Liu Jo ha sospeso l’ingresso in Borsa, ma non l’espansione europea
Liu Jo continua la sua corsa, anche se per il momento ha divuto accantonare il progetto d’ingresso in Borsa. Il marchio di abbigliamento e accessori femminili nato nel 1995 è oggi presente in una cinquantina di nazioni presso una rete 480 negozi e 5.300 rivenditori multimarca. E continua ad aprire nuovi indirizzi, soprattutto in Europa.
Il brand emiliano, che per l'autunno-inverno 2019/20 lancia sua prima linea di denim eco-sostenibile, ha aperto il suo primo monomarca austriaco nel centro di Vienna nell’estate 2018, seguito da un’altra apertura a Innsbruck poche settimane fa. Liu Jo ha anche mosso i primi passi in Serbia, con un monomarca a Belgrado.
Accelerazione anche in Russia, dove Liu Jo conta 15 negozi e 7 corner grazie a un partner, ma dove aprirà la sua prima boutique in proprio il prossimo marzo a San Pietroburgo. “La Russia rappresenta per noi un mercato chiave, dove abbiamo sperimentato una crescita importante e regolare negli ultimi anni”, nota Marco Marchi, il cofondatore e presidente del brand carpigiano. Si tratta di un’area con notevoli specificità, ma nella quale la risposta alle collezioni Liu Jo è sempre stata positiva, e nella quale crediamo molto”.
Anche in Francia, che rappresenta il suo primo sbocco estero, sono state aperte delle unità nel 2018, a Digione in marzo e a Bastia, in Corsica, nel corso dell’estate. Il che ha portato la sua rete transalpina a 28 indirizzi monomarca e 13 corner. “Nella primavera del 2019 prevediamo nuove inaugurazioni di negozi a Perpignan e nell’isola di Réunion”, annuncia il dirigente, che per quest’anno punta anche su “aperture in nuovi mercati (come la Svizzera) che oggi destano un certo interesse”.
Sul piano finanziario, l’azienda di Carpi aveva annunciato a fine 2017 che intendeva entrare nel listino della Borsa di Milano entro i successivi due anni. Tuttavia, questo processo non si è concretizzato, come conferma il presidente di Liu Jo: “Per il momento il processo di quotazione è stato sospeso a causa di un mercato caratterizzato da elevata instabilità. Dal momento che per Liu Jo la quotazione in borsa rappresenta un'opportunità e non un obbligo, preferiamo attendere l’apparire di un orizzonte macroeconomico più stabile”, si giustifica Marco Marchi. Nell’esercizio 2017, l’azienda ha generato vendite per 328 milioni di euro (+8%), il 40% delle quali realizzate fuori dall’Italia.
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