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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
17 nov 2017
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Le conferenze sul lusso sono sulla cresta dell'onda

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
17 nov 2017

Parlare del lusso può rivelarsi un business redditizio, a guidicare dall’invasione di conferenze dedicate a questo comparto. Al fianco dei grandi appuntamenti internazionali proposti dai colossi della stampa, come il “New York Times”, Condé Nast o il “Financial Times”, iniziative di questo tipo si moltiplicano in tutto il mondo, come a Parigi o Milano, con manifestazioni analoghe.

Per partecipare a una conferenza su lusso bisogna sborsare in media 4.000 euro - The New York Times International Luxury Conference


È stata Suzy Menkes ad inventare questo concept nel 2000 creando, a Parigi, l’International Herald Tribune Luxury Conference, poi diventata The New York Times International Luxury Conference, la cui 17ma edizione si è tenuta il 13 e 14 novembre a Bruxelles. Passata alla concorrenza, la famosa giornalista di moda ha lanciato nell’aprile del 2015... la Condé Nast International Luxury Conference.
 
La ricetta è semplice, riunire in una due giorni in un luogo attraente od esotico (Oman lo scorso aprile, Lisbona o Venezia per i prossimi appuntamenti) i pezzi grossi del mondo del lusso: stilisti e Amministratori Delegati delle più grandi case di moda, industriali o blogger rinomati, senza dimenticare alcuni giovani imprenditori di start-up di successo. Farli discutere sul futuro del settore nel corso di tavole rotonde o di interviste faccia a faccia con un giornalista locale su temi dai titoli stuzzicanti. Il tutto accompagnato da visite culturali e da cene di gala in luoghi sontuosi.

“Io partecipo alle tre conferenze principali per trovarvi idee innovative o semplicemente annusare le nuove tendenze del mercato”, ci confida un partecipante, incontrato alla manifestazione del “New York Times” a Bruxelles. “Non è certo il luogo ideale per fare affari, a meno che non si venga a queste conferemze con una strategia molto precisa”.
 
Fin dall'inizio, il nostro interlocutore sconsiglia di fare lo sponsor di una manifestazione di questo tipo. “Gli organizzatori chiedono ai loro partner una partecipazione consistente. Ma i ritorni dagli investimenti sono incerti. Chi si ricorda del marchio di champagne che ci è stato offerto ai cocktail post-conferenze organizzati per gli ospiti?”.
 
“In compenso, per i marchi meno conosciuti vale la pena figurare nel gruppo degli sponsor, perché questo darà loro una bella visibilità davanti ad un pubblico selezionato”, sottolinea. A quasi 4.000 euro per un biglietto d’ingresso, i partecipanti sono per la maggior parte dei manager o degli imprenditori desiderosi di entrare in contatto con il gotha del lusso. Le conferenze più grandi riescono a raccogliere tra 400 e 500 di questi ospiti paganti.
 
A quel prezzo, tutti i colpi sono permessi per farsi notare: essere il primo a intervenire dopo un talk show, assicurandosi di presentare bene sé stessi mentre si fa una domanda-fiume; prendere d’assalto i boss delle aziende dopo il loro intervento facendo a spintoni per imporsi, con il volto che si scioglie in un ampio sorriso; farsi fotografare in modo discreto al fianco di un grande manager come se lo si conoscesse, solo per creare del buzz sui social network…
 
Anche le pause caffè sono molto apprezzate per fare del networking o per stringere contatti preziosi, a condizione di trovare gli interlocutori giusti. Così, il piccolo boss di un’impresa specializzata negli ologrammi e nell'illuminazione di nuova generazione “molto utile per gli eventi speciali, le sfilate o i negozi”, fa un voltafaccia quando capisce che ha a che fare con un semplice giornalista.
 
Non è facile incrementare i contatti e rendere l'investimento redditizio quando il programma prevede un pranzo seduti, come nel caso di lunedì a Bruxelles. “Da Condé Nast con Suzy Menkes tutto è organizzato meglio. Ci sono dei buffet, che permettono di girare e incontrare le persone più facilmente, tutto è più conviviale”, sottolinea un altro partecipante alla conferenza di Bruxelles.
 
Quanto all’interesse dei talk-show, spesso passa in secondo piano. Come riassume quest’ultimo interlocutore: “Ci sono molte generalizzazioni e vengono dette altrettante banalità. Ma di tanto in tanto, viene fuori qualcosa di veramente interessante”.

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