Londra celebra la moda british, dallo streetwear a Savile Row
La Fashion Week maschile di Londra si è conclusa in bellezza lunedì. Privata di alcuni nomi importanti come Vivienne Westwood, Grace Wales Bonner o Craig Green (quest’ultimo sedotto dal Pitti Uomo), la manifestazione britannica ha compensato queste assenze con l’eccezionale show del marchio italiano Iceberg, in apertura, e con le nuove stelle nascenti del made in UK, come A-Cold Wall o Charles Jeffrey, il quale ha chiuso questa Settimana della Moda dedicata alle collezioni maschili per la primavera-estate 2019.

“È vero che abbiamo avuto meno grandi nomi in questa stagione. Ma questo ha dato più opportunità ai nostri giovani creatori, che sono assolutamente eccellenti”, ha sottolineato a FashionNetwork.com Caroline Rush, il direttore esecutivo del British Fashion Council (BFC). L’organismo che guida la moda britannica ha potuto contare soprattutto sul sostegno di David Beckham, che è stato da poco nominato suo "ambasciatore degli ambasciatori" ("Ambassadorial President").
Al di fuori del défilé che ha organizzato con la storica etichetta Kent & Curwen, di cui è in parte proprietario (una delle sfilate più esclusive della Settimana londinese), l'ex calciatore ha voluto riferirsi ai giovani stilisti lunedì mattina, nel corso di un pranzo con la stampa. "Qui, le istituzioni danno un grande aiuto ai giovani designer. Bisogna ammettere che la loro creatività è incredibile. Amo quello che fanno e il modo in cui si presentano”, ci ha confidato durante questo incontro conviviale.
Tra i talenti emergenti presenti, l’italiano Luca Marchetto, da undici anni a Londra, che l’anno scorso ha lanciato il marchio JordanLuca insieme all’inglese Jordan Bowen, e che da questa stagione beneficia del sostegno del BFC. “Qui è fantastico. Ci si sente davvero supportati. Il British Fashion Council ci aiuta facendoci entrare nei suoi showroom, ma anche mettendoci in contatto con la stampa e i buyer”, si entusiasma.
Al confine tra streetwear, sportswear e sartorialità, questa dodicesima London Fashion Week Men’s ha offerto un panorama completo di ciò che si sa fare meglio nell’universo britannico della moda. Forse con un po' meno eccentricità del solito, e con un’attenzione maggiore data ai capi commerciali, in questo periodo economico più complicato.

L’héritage del know-how dei sarti di Savile Row era infatti molto presente nelle collezioni proposte. Soprattutto nella linea di Oliver Spencer, che può vantare una diffusione in 7 negozi monomarca e presso 120 rivenditori, con i suoi abiti a quadretti, i completi bermuda e i trench, nei quali non mancavano né il motivo Principe di Galles, utilizzato in un impalpabile cotone goffrato biologico, né il pied de poule, proposto in una giacca piccola. Tutto trasudava leggerezza e spensieratezza, con collane di fiori e piccoli foulard attorno al collo, la camicia lasciata andare sciolta sui pantaloni o parzialmente aperta fino all'ombelico. Senza mai allontanarsi da un aplomb tipicamente britannico, con impeccabili mocassini indossati senza calze.
Stessa perfezione nei tagli da Chalayan, ma con una ricerca più ampia nella costruzione. Il couturier d’origine turco-cipriota, che riceveva nella sua boutique, ha meravigliato il pubblico con una collezione dallo stile minimalista e piena di dettagli innovativi, come il trench dagli ampi risvolti a doppiopetto, o le borse fuse nei vestiti come delle grandi tasche, oppure nei bermuda, pantaloni, giacche, ecc., capi provvisti di un nastro che serve da tracolla o di una bretella da portare in diagonale. Altrove, grosse cinture o cordoni s’infiltrano nella giacca per curvarla o incresparla.
In questo filone sartoriale, emergono alcuni nomi nuovi, che offrono una rilettura radicale del guardaroba maschile. Come Alex Mullins, che sostituisce l’abito in un contesto francamente creativo, o Edward Crutchley, le cui collezioni sono attraversate da ispirazioni orientali e storiche. Il designer 32enne è distribuito in una quindicina di negozi multimarca, tra i quali L’Eclaireur e le Galeries Lafayette.
Tra le sue mani, gli abiti, realizzati in tessuti lussuosi (lana e mohair dello Yorkshire, seta giapponese, ecc.), si fanno fluidi e aerei. E la classica giacca da uomo, rivista in una proporzione oversize, senza maniche e legata con una cintura, sembra un kimono. Sempre su questa vena, ma con una punta di umorismo in più, si trova Daniel W. Fletcher, che riesce ad ancorare perfettamente il tradizionale guardaroba maschile nel terzo millennio.

Lo sportswear e lo streetwear-couture sono stati l’altro asse dominante di questa Fashion Week. Con in testa alla fila le label e stilisti A-Cold-Wall, Matthew Miller, vincitore del ‘Woolmark Prize’ l’anno scorso, e Christopher Raeburn. Ma non va dimenticato Cottweiler. I due direttori creativi del brand, Ben Cottrel e Matthew Dainty, hanno presentato una collezione sontuosa, infondendo una buona dose di spiritualità nel loro guardaroba sportivo, che parte da una tavolozza di colori cupi per arrivare ad abiti diafani nei colori del sole in tessuti impalpabili.
Mescolando i classici maschili con il suo universo hip-hop, Liam Hodges ha invece proposto una collezione rinfrescante per questa stagione, ispirata a Las Vegas con abiti a motivi hawaiani, completo-pigiama a quadri, pantaloni bicolori, bermuda leopardati e pantaloni patchwork. Stesso spirito relax e "mix and match" da Martine Rose, acclamata per la sua sfilata organizzata all'aperto nel quartiere alternativo di Camden.
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