Loewe e JW Anderson: doppio programma di sfilate in scatola
Dall’inizio della pandemia, nessuna stagione di moda è completa agli occhi degli addetti ai lavori senza la sua inventiva e fantasiosa “sfilata in scatola” proposta da Jonathan Anderson per la propria griffe, e per Loewe, nel suo altro incarico. Due scatole e due collezioni a una settimana di distanza: la seconda è stata presentata da Loewe questo venerdì.

Queste vetrine piene di curiosità contengono ogni sorta di cose: carta da parati, colla e forbici, fotografie d'arte, campioni di tessuto e giocattoli per bambini: tutti diventati pezzi da collezione. A tal punto che li si porta a casa spendendo centinaia, o persino migliaia di euro, sui siti alla moda.
Tutto ciò avrebbe poca importanza se le collezioni stesse non fossero così interessanti. Fortunatamente, i vestiti di JW Anderson come quelli di Loewe sono complessivamente super innovativi e ispiratori. E queste due collezioni, in particolare quella di Loewe, lo saranno ancora.
Cominciamo da JW Anderson, collezione svelata il 26 febbraio, e molto influenzata dai legami stretti da Jonathan con la famosa ceramista keniana Magdalene Odundo, la quale si riferiva anche ad una precedente sfilata a cui hanno collaborato nel decennio precedente.

Jonathan Anderson traduce le incisioni concepite da Magdalene Odundo a Belfast in coperte di maglia ricamate a mano o coperte scozzesi di lana. Il tutto fotografato da Juergen Teller, ultimo esempio delle conversazioni continuative intrattenute fra il creatore di moda e un suo artista partner.
“In un periodo in cui le cose si evolvono in maniera così strana, è bello tornare all'idea di una silhouette, quella del corpo”, ha spiegato il sempre giovanile Jonathan Anderson nel suo video-tutorial, seduto su uno sgabello davanti a una serie di scatti di Juergen Teller.
La silhouette femminile immaginata da Magdalene Odundo si è fusa in forme curvilinee, abiti voluminosi o, per riprendere le parole dei creatori: “forme totemiche e volumi normali”, declinate in tute di maglia e abiti a forma di perla. Disegni grezzi scuri e ornitologici sono diventati abiti di maglia gialli ed enormi mantelle. Il tutto indossato su stivaletti dorati coi lustrini, rifiniti con le grandi catene ad anelli dorate che sono il marchio di fabbrica di Jonathan Anderson.

“Il corpo come vascello (nel senso di tramite, ndr.) che ingloba le informazioni”, ha dichiarato il designer, sottolineando il suo percorso sperimentale nel campo dei color block.
Forse è stata più una dimostrazione d’arte che una sfilata di moda, ma questa collezione influenzerà il vocabolario dell’universo fashion per tutto il prossimo anno.
Venerdì mattina è toccato a Loewe, label per la quale Jonathan Anderson ha immaginato un giornale “per accompagnare il vostro caffè della mattina”. Hemingway avrebbe approvato.

Un quotidiano in una scatola di metallo, che conteneva anche un pezzo di legno con un piccolo disegno infantile realizzato dai direttori artistici feticcio dello stilista, M&M, che alludeva a The Affair, il nuovo libro di Danielle Steel. Non essendo fan della scrittrice di romanzi, siamo costretti a citare il riassunto fatto da Amazon: “Quando Rose McCarthy e il suo team di Mode magazine lanciano uno shooting fotografico per la copertina con la giovane attrice più in vista di Hollywood, la scottante avventura intrattenuta con un autore francese di bestseller viene scoperta”.
Poco dopo la pubblicazione online del video sul sito ufficiale della Fashion Week di Parigi, tra i 92 marchi che partecipano al calendario ufficiale, i giornalisti di moda hanno anche ricevuto una strana richiesta firmata Loewe, che conteneva le istruzioni seguenti, stampate in rosso: “Si prega di notare che non è possibile citare il testo di Danielle Steel nei vostri articoli sulla sfilata”.
Hemingway sarebbe stato sbalordito. Lo siamo anche noi. Alcuni di noi credevano di trovarsi a Parigi, non a Hong Kong... I lettori devono a questo punto conoscere le parole così oltraggiose contenute nel testo incriminato: “Frame (La sua passione e il suo senso istintivo della moda si sono rivelati all’epoca in cui viveva a Parigi)”.

Lasciando da parte questo contrattempo, com’erano i vestiti? Beh, davvero fantastici: dei parka trapuntati intarsiati pieni di forza con strisce e color block, dei boleri a frange assolutamente eccentrici, alcuni abiti fantasia in viscosa impreziositi da fibbie, e vari bustier in pelle indossati con maglioni tagliati.
Il tutto completato da mocassini da ribelle con grosse suole in pelle di vitello o agnello. Ad ognuno di questi look, la top Freja Beha Erichsen abbina una borsa ultra accattivante, dalla pochette “Flamenco” in nappa alla “Amazona 28” in pelle di vitello.
Il lookbook è stato fotografato da Fumiko Imano, per la maggior parte nel ristorante “Le Train Bleu” dentro la Gare de Lyon dove – non dimentichiamolo – Hemingway racconta per la prima volta nel romanzo Festa mobile in che modo tutto ha cominciato ad andare a rotoli nella vita di Francis Scott Fitzgerald.
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