Pubblicato il
15 dic 2010
15 dic 2010
Lafuma crede in un ritorno alla crescita
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15 dic 2010
15 dic 2010
Philippe Joffard - Foto: Pixel Formula |
Nella sostanza, è stata risolta la crisi di liquidità e ripristinata la gestione d'esercizio. Nell'annata 2009/2010, chiusa il 30 settembre, il gruppo ha fatto registrare un utile operativo corrente di 3 milioni di euro, vale a dire allo stesso livello del 2008 e dopo una perdita di 6,7 milioni nel 2009. Certo, il risultato netto è deficitario, ma risulta ridotto soprattutto delle spese eccezionali. La chiusura del sito di Chateauvillain è costata 1,5 milioni di euro. E la chiusura della filiale cinese e il trasferimento delle corrispondenti quote azionarie in una nuova joint-venture hanno ulteriormente pesato sui conti.
Soprattutto, Lafuma ha insistito sul fatto che le decisioni prese in sede progettuale sono state portate a termine. Il calo di spese e oneri, con in due anni una diminuzione di più del 10% del numero di impiegati, è stato di 11 milioni tra il 2009 e il 2010. La soddisfazione viene in particolar modo dal fatto che solo il polo “Grand Outdoor” è rimasto in rosso, con una perdita operativa corrente di 4,6 milioni, di cui 1,3 milioni per Ober.
Il gruppo ha poi visto le vendite totali scemare del 3,7%, a 245,5 milioni. Millet/Eider e Oxbow hanno fatto registrare rispettivamente degli aumenti del 3,1% e dello 0,6%. Il settore “Grand Outdoor” (Lafuma, Ober), che pesa comunque per un terzo sull'attività, ha avuto un calo delle vendite del 10%. Un ribasso parzialmente imputabile alla riorganizzazione in Cina e alle controprestazioni di Ober. Le vendite dell'abbigliamento sono calate del 4,2%, a 166,1 milioni. Quelle di calzature/stivali e di attrezzatura, hanno conosciuto ribassi rispettivamente del 6,4% e di più del 14%.
Mentre gli indicatori finanziari sembrano esser tutti preceduti dal segno +, il gruppo di outdoor, come i brand suoi colleghi, brancola invece nel buio per quanto concerne le future condizioni d'acquisto delle materie prime e i cambiamenti nei costi di produzione in Asia. "L'aumento dei costi varia dal 5% al 30%. Il fatto di essere industriali ci permette una buona lettura dei process", commenta Philippe Joffard. Rinfrancato, il manager ha parlato anche dei siti ungherese e tunisino, dove il gruppo realizza tra il 30 e il 40% della sua produzione. I capi in Gore-Tex, la maglieria e il tecnico-polare sono già stati in parte rimpatriati in Francia. Quanto alla Cina, essa conta circa per il 60% sul sourcing asiatico. Di fatto, i dirigenti cercano soluzioni in India, in Vietnam o ancora in Indonesia. "Tutti si pongono la domanda dell'aumento dei prezzi, anche gli Mdd", prosegue. Per l'autunno-inverno 2011/2012, ci sarà sicuramente un aumento dei prezzi per certi prodotti.
Riguardo all'arrivo di Jack Wolfskin a Parigi e dell'insegna multimarca AS Adventure vicino Reims, Philippe Joffard ha semplicemente dichiarato che "il mercato dell'outdoor è aperto, e questa è una buona cosa".
Di Bruno Joly (Versione italiana di Gianluca Bolelli)
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