Lusso e moda: i criteri responsabili sono essenziali agli occhi degli investitori
Mentre prima il bilancio contabile di una società era uno degli strumenti principali per comprenderne il valore, oggi i rapporti extra-finanziari giocano un ruolo sempre più importante per giudicare la buona gestione e il potenziale di rendimento di un'azienda. E ciò vale ancora di più nei settori del lusso e della moda, dove l'immagine e la reputazione hanno un valore inestimabile.

In un mondo sempre più competitivo e parallelamente sempre più sensibile allo sviluppo sostenibile, dove Internet ha completamente cambiato il rapporto tra marchi e consumatori, l’approccio responsabile delle aziende di moda sta diventando un pilastro fondamentale della loro attività. Soprattutto perché anche il sistema finanziario sta vivendo un'evoluzione simile, portando gli investitori a dare sempre più importanza ai criteri di responsabilità ambientale, sociale e di governance (ESG-Environmental, Social and Governance.L’acronimo è diventato uno standard per definire l'approccio sostenibile agli investimenti, ndr.).
Il movimento è accelerato, soprattutto in Europa, dalla comparsa della direttiva dell'Unione europea 95/2014 relativa alla rendicontazione extra-finanziaria. Questa direttiva, che è stata recepita di recente in vari Paesi europei, tra i quali l’Italia e la Francia, prevede in particolare che adesso le società quotate con più di 500 dipendenti formalizzino una “dichiarazione di performance extra-finanziaria”.
Anche se non è quotato, il marchio di menswear di lusso Stefano Ricci ha compreso bene, per esempio, la necessità di comunicare sull'ESG, decidendo da qualche anno di affidarsi alla certificazione dell'agenzia di rating extra-finanziario Standard Ethics, con sede a Londra, che punta a promuovere i principi standard di sostenibilità e di governance sulla base delle direttive dell’Unione Europea. L’obiettivo? Consolidare la reputazione della società.
Al di là della reputazione, adottare questi criteri ESG è importante anche e soprattutto per attirare gli investitori, in particolare per le piccole e medie imprese, che a volte hanno difficoltà ad ottenere finanziamenti dalle banche e preferiscono rivolgersi alla Borsa. Secondo un sondaggio appena condotto dalla società di consulenza italiana IR Top Consulting, le PMI del lusso e della moda sono le più attive, dopo il settore dell’industria, in termini di comunicazione volontaria attorno ai temi ESG.
“In Italia, le piccole e medie imprese sono tenute a comunicare su questi argomenti solo su base volontaria e molte non pensano di farlo, anche se stanno già adottando un approccio responsabile. Ora, gli investitori sono molto attenti a queste tematiche. È un po' come il piano industriale. Non è obbligatorio, ma se l’azienda ne presenta uno è meglio”, ci spiega Anna Lambiase, CEO di IR Top Consulting.
“È vero che adottare dei principi sostenibili può generare costi aggiuntivi. Ma il valore aggiunto è importante, specialmente agli occhi degli investitori, e sul lungo periodo ciò consente all’azienda di essere più performante. In questo momento, per esempio, stiamo accompagnando un’azienda italiana di fast fashion in un processo di quotazione. È già molto sensibile ai temi dell’ESG, in particolare per quanto riguarda l’attenzione portata alla qualità duratura del suo approvvigionamento tessile. Noi l’aiutiamo a tradurre questo attraverso una comunicazione più mirata. A partire da ciò, il progetto può essere amplificato aprendosi ad un altro pubblico di investitori”, prosegue Anna Lambiase.
Secondo la Global Sustainable Investment Alliance (GSIA), gli investimenti ESG nel mondo sono aumentati del 25% fra il 2014 e il 2016, e rappresentano il 26% di quelli totali mondiali. Un recente studio di Morgan Stanley conferma tale crescita: “Oltre un quarto delle risorse globali gestite da professionisti rientrano nell’ambito di investimenti nella sostenibilità, per la somma di circa 22.900 miliardi di dollari, di cui circa 12.000 miliardi in Europa e 8.700 miliardi negli Stati Uniti, con il resto che si divide fra le altre regioni”. Questo tipo d’investimento è recente, il che lascia presagire un'evoluzione ancor più marcata negli anni a venire.
Molte ragioni motivano questa scelta. Fra le più importanti, la reputazione dell'azienda e la gestione del rischio. Le reazioni dell'opinione pubblica sono oggi così forti e amplificate dai social network che il minimo passo falso può rivelarsi catastrofico, determinando un crollo delle vendite o di un titolo quotato.
Una governance più aperta, paritaria e trasparente può ridurre i rischi. Così come una filiera di fornitura sostenibile e meglio controllata, per evitare catastrofi come il dramma del Rana Plaza, in Bangladesh, ovvero il caso del crollo nel 2013 dell’edificio che ospitava laboratori tessili che rifornivano molti marchi di moda, e che causò la morte di oltre 1.000 persone.

“Le imprese sostenibili sono quelle che integrano veramente i valori ESG nel loro business. E la governance è al centro di tutto. È una leva fondamentale per la crescita. Tra le aziende più virtuose, abbiamo visto forti miglioramenti”, indica Francesca Colombo, della società di gestione del risparmio Etica SGR.
Vari grandi gruppi stanno già applicando questi principi, come LVMH e Kering, che si sono prefissati obiettivi ambiziosi in termini di sviluppo sostenibile. Il gruppo di François-Henri Pinault ha anche lanciato dal 2010 il programma “Leadership et Mixité” (“Leadership e Diversità”, ndr.), prestando particolare attenzione al ruolo delle donne nell'azienda. Infatti, il colosso francese ha appena ricevuto il premio del consiglio di amministrazione con più donne nell’ambito dell’Indice Europeo della Diversità di Genere, pubblicato dall’organismo European Women on Boards (EWoB) e dall’osservatorio internazionale Ethics & Boards.
Oggi le donne rappresentano il 56% dei manager del gruppo, il 33% del comitato esecutivo e il 64% del consiglio d’amministrazione. “La parità entra finalmente nel concreto. Avere più donne in un Board è un grande passo avanti, anche se permangono differenze salariali tra uomini e donne. Resta il fatto che un team di gestione eterogeneo è più efficiente e interattivo rispetto a una squadra omogenea”, sostiene Alida Carcano, di Valeur Asset Management.
Inoltre, secondo il sondaggio di Morgan Stanley, quasi il 77% degli investitori interpellati privilegiano gli investimenti sostenibili in ragione del loro potenziale di rendimento. “Secondo un sondaggio che abbiamo condotto, le aziende con i rating ESG più elevati sono quelle che ottengono migliori performance a lungo termine, perché questi criteri toccano i fondamenti dell'azienda e della sua gestione. Risultato: le aziende che li adottano migliorano sistematicamente fatturato, margini e dividendi”, sottolinea Angelo Meda, della società di gestione di fondi Banor.
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