Louis Vuitton: uno show superbo, molto più dei vestiti
La sfilata e lo show di Louis Vuitton di martedì sera sono stati impressionanti, tuttavia non siamo altrettanto sicuri di pensare la stessa cosa dei vestiti.
Il budget a disposizione di LVMH è stato speso con gusto per la sfilata di questa stagione: un bellissimo podio in compensato è stato installato nel cortile quadrato del Museo del Louvre per lo show di chiusura della Fashion Week parigina. Due pareti di gradoni paralleli erano rivolte verso un muro enorme, che misurava circa il doppio della grandezza dei convenzionali cartelloni publicitari. Vi si poteva vedere un video della cantante transgender Sophie, che interpretava una versione estesa del suo pezzo It’s Okay to Cry.
L'installazione si prestava perfettamente ad un'apertura teatrale e il dubbio sull'identità sessuale di Sophie aumentava l'ambiguità. Mentre gli ultimi raggi rosa del sole accarezzavano l'orizzonte dietro la cantante, una botola sotto il suo mento gigante si è aperta facendo apparire le modelle.
Non si può certo rimproverare a Nicolas Ghesquière che gli manchi l’immaginazione. Il designer delle linee femminili di Vuitton non sceglie mai la facilità, e non può attingere agli archivi della casa francese per la semplice ragione che hanno solo un paio di decenni.
I suoi completi tendevano a proporre miscele tecniche di una vasta scelta di materiali per ogni look. Le camicie a quadri in chambray con maniche a sbuffo vengono sovrapposte a canotte in paillette con morbide sfumature color cioccolato, il tutto su un voluminoso tutù nero. Degno di nota anche il gilet a quadri grigio indossato con una camicia a collo alto color arancia rossa e abbinato a pantaloni da carcerato a righe con tasche applicate. Quasi tutti gli abiti mostravano fiori di tessuto all’occhiello.
Se tutte queste vi suonano come una serie di combinazioni improbabili, è perché lo erano davvero.
Chiaramente, Nicolas Ghesquière può contare sul talento di eccellenti designer di tessuti nei suoi laboratori, a cui dobbiamo i bellissimi stampati pieni di freschezza che riproducono copertine di fumetti e i magnifici motivi floreali. In più, lo stilista è un incallito dandy, sartorialmente parlando: i suoi impeccabili pantaloni da tailleur in tonalità sorbetto erano tutti bellissimi.
Inoltre non si può certo dire che gli manchi il senso dell’umorismo: in particolare nella grande tote bag monogrammata, che era decorata con foto di una pila di cassette VHS. Il designer ha persino estratto dal cilindro una clutch “Video Tape”.
Però, nell’insieme, la collezione mancava disperatamente di autocritica, come se allo stilista questo aspetto quasi non importasse. Quasi tutti gli outfit sembravano andare troppo oltre. Sembrava che fossero stati pensati per star del cinema convinte di non aver più bisogno di uno stilista per vestirsi. Ed effettivamente la sfilata era piena di musicisti e attori in prima fila ad assistervi: Jennifer Connelly, Justin Timberlake, Jessica Biel, Justin Theroux ed Emma Chamberlain, fra gli altri.
C’era un tempo in cui Ghesquière, nel suo precedente lavoro per Balenciaga, era il designer più influente dell’agenda parigina. Ora non lo è più.
Detto questo, mentre le ultime note di Sophie hanno cominciato ad affievolirsi, Nicolas Ghesquière ha fatto un lungo giro nell'auditorium accompagnato da grandi applausi. I VIP e i pezzi grossi di LVMH si sono persino alzati in piedi. Il resto del pubblico, dai buyer ai giornalisti (e va sottolineato che si è notata l’importante assenza di Anna Wintour), esprimeva un entusiasmo molto più ridotto.
L’atmosfera generale di autocompiacimento delle élite del marchio si è estesa anche al dopo show: quando il pubblico è uscito sotto l'ultima delle abbondanti piogge che hanno regolarmente bagnato Parigi in questa stagione, centinaia di ospiti hanno tentato di lasciare il cortile principale del Louvre attraverso il Passage Richelieu, come fanno migliaia di turisti ogni giorno. In quel momento sono stati respinti fisicamente sotto la pioggia battente da un'orda di guardie del corpo. Un’addetta stampa di nome Hilary ha allora proclamato ad alta voce che il passaggio pubblico era "riservato ai VIP".
Contritionem praecedit superbia et ante ruinam exaltatur spiritus: parole antiche piene di saggezza, che alcuni farebbero bene a tenere a mente.
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