozelandesi abbiamo discusso di come intensificare gli investimenti reciproci realizzando anche ulteriori missioni settoriali. Il governo neozelandese si attende molto dalla presidenza italiana del G-8".

Nel documento finale tra il ministro Tim Groser e il sottosegretario Urso è stato anche ribadito che i due governi si impegneranno ad aprire ulteriormente i mercati, rimuovere gli ostacoli al commercio, combattere ogni forma di protezionismo, concludere il Doha round e a cooperare alla ristrutturazione del sistema finanziario internazionale.

Nel pomeriggio di oggi Urso con la delegazione si trasferirà prima a Melbourne e quindi a Sidney dove aprirà i lavori del primo workshop tra Italia e Australia - anche qui sono previsti circa 500 incontri tra le nostre aziende e quelle locali - e incontrerà il Ministro dell'Industria Kim Carr. Proprio con questo ultimo il sottosegretario firmerà un accordo tra il ministero dello Sviluppo Economico e quello dell'Innovazione e Industria nell'ambito del Progetto SKA (Square Kilometre Array).

Un accordo che, una volta completate le necessarie procedure, avrà una durata di tre anni e faciliterà l'accesso al mercato australiano alle imprese italiane operanti nei settori delle telecomunicazioni, dei sistemi di controllo, delle tecnologie green power e, più in generale, dei comparti high-tech. I bracci operativi dell'intesa saranno per il nostro paese l'Ice e per l'Australia l'istituto Austrade.

"Sia la Nuova Zelanda che l'Australia - ha spiegato Urso - sono due paesi che da oltre un quindicennio crescono senza interruzione, al ritmo del 4-5% l'anno. La nostra missione serve a rilanciare i rapporti economici e soprattutto ad aprire nuove strade per l'internazionalizzazione delle nostre piccole e medie imprese. Non dobbiamo dimenticarci che entrambi i paesi sono dei veri e propri giacimenti di materie prime dal ferro al nikel, dall'oro allo zinco, dal carbone fino alla lana che fino ad oggi sono stati appannaggio della Cina. Dobbiamo recuperare questo ritardo, tanto più che il nostro paese è da sempre un paese trasformatore di materie prime".

Il sottosegretario sottolinea come possano risultare strategici per l'export delle imprese italiane gli accordi di libero scambio firmati proprio tra Australia, Nuova Zelanda e paesi del Pacifico. "Una piattaforma - ha detto Urso - di lancio per un'area in cui già operano e si sono internazionalizzate oltre un centinaio di aziende italiane". Per quanto riguarda la Nuova Zelanda tra il 1999 e il 2008 il valore delle esportazioni è aumentato del 75,4%, passando dai 214 milioni di euro del 1999 ai 375 milioni del 2008.

Oltre il 40% delle nostre vendite in Nuova Zelanda riguarda la meccanica strumentale, seguite dai mezzi di trasporto, in particolare degli autoveicoli, con una quota superiore al 12%. Le importazioni si concentrano per oltre il 45% nel settore agro-alimentare e per il 30% in quello degli articoli in pelle. In particolare noi acquistiamo carni (esclusi volatili), cuoio e pelle, lana.

In ambito mondiale l'Italia si colloca all'undicesimo posto tra i Paesi fornitori dell'Australia (con una quota del 2,4%) e al ventesimo come cliente (quota dello 0,8%). Tra il 1998 e il 2008 il valore delle nostre esportazioni in Australia si è incrementato dell'81,3%, passando dagli 1,6 miliardi di euro del 1998 ai circa 2,9 miliardi del 2008. Si registra un aumento dell'interesse per il settore dei beni strumentali, che assorbe il 36% delle nostre vendite. Ancora si riscontrano buoni risultati per i prodotti tradizionali del "Made in Italy" quali beni alimentari (pasta, olio) e bevande alcoliche (il vino in particolare), moda ed accessori (scarpe, borse, ecc), nonché arredamento e interni (ceramica, marmi e graniti).

Fonte: APCOM