Reuters
Gianluca Bolelli
7 nov 2018
Le entrate di Coty al di sotto delle stime a causa di un'interruzione della catena di fornitura
Reuters
Gianluca Bolelli
7 nov 2018
L’azienda statunitense di prodotti di bellezza Coty Inc. ha mancato la previsione di entrate per il secondo trimestre consecutivo, soprattutto a causa dell’uragano Florence negli Stati Uniti, che ha disturbato o financo interrotto le forniture dei suoi prodotti di lusso ai rivenditori al dettaglio.
Il produttore dei cosmetici Covergirl, che si è trovato alle prese con problemi di supply chain, ha citato lo sciopero dei camionisti in Brasile per motivare le sue scarse vendite nello scorso trimestre.
“Mentre avevamo previsto un certo livello di disturbi e interruzioni nel primo trimestre, derivanti dal magazzinaggio e dalla pianificazione di consolidamento, la maggiore portata delle interruzioni ha prodotto risultati molto più deboli di quanto precedentemente previsto”, ha dichiarato il Chief Executive Officer, Camillo Pane.
L’azienda con sede a New York ha sostenuto che l'uragano ha notevolmente danneggiato il suo impianto di produzione e centro di distribuzione nel North Carolina, con un conseguente forte impatto sulla sua divisione Luxury. Inoltre, i consolidamenti di magazzino e planning center in Europa e negli USA hanno sconvolto tutti i segmenti d’attività.
Pane ha anche detto che l’azienda non prevede di recuperare completamente l'impatto finanziario negativo subito nel primo trimestre nel corso della restante parte dell'anno fiscale, che si chiuderà nel giugno del 2019.
Le entrate nette rettificate del suo segmento Luxury, che cura vari importanti marchi di profumi (da Gucci a Tiffany, da Miu Miu a Chloe), sono scese del 2,1% nel trimestre.
La perdita netta attribuibile alla società si è ridotta a 12,1 milioni di dollari, o 2 centesimi per azione, nel 1° trimestre d’esercizio, chiusosi il 30 settembre, dalla perdita di 19,7 milioni di dollari, o 3 centesimi per azione, registrata un anno prima.
Le entrate nette sono diminuite del 9,2%, a 2,03 miliardi di dollari, mancando l’aspettativa media degli analisti di 2,17 miliardi di dollari, secondo i dati IBES di Refinitiv.
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