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27 apr 2020
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Luce verde per i campioni dell’export, negozi rimandati al 18 maggio

Pubblicato il
27 apr 2020

Via libera del Governo alla ripartenza anticipata il 27 aprile per le aziende prevalentemente esportatrici, considerate strategiche per l’economia nazionale. Così, dopo un mese di stop, il tessile-moda riapre i cancelli, insieme alle attività produttive e industriali maggiormente vocate all’export.

Una sfilata Gucci


Per le imprese rivolte prevalentemente al mercato interno e non fornitrici di aziende esportatrici, il nuovo Dpcm fissa il termine del lockdown al 4 maggio, ma concedendo sin d'ora una minima attività per la manutenzione e la conservazione dei materiali e dei semilavorati.
 
Dopo le pressioni delle ultime settimane, luce verde per 400 aziende del tessile pratese. "I lanifici e i produttori di filato più importanti del territorio riapriranno e chiederanno alla filiera di ripartire insieme a loro", afferma Andrea Cavicchi, presidente della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord.

Nel weekend, avevano già ottenuto l’ok della Regione Toscana le aziende del distretto di Santa Croce sull'Arno per riprendere l'attività di manutenzione e conservazione delle pelli. Con il decreto tornano in pista anche la pelletteria di Firenze e il settore degli orafi di Arezzo.
 
Dopo aver rafforzato l’intesa sindacale sui protocolli di sicurezza, la scorsa settimana avevano riacceso i motori alcuni grandi nomi del Made in Italy, come Gucci, Cucinelli, Prada e Ferragamo, riattivando i reparti di stile e prototipia per assicurare lo sviluppo delle collezioni estive.
 
Al contrario, il retail dovrà fare i conti con altre tre settimane di stop fino al 18 maggio. Un bagno di sangue preannunciato per Federazione Moda Italia, che lancia l’allarme sulla tenuta del commercio moda, piegato da quasi due mesi di lockdown.
 
“Questo ulteriore slittamento creerà un danno irreparabile: un prevedibile calo di consumi per il 2020 di oltre 15 miliardi di euro che porterà almeno 17mila punti vendita ad arrendersi, con una perdita di occupazione di oltre 35mila persone”, spiega il presidente della federazione, Renato Borghi.
 
Il presidente parla di “decisione inspiegabile”, dopo che l’Inail ha classificato il settore a basso rischio, e non comprende “perché sia prevista una data [per la riapertura] uguale per tutte le regioni quando invece sono molto diversi i dati epidemiologici di diffusione”.
 
“Sollecitiamo Confindustria Moda ad un’assunzione di responsabilità per condividere con il retail il rischio derivante dalla perdita di un’intera stagione, attraverso il diritto di reso”, afferma Borghi, che al governo chiede di tornare sui suoi passi. Urgono, conclude, “liquidità vera attraverso contributi a fondo perduto, zero burocrazia e una moratoria fiscale e contributiva al 30 settembre”

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