LVMH si issa in testa alle capitalizzazioni della Borsa di Parigi
LVMH lunedì ha battuto un record storico raggiungendo la maggiore capitalizzazione del mercato borsistico parigino. Dopo un su è giù fatto di diversi rimbalzi, che ha visto il suo titolo salire di quasi il 20% dall'inizio dell'anno, il numero 1 mondiale del lusso ha oltrepassato i 250 miliardi di euro di capitalizzazione, con il prezzo delle sue azioni che ora è pari a 498,8 euro.
Nessuna società quotata a Parigi aveva mai raggiunto questa soglia simbolica. E ciò accade persino dopo l’impatto determinato dalla pandemia sui risultati del gruppo. Titolare di un portafoglio di settantacinque prestigiosi marchi nella moda (Louis Vuitton, Dior, Givenchy, Fendi, Guerlain, ecc.) così come nel campo dei vini e degli alcolici, il gruppo francese ha registrato una diminuzione di fatturato del 21% nei primi nove mesi dell'anno (a dati organici e pubblicati), a 30,348 miliardi di euro.
L’azienda guidata da Bernard Arnault ha sicuramente beneficiato di un contesto di Borsa positivo, trainato dagli annunci sullo stato di avanzamento della ricerca scientifica sui vaccini anti-Covid-19 e dal risultato delle elezioni negli Stati Uniti. Ma non solo. Sicuramente ha giocato a favore anche l'accordo annunciato a fine ottobre con Tiffany & Co., dopo che il fidanzamento si era interrotto a settembre, a conferma di un'acquisizione considerata la più grande nella storia del lusso.
Soprattutto, le sue dimensioni e la resilienza di fronte alla crisi del Covid-19 hanno consentito a LVMH di continuare a realizzare delle belle performance sul mercato, proprio come per gli altri grandi nomi del lusso francese. Infatti, Hermès ha visto il prezzo delle sue azioni salire di oltre il 25% in un anno, Kering di oltre l'11%. Come è stato sottolineato questo martedì mattina durante il summit sul lusso Milano Fashion Global Summit 2020 (MFGS), organizzato da Class Editori, “in Francia, tutti i gruppi del lusso sono in crescita in Borsa dall'inizio dell'anno, mentre in Italia sono tutti in calo, ad eccezione di pochi nomi, come Moncler, Brunello Cucinelli e Prada”.
“La dimensione dell'azienda è un elemento fondamentale per il suo sviluppo e la sua capacità di reagire alle crisi, come dimostra il gap che si è ampliato, fino a raddoppiare in sei anni, tra i ricavi cumulati dei primi tre gruppi francesi di moda-lusso e quelli dei primi 15 gruppi italiani. Tra il 2014 e il 2019, il fatturato totale dei tre leader francesi è salito dell’80% passando da 25 a 45 miliardi di euro, quello delle prime quindici aziende di moda italiane quotate in borsa è cresciuto solo dell'11%, passando da 16 a 18 miliardi nel medesimo periodo”, ha ricordato Maurizio Tamagnini, il CEO di Fondo Strategico Italiano.
“L'importanza delle loro dimensioni ha anche consentito ai maggiori player del lusso di continuare a generare liquidità durante la crisi, mentre le aziende più piccole hanno bruciato il loro cashflow, e hanno subito il doppio della pressione causata dal calo delle loro vendite”, ha inoltre osservato Tamagnini.
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