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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
28 lug 2022
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LVMH ha rallentato nel 1° semestre a causa dell'impatto negativo della Cina

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
28 lug 2022

LVMH sta vivendo “un eccellente inizio d’anno”, come ha affermato il CEO Bernard Arnault in occasione della pubblicazione dei risultati semestrali del colosso francese che controlla. Ma varie nuvolaglie si stanno addensando sul settore, soprattutto in Cina, costringendo il numero uno mondiale del lusso a rimanere cauto. Tanto più che le rigide restrizioni sanitarie per contrastare il Covid persistono nel Regno di Mezzo, dove le vendite del gruppo sono diminuite in doppia cifra percentuale nel secondo trimestre.

Il cielo potrebbe oscurarsi per il gruppo francese del lusso - LVMH


Certamente, LVMH può essere orgogliosa della sua performance sui primi sei mesi dell'anno, con risultati che hanno superato le aspettative e dimostrano la solidità del gruppo di fronte a un clima economico complicato e a molteplici avversità, dall'inflazione alle tensioni geopolitiche, comprese le problematiche di fornitura. Il colosso francese ha registrato un fatturato di 36,7 miliardi di euro al 30 giugno, con un incremento organico del 21%. Tutte le aziende e tutte le regioni, ad eccezione dell'Asia, hanno ottenuto una crescita organica a due cifre nel semestre, sottolinea la società.

In particolare, la divisione Moda & Pelletteria ha raggiunto ricavi per 18,1 miliardi di euro, in rialzo del 31% (+24% di crescita organica) e un risultato operativo corrente di 7,5 miliardi di euro (+33% a cambi correnti) con un margine del 41,4% sull’insieme delle vendite. Da quando è entrato a far parte del portafoglio di LVMH, il marchio Dior ha dato un contributo “molto significativo” all'utile operativo della divisione, ha affermato il CFO Jean-Jacques Guiony in una teleconferenza con gli analisti, osservando che “la maggior parte delle nostre case di moda sta ora raggiungendo un livello soddisfacente di margine operativo”.

L'incremento dei prezzi di vendita, nell'ordine del 3-7%, praticato dalla maggior parte dei marchi del gruppo ad inizio anno su alcuni prodotti, ha sicuramente contribuito ad ottenere questa redditività record, così come la riduzione dei prezzi di entrata in Louis Vuitton, ad esempio, e il riequilibrio dell'offerta di accessori. Dal punto di vista delle vendite, il manager ha indicato che Louis Vuitton è “un po' al di sotto” dell'aumento medio della divisione moda, e Dior “un po' sopra”. Il gruppo mette in evidenza anche il successo di Fendi, i grandi progressi del prêt-à-porter di Celine, così come le belle performance di Loro Piana, Loewe, Marc Jacobs e l'ottima accoglienza della prima collezione di Nigo per Kenzo.

Resta il fatto che la divisione ammiraglia del gruppo ha subito un rallentamento nel secondo trimestre del 2022, con una crescita organica del 19% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, contro il +30% del primo trimestre. Un rallentamento dovuto principalmente agli scarsi risultati in Cina, in parte compensato dalla forte crescita nelle altre regioni. Dal punto di vista geografico, l'azienda ha visto aumentare le vendite complessive solo dell'1% nei primi sei mesi dell'anno in Asia (Giappone escluso), area che rappresenta il 32% del suo fatturato totale. Dopo essere aumentate dell'8% nel primo trimestre, le vendite sono diminuite dell'8% tra aprile e giugno. E nella sola Cina, che secondo gli analisti pesa quasi il 20% delle vendite totali di LVMH, il fatturato è sceso di oltre il 10%, secondo Jean-Jacques Guiony.

Le vendite del gruppo per regione nel 1° e 2° trimestre - LVMH


“È doloroso, ma non dovrebbe durare, o almeno durerà fino a quando verranno applicate le restrizioni sanitarie. Quando queste si concluderanno, siamo pienamente fiduciosi che avremo un ritorno a una domanda robusta, che ci consentirà di riprenderci rapidamente”, ritiene. “In questo momento è troppo presto per fare previsioni. Abbiamo visto alcuni progressi verso la fine del secondo trimestre, ma niente di significativo. Stiamo aspettando di vedere come si evolverà la situazione”.

Normalizzazione nell'area della Grande Cina

Secondo il manager, per quanto riguarda la catena d’approvvigionamento, la situazione in Cina si è sostanzialmente normalizzata, anche se non si può parlare di ritorno alla normalità. Il traffico in-store, invece, si è appena ripreso, attestandosi al di sotto del livello dello scorso anno, mentre le vendite online del gruppo nel Paese in questo trimestre sono aumentate. “La situazione è incerta. Stiamo assistendo a una graduale normalizzazione dell'attività, ma in media siamo molto lontani dal livello dell'anno scorso”, rileva il direttore finanziario, che conta su un secondo semestre più dinamico, soprattutto grazie al Natale e al Capodanno. Inoltre ha ricordato che l'attività nei duty-free in Asia è quasi scomparsa con la riduzione del traffico aereo.

L'Europa, che pesa per il 22% sulle vendite totali (solo il 7% è generato in Francia), ha chiuso il primo semestre in positivo, con una crescita organica del 47%. “Nel secondo trimestre, le vendite sono salite a doppia cifra, in particolare in Germania, Francia, Regno Unito e Italia”, precisa il manager. Inoltre, l'aumento del dollaro ha spinto i turisti americani a spendere di più in Europa. In Russia, il gruppo, che ha appena ceduto le attività di Sephora nella regione, ha confermato che gli altri suoi asset sono rimasti congelati, in attesa dell'evolversi della situazione.
 
In Giappone l'incremento è stato del 33% nei primi sei mesi dell'anno. Negli Stati Uniti, che rappresentano oggi il 27% dei ricavi, la crescita organica è stata del +24%. La prospettiva di una recessione in questo Paese non preoccupa LVMH. “Non siamo pessimisti sul futuro. Il nostro ruolo non è fare previsioni economiche, ma pianificare la crescita dell'azienda. In caso di recessione sapremo adeguarci riducendo costi e aperture, reagendo rapidamente come abbiamo fatto sempre fatto”, conclude Jean-Jacques Guiony.

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