Levi’s vede volare le vendite di jeans sul web e lancia un programma di second hand negli USA
Le vendite online dei mitici jeans Levi's sono nettamente aumentate dall'inizio della pandemia fino a rappresentare ora un quarto dei ricavi del gruppo americano Levi Strauss, che martedì ha visto volare la sua azione a Wall Street.

I ricavi totali dell'azienda sono diminuiti del 27% nei tre mesi terminati il 23 agosto, a causa del minor numero di clienti nei negozi e della chiusura di alcuni stabilimenti, ha sottolineato la società in un comunicato. Ma i ricavi generati dalle vendite online, sui siti del gruppo o su quelli dei suoi partner, sono aumentati di circa il 50%.
In totale, il fatturato ha raggiunto 1,06 miliardi di dollari, sorprendendo gli analisti, che si aspettavano solo 822 milioni di dollari. Nello stesso tempo, il gruppo americano ha incassato 27 milioni di dollari di profitti. Diviso per azione, il dato positivo risulta essere di 8 centesimi, quando gli analisti si aspettavano una perdita.
Nelle contrattazioni elettroniche seguite alla chiusura della Borsa di New York, il titolo di Levi Strauss è cresciuto di oltre il 13% dopo la pubblicazione di questi risultati. A poco più di 16 dollari, esso rimane al di sotto del livello pre-pandemia, che era di circa 20 dollari.
Il gruppo ha impiegato un po’ di tempo per adattarsi al diffondersi del Covid-19, visto che le sue vendite sono diminuite del 62% durante il lockdown, tanto da annunciare a luglio il licenziamento del 15% dei suoi impiegati, ovvero 700 persone. “Sebbene la tendenza sembri migliorare di trimestre in trimestre a un ritmo più rapido del previsto, l'impatto ultimo della pandemia di Covid-19 rimane molto incerto”, ha sottolineato il gruppo martedì.
Nel frattempo, lo stesso giorno in cui Gucci ha siglato una partnership con The RealReal per organizzare la rivendita dei propri articoli di seconda mano, Levi's ha svelato la sua nuova iniziativa di moda sostenibile: Levi's SecondHand, un programma interno per il recupero e la rivendita di capi in denim.
Nel quadro di questo programma, i capi in denim di Levi's, già indossati ma ancora portabili, saranno rinnovati e rivenduti per prolungarne la durata di vita. Un modo efficace per combattere l'inquinamento: Levi's e la compagnia di spedizioni elettroniche ThredUp, sua partner nell’impresa, sottolineano infatti che il 64% dei 32 miliardi di vestiti prodotti ogni anno finisce in discarica.

Secondo le due aziende socie, tramite SecondHand i clienti potranno consegnare i loro capi in denim a marchio Levi's nei negozi partecipanti, in cambio di buoni regalo di un valore da 15 a 25 dollari, per i pezzi rivendibili. Questi buoni possono essere utilizzati dai consumatori per effettuare i loro acquisti futuri. Gli articoli troppo usurati per essere rivenduti verranno scambiati con un credito di 5 dollari e riciclati in collaborazione con Renewcell, un'azienda specializzata nel riciclaggio dei tessuti.
Gli indumenti ritenuti di buona qualità verranno puliti e messi in vendita sulla nuova piattaforma di Levi’s, a prezzi compresi tra 30 e 100 dollari (25-85 euro), dunque competitivi rispetto a quelli che si trovano su siti come Ebay, Etsy, Poshmark e Depop.
“Riutilizzare e riparare gli indumenti richiede una quantità minima di energia aggiuntiva, niente acqua e niente tinture”, sottolinea Jennifer Sey, direttore marketing di Levi's. “L'acquisto di un jeans Levi's usato d’occasione tramite SecondHand consente di risparmiare circa l'80% delle emissioni di CO2 e 700 grammi di rifiuti rispetto all'acquisto di un nuovo modello”.
L’iniziativa del colosso americano non è di poco conto. Levi's è il leader mondiale del settore. Un mercato globale del valore di circa 60 miliardi di dollari USA e che produce circa 4 miliardi di articoli ogni anno.
Con AFP
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