Louis Vuitton: Michael Jackson in 50 sfumature di grigio
Virgil Abloh, direttore artistico del prêt-à-porter maschile di Louis Vuitton, ha insistito a più riprese in varie interviste sul fatto che lui non è uno stilista di moda. Un'opinione che gli è valsa molte lodi per la sua modestia, ma non è che forse ha ragione, almeno in parte?

Detto questo, non possiamo negarlo, Virgil Abloh ha il senso dello spettacolo. Louis Vuitton gli ha costruito un grande allestimento, una ricostruzione del quartiere culturalmente più misto del pianeta, il Lower East Side di New York, riempiendolo di segnali stradali, materassi di vagabondi, foglie d'autunno, bidoni della spazzatura, graffiti di Jim Joe, Lewy BTM e Futura, con un meraviglioso gruppo di jazz, guidato da Devonté Hynes, che eseguiva canzoni di Michael Jackson.
Il Re del Pop avrebbe adorato questo omaggio, che riprendeva persino i famosi passi luminosi del videoclip cult della canzone “Billie Jean”. Nel caso in cui non si fosse ancora capito il riferimento, un guanto ricamato con cristalli Swarovski è servito come invito.
“C’è un solo Louis Vuitton”, afferma Virgil Abloh sull’invito. Per poi aggiungere: “La vita di Michael Jackson è l'unico vero studio documentato in tutto il mondo sul rapporto di un uomo col vestito, dall'infanzia all'età adulta”.
Prova dell'importanza della sfilata, l'imperatore di lusso Bernard Arnault, presidente del gigante francese LVMH e quindi gran capo di Louis Vuitton, era presente, seduto in prima fila con i suoi due figli maggiori, Antoine e Alexandre. Possiamo solo supporre ciò che il signor Arnault avrà mai potuto pensare dell'odore invadente di marijuana che riempiva l'interno della grande tenda, costruita per l’occasione ai Giardini delle Tuileries.

Dopo un assolo di un sassofonista meravigliosamente languido sotto un lampione di Manhattan, la sfilata è cominciata, svolgendosi in gran parte nell’oscurità. I cappotti e gli abiti d’apertura sono stati confezionati in feltro di lana: silhouette grandi, grigio metallizzato, con borse da viaggio abbinate. Virgil Abloh ha anche proposto un piumino-gilé color grigio perla e un cappotto di lana color antracite, entrambi abilmente stampati con il monogramma LV; alcuni cappotti imbottiti massicci, degni dell'avanguardia giapponese; e un piumino di piccole dimensioni con cappuccio. Numerosi modelli indossavano scarpe da ginnastica che sembravano creeperscon la zeppa. Il grigio era onnipresente, compreso su alcune splendide camicie e giacche da cavalleria. Intanto, alcune immagini in 3D di artigiani immersi nel proprio lavoro venivano trasmesse durante lo show.
Tuttavia, mentre ci si può chiedere se Virgil Abloh sia un vero designer, si può in ogni caso assicurare che non è un sarto. I tagli e le linee di questi vestiti presentavano ben poca fantasia.
Mentre un giovane uomo in viola imperiale satinato imitava i passi di danza di Michael Jackson, la nostra attenzione veniva attirata da molti capi accattivanti: notevoli plastron monogrammati, una serie favolosa di vestiti patchwork, indossati con borse giganti abbinate. Ma per un marchio che s’inorgoglisce di voler offrire il massimo dell’eleganza in termini di viaggio, si è trattato di una dichiarazione moda puramente focalizzata sullo sportswear...

Virgil Abloh ha intitolato la collezione, per estendere il suo riferimento a Michael Jackson, “Sliding, Backwards, Slowly” (“Scivolare, indietro, lentamente”). Ma l’invito precisava solo “Louis Vuitton”, senza alcun riferimento alla moda maschile. Inoltre, alla maniera dei rivoluzionari francesi che hanno rinumerato il calendario nazionale, rendendo il primo anno della Rivoluzione anche il primo di una nuova era, Virgil Abloh ha battezzato il défilé “2” - numero ripetuto su tutti i posti.
L'autore di queste righe ha sempre cercato di immaginare Michael Jackson che balla nel Lower East Side, dove ho vissuto cinque giorni molto felici nei miei vent’anni: ora ne ha un’immagine più precisa.
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