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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
8 dic 2020
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LVMH lancia la “Climate Week” e il programma “Life 360” proponendo un lusso nuovo

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
8 dic 2020

In occasione del quinto anniversario degli Accordi di Parigi e della Giornata Mondiale del Clima, LVMH ribadisce il suo impegno per la sostenibilità. Dall’8 all’11 dicembre, il gruppo del lusso organizza la “LVMH Climate Week” che riunisce virtualmente i suoi 163.000 impiegati attorno a una serie di conferenze per mobilitarli sul tema del cambiamento climatico e condividere le migliori pratiche per ridurre le emissioni di carbonio. Una sorta di “co-costruzione della strategia climatica del gruppo tra giovani collaboratori ed esperti”. Una buona occasione anche per svelare alcuni dei suoi nuovi obiettivi attraverso il programma ambientale “Life 360”.

Guerlain partecipa a un programma di protezione delle api con l'Unesco - LVMH


LVMH divulgherà sul suo sito alcuni contenuti e conferenze durante questa settimana dedicata al clima inaugurata martedì con, tra gli altri, Laurent Fabius, che ha presieduto la COP21, e la paleoclimatologa francese Valérie Masson-Delmotte. Durante la settimana verranno presentate 49 soluzioni innovative. Intanto il gruppo ha svelato lunedì, durante una videoconferenza, le linee guida della sua nuova roadmap in termini di sviluppo sostenibile e performance ambientale.
 
In cinque anni, il numero uno mondiale del lusso ha ridotto del 25% le emissioni legate ai propri consumi energetici e incrementato le iniziative all'interno delle proprie maison. Ora desidera andare oltre.

Il suo programma “Life 2020”, definito nel 2016, che ha raggiunto quasi tutti gli obiettivi, lascerà spazio quest’anno a “Life 360”, il quale fissa tre scadenze, che indicano traguardi a tre, sei e dieci anni (2023, 2026, 2030).  “Life 360” presenta obiettivi ambiziosi, che oltre al clima riguarderanno la difesa della biodiversità, considerata il prossimo grande tema del settore.
 
Su impulso di Stella McCartney, pioniera della moda ecologica, entrata in LVMH nel 2019 come consulente speciale sulle questioni dello sviluppo sostenibile, la società francese lancerà dei programmi di colture agricole rigenerative. Progetti pilota, come la coltivazione del cotone in Turchia con concimi completamente naturali che fertilizzano i terreni e aumentano la loro capacità di stoccaggio del carbonio.
 
In termini di CO2, LVMH, leader del settore del lusso con le sue 75 etichette, emette lo 0,5% delle emissioni legate all'industria tessile mondiale. Il gruppo finora ha tenuto conto delle misure di carbon footprint legate ai cosiddetti perimetri ‘Scope 1’ (le emissioni dirette dell’azienda) e ‘Scope 2’ (le emissioni di gas serra direttamente legate alla fabbricazione del prodotto). Nel suo nuovo programma desidera perfezionare le misure aggiungendovi il livello ‘Scope 3’ (le emissioni di gas serra legate ad altre tappe del ciclo di vita del prodotto, come approvvigionamento, trasporto, ecc.). 

L'impronta di carbonio del gruppo - LVMH


Ora quindi l'azienda agirà sulle emissioni di carbonio dei suoi fornitori. “Ciò significa una grande mobilitazione con le nostre decine di migliaia di fornitori. Non sarà facile, ma dobbiamo farlo perché vogliamo essere parte della traiettoria degli Accordi di Parigi”, indica Hélène Valade, Direttrice dello Sviluppo Ambientale, arrivata nel gruppo all’inizio di quest’anno. In altre parole, si tratta di ridurre le emissioni, eliminarle e, se del caso, compensarle. Tra i nuovi obiettivi del gruppo, in particolare: raggiungere il 100% di energia rinnovabile nei propri stabilimenti entro il 2030, dotare i propri negozi di illuminazione 100% LED entro il 2023 e ancora eliminare la plastica dagli imballaggi Louis Vuitton entro il 2026.
 
“Vogliamo proporre un lusso nuovo, un po’ come accaduto con il movimento Art Nouveau, emerso alla fine del XIX secolo, che ha riportato la natura al centro dell'arte. Si tratta di una nuova visione del lusso, che mira a coniugare creatività e know-how con il mondo vegetale e animale, i suoli viventi e le risorse preziose. Tutti i nostri prodotti hanno un legame con questa natura vivente. Il genio artistico deve quindi avere la stessa importanza del genio della natura. Dobbiamo restituire alla natura ciò che le abbiamo preso”, spiega ancora la manager, sottolineando come “questa visione e questa alleanza sono incarnate nel programma Life 360”.
 
Una politica che passa per la certificazione delle filiere attraverso “standard più severi e robusti”, ma anche per una riflessione sui prodotti e la loro durata di vita (a questo titolo, LVMH sta esaminando molto da vicino il nuovo modello di business del second hand, mentre Berluti e Louis Vuitton offrono già servizi di riparazione) e per una riorganizzazione dei trasporti delle merci. Per esempio, Guerlain e Louis Vuitton stanno rivedendo la logistica per spedire i pezzi delle loro collezioni permanenti via mare e non più per via aerea.
 
Il gruppo transalpino ha anche lavorato molto sul “tempo, il rapporto con il tempo, in particolare tramite la questione delle sfilate”, che in futuro potrebbero essere meno numerose e più ibride, con un complemento digitale. È chiaro che andare in Brasile a Rio per una sfilata di quindici minuti, come ha fatto Louis Vuitton nel 2016 per la sua cruise collection, non è più all'ordine del giorno...

I quattro pilastri del programma "Life 360" - LVMH


Alla domanda sul ruolo degli attivisti, Hélène Valade risponde che “i loro avvertimenti sono utili, ma occorre dialogare. Cosa estremamente utile per far progredire tutti quanti. Ognuno deve far evolvere le proprie posizioni. Talvolta, con alcuni attivisti, è difficile”. A proposito dei recenti abbattimenti di milioni di visoni d’allevamento in Danimarca, la Direttrice dello Sviluppo Ambientale ha precisato che il gruppo si rifornisce in Finlandia.
 
“Le case hanno la libertà di scegliere i loro materiali, purché nella catena di approvvigionamento i criteri legati al benessere degli animali siano soddisfatti pienamente. Questo non è negoziabile”, dice, aggiungendo: "Non dobbiamo inoltre dimenticare l'intero ecosistema che queste aziende d’allevamento rappresentano in termini di posti di lavoro. Dobbiamo trovare il giusto equilibrio tra benessere animale, protezione sociale e tutela dell’ambiente”.
 
"Quasi il 90% delle domande dei nostri candidati durante i colloqui di lavoro riguardano sostenibilità ed etica. Dobbiamo esserne all'altezza. Più prosaicamente, si tratta anche di proteggere il nostro business. Se non intraprendiamo azioni concrete e rapide contro il riscaldamento globale, sarà un disastro per i nostri produttori di vino. Ecco perché tutti devono essere coinvolti nell’azienda. A cominciare dgli stilisti, che devono essere gli artigiani di prodotti concepiti in modo ecologico”, conclude Antoine Arnault, direttore generale di Berluti e Direttore Immagine e Ambiente di LVMH.

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