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21 apr 2020
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Lusini (Peuterey): “Il Governo deve darci risposte concrete, non fare storytelling”

Pubblicato il
21 apr 2020

Non ha mezzi termini Francesca Lusini, Presidente del Gruppo Peuterey, nel commentare le decisioni del Governo a tutela del settore moda nell’emergenza coronavirus: “Da sempre la nostra azienda si è fatta promotrice del ‘reality telling’, contrapposto allo ‘storytelling’; un concetto che si esprime in una proposta autentica, concreta, affidabile e incentrata sulle persone. Tutto l’opposto di quello che sta facendo il Governo per il nostro comparto; l’errore principale che le istituzioni stanno commettendo è di non ascoltare gli imprenditori, gli unici a sapere cosa serve in concreto”.

Francesca Lusini, Presidente del gruppo Peuterey

 
Come molti altri suoi colleghi a capo di imprese del fashion, Francesca Lusini lamenta la scarsa considerazione data al settore dal Governo nelle varie misure anti coronavirus: “Le aziende italiane rappresentano il 40% della produzione di moda in Europa e per l’80% si tratta di piccole e medie imprese. Solo nell’industria il settore impiega 600mila persone, a cui si aggiungono oltre 350mila dipendenti nel commercio, senza contare tutto l’indotto, ad esempio le aziende che realizzano macchinari per la produzione di abbigliamento. In Toscana, la nostra regione, la moda rappresenta il 30% del PIL regionale. Eppure, siamo stati dimenticati”.
 
Lusini ritiene che alcune delle decisioni governative siano teoricamente giuste, ma applicate in modo sbagliato. Sul tema, molto dibattuto, degli affitti, secondo l’imprenditrice l’intervento statale si dovrebbe concentrare su due ambiti: in primis, decretare il dovere di rinegoziazione dei contratti di locazione economicamente squilibrati, quantomeno fino a che i normali flussi commerciali e turistici non si saranno ripristinati (“In tal senso, siamo stati firmatari insieme a una cinquantina di aziende di una lettera di Confindustria Moda indirizzata ai grandi locatori”, precisa).

In secondo luogo, è necessario prevedere per tutte le locazioni un credito d’imposta rivolto ai proprietari immobiliari, con un meccanismo contrario rispetto a quello messo in campo dal Governo a marzo. “Il provvedimento di marzo, che ha concesso il credito d’imposta del 60% ai conduttori a condizione che pagassero regolarmente il canone, è infatti poco pragmatico. Si è chiesto a negozi che non stanno incassando niente di sostenere dei costi oggi, il canone di locazione, per poi recuperarne il 60% come credito d’imposta domani. Ma non si è forse capito che molti, purtroppo, rischiano di non arrivare a quel domani!”, sottolinea il Presidente di Peuterey. “Se si agisse al contrario, invece, concedendo il credito d’imposta al locatore, quest’ultimo, che comunque difficilmente riuscirà a ottenere il canone da un negoziante che in questo momento non ha liquidità sufficiente, potrebbe almeno recuperare il 60% del canone non percepito attraverso, appunto, il credito d’imposta. In questo modo si tutelerebbero sia i conduttori che i proprietari immobiliari, evitando oltretutto una serie di cause giudiziarie, che, oltre a generare inutili costi, andrebbero ulteriormente a gravare su un sistema giudiziario già molto appesantito”.

La sede dell'azienda ad Altopascio, in provincia di Lucca

 
“Quasi tutti abbiamo chiesto riduzioni o sospensioni dei canoni d’affitto, ma non essendoci una direttiva statale, i locatari hanno avuto reazioni molto diverse”, prosegue l’imprenditrice. “Dalle eccellenze, come il caso di Value Retail, che ha sospeso gli affitti fino al termine dell’emergenza, rimborsando addirittura chi li aveva già pagati a marzo, si passa a realtà che invece non hanno nemmeno apportato riduzioni, pensando solo ai budget da realizzare, come non si rendessero conto di quello che sta succedendo a livello mondiale. Siamo tutti sulla stessa barca, se un anello della catena affonda, affondiamo tutti; ognuno quindi deve fare la sua parte”.
 
Il gruppo toscano specializzato in capispalla, a cui fanno capo i brand di proprietà Peuterey e Geospirit e i marchi in licenza Post Card e Dekker, ad esempio ha deciso di rinviare le scadenze di pagamento della collezione primavera/estate 2020 a settembre, oltre ad aver anticipato la cassa integrazione per i dipendenti. La società ha inoltre riconvertito parte della propria produzione in presidi sanitari.
 
“Siamo partiti con le mascherine sanitarie, poi viste le numerose richieste che ci sono pervenute, abbiamo deciso di sfruttare la nostra competenza nella termosaldatura per produrre mascherine chirurgiche, camici e tute protettive. Stiamo aspettando le autorizzazioni necessarie, ovviamente ci sono controlli molto rigorosi”, ci spiega Lusini. “Per fare ciò abbiamo acquistato dei macchinari appositi, beneficiando dei finanziamenti previsti dal bando ‘Cura Italia’ di Invitalia, che ha funzionato davvero bene; per una volta, come ha sottolineato l’AD di Invitalia Domenico Arcuri, ci siamo comportati come un Paese normale, dove le cose avvengono correttamente e con rapidità”.

La società ha convertito parte delle linee alla produzione di mascherine e altri presidi sanitari

 
E per quanto riguarda il futuro? “Per natura sono un’ottimista, mi auguro quindi che da tutta questa situazione drammatica possa emergere qualcosa di buono, una maggiore consapevolezza. Spero che questa esperienza ci insegni ad avere ritmi più sostenibili, a dare valore ai rapporti umani anche nel mondo del lavoro e ad avere più rispetto per la natura, che con gli uomini costretti in casa sta rinascendo”, confida Lusini. “In quest’ambito, noi siamo partiti dalla primavera/estate 2020 con una collezione Geospirit 100% sostenibile, con materiali riciclati, non solo per i capi ma anche per le grucce o il packaging; proseguiremo su questa strada anche per Peuterey. La nostra produzione per l’autunno/inverno era già in gran parte avviata, abbiamo però ricevuto annullamenti di ordini e richieste di riduzioni; anche quando la pandemia rientrerà, ci sarà un’onda lunga i cui effetti sono difficili da prevedere al momento”.
 
Oggi il gruppo Peuterey conta oltre 250 dipendenti, di cui 110 nella sede operativa di Altopascio (LU), una quindicina a Milano e gli altri sparsi nel mondo. La società realizza il 70% del proprio fatturato (circa 60 milioni nell’esercizio 2019-20 chiuso il 31 marzo) nel canale wholesale; il retail conta 15 negozi Peuterey a livello mondiale. “Anche per la nostra strategia distributiva, incentrata sui multimarca, speriamo che il Governo attivi da subito delle misure per supportare i negozianti di abbigliamento, altrimenti rischiamo di perdere circa il 30% dei nostri rivenditori”, conclude Lusini.

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