Longchamp: il successo della pelletteria pensata e gestita in famiglia da 75 anni
"Abbiamo chiuso il 2022 su livelli superiori rispetto al 2019, e il 2023 è iniziato molto bene per Longchamp. Tuttavia, anche se il Covid sembra ormai alle nostre spalle e il turismo internazionale è in ripresa, le incertezze persistono e rimaniamo vigili", spiega Jean Cassegrain, amministratore delegato di Longchamp e nipote del fondatore della maison di pelletteria nata nel 1948.

Società al 100% indipendente e non quotata, Longchamp coltiva una certa discrezione, ma soprattutto il gusto di lavorare in famiglia. Jean Cassegrain opera infatti al fianco della sorella Sophie Delafontaine, direttore generale e direttore artistico, mentre il fratello, Olivier Cassegrain, basato a New York, gestisce le boutique americane. E la quarta generazione è già in azienda: due anni fa, Adrien e Hector Cassegrain, due dei figli di Jean Cassegrain, hanno raggiunto la griffe, rispettivamente come direttore della trasformazione e direttore generale per il Regno Unito e l'Irlanda.
Distribuito attraverso 1.500 punti vendita nel mondo, di cui 300 gestiti direttamente, il marchio, che non comunica il suo fatturato, realizza il 30% delle sue vendite in Francia (l'Europa rappresenta complessivamente il 50% del giro d’affari). Un mercato seguito da vicino da Stati Uniti e Cina. E attualmente è proprio nel Celeste Impero che Longchamp sta continuando ad aprire boutique. "Siamo ben radicati nei nostri mercati principali, abbiamo aperto un negozio a Venezia, dove non eravamo presenti, e ne apriremo un altro a Porto, in Portogallo. Ma non abbiamo una politica di aperture intensive, cogliamo le opportunità. Invece in Cina, dove abbiamo 35 negozi, apriamo da cinque a sei boutique all'anno", spiega Jean Cassegrain..

Le vendite online, triplicate tra il 2019 e il 2022, rappresentano ormai il 15% del fatturato del brand. “Dopo il Covid, la crescita dell'e-commerce è stata impressionante, ma le cose si stanno stabilizzando e i due canali sono ora in equilibrio», afferma Jean Cassegrain, sottolineando che il ruolo del punto vendita fisico ora è cambiato. "Il web ha reso i prodotti disponibili con estrema facilità, quindi il punto vendita è diventato più un luogo di consiglio ed esperienza. Abbiamo quindi ridisegnato l'aspetto delle nostre boutique, presentando meno prodotti per lasciare più spazio all'accoglienza dei nostri clienti, ma anche allo story telling".
Dal 2007 Longchamp propone anche abbigliamento, una linea che gli è valsa una sfilata a New York, quando l'americana Kendall Jenner era l'ambasciatrice delle sue campagne. E se la moda firmata Longchamp rappresenta una quota "modesta" delle vendite, ed è venduta solo in una cinquantina di negozi, permette alla griffe di sviluppare un intero immaginario attorno a un total look. Un lusso nell'era dell'onnipotenza dei social network.
Nel 2023 una delle sue borse cult, il modello Pliage, festeggerà il suo 30esimo anniversario. Con la sua tela di nylon, oggi riciclata al 100% (con una riduzione del 20% dell'impatto di carbonio di ogni pezzo), questo modello è la punta di diamante della politica CSR di Longchamp. "È vero che siamo abituati a essere discreti e che non sempre comunichiamo, ma stiamo lavorando per migliorare tutta la nostra catena del valore. Le fodere delle nostre borse in pelle sono ad esempio realizzate con fibre riciclate, e ormai lavoriamo solo con concerie che hanno il marchio LWG (Leather Working Group), che garantisce una produzione sostenibile e responsabile sia a livello ambientale che umano”, spiega Jean Cassegrain.

Quanto alle alternative alla pelle, Longchamp le sta studiando, ma sottolinea che si tratta pur sempre di materiali derivati dalla petrolchimica, mentre i materiali naturali come lino e cotone sono meno durevoli. "E la durata di un prodotto riduce l'impatto sull'ambiente. Oggi il prodotto miracoloso su scala industriale non esiste veramente", conclude Jean Cassegrain.
Longchamp, che impiega 3.000 persone in 20 Paesi, e che è anche una realtà industriale con unità produttive situate nei Paesi della Loira, ma anche in Tunisia e a Mauritius, dovrebbe assumere 450 persone nel 2023, di cui 200 in Francia, in particolare in posizioni di vendita, nei laboratori e nella sede principale.
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